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Conflitto di interessi docente: annullata sanzione

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un insegnante, anche avvocato, sanzionato per aver patrocinato cause contro la propria amministrazione. La Corte ha annullato la sanzione non perché la condotta fosse lecita, ma per un legittimo affidamento generato dall’inerzia del dirigente scolastico, che ha fatto venir meno la colpevolezza. Viene però ribadito con forza il principio generale che vieta il conflitto di interessi docente, anche se non esplicitato nell’autorizzazione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Conflitto di interessi docente: annullata la sanzione ma non il principio

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è intervenuta su un tema delicato: il conflitto di interessi docente quando un insegnante, autorizzato a svolgere la professione di avvocato, si trova a patrocinare cause contro la propria amministrazione. La decisione, pur annullando la sanzione disciplinare nel caso specifico, ribadisce un principio fondamentale del pubblico impiego: il divieto di agire in conflitto di interessi è implicito e inderogabile.

I Fatti di Causa

Un docente di scuola pubblica, regolarmente autorizzato a esercitare la professione forense, veniva sanzionato dal Ministero dell’Istruzione con una sospensione di dieci giorni. Il motivo? Aver assunto la difesa legale in diverse cause promosse proprio contro il Ministero, suo datore di lavoro.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al docente, annullando la sanzione. Secondo i giudici di merito, l’autorizzazione a svolgere l’attività legale era stata concessa senza limitazioni specifiche. Inoltre, un successivo chiarimento richiesto dal Dirigente Scolastico sulla questione del conflitto di interessi non era sfociato in una revoca o modifica dell’autorizzazione. Questo comportamento omissivo dell’amministrazione, secondo le corti territoriali, aveva ingenerato nel docente un legittimo affidamento sulla correttezza del suo operato.

Il Ministero, non condividendo questa interpretazione, ha proposto ricorso per cassazione.

Il conflitto di interessi docente secondo la Cassazione

La Suprema Corte, pur rigettando il ricorso del Ministero, svolge un’analisi giuridica approfondita che distingue il principio generale dal caso concreto.

I giudici affermano con chiarezza che l’assenza di un conflitto di interessi, anche solo potenziale, è una condizione indefettibile per l’autorizzazione all’esercizio di attività extra-istituzionali per i pubblici dipendenti. Questo principio si fonda su un quadro normativo solido, che include l’art. 53 del D.Lgs. 165/2001 e i doveri di fedeltà sanciti dalla Costituzione (art. 98).

Di conseguenza, l’autorizzazione rilasciata a un docente per esercitare la professione forense contiene sempre un limite implicito: il divieto di patrocinare cause contro l’Amministrazione di appartenenza. La violazione di questo divieto costituisce un inadempimento e un potenziale illecito disciplinare.

Le Motivazioni della Decisione

Se il principio è così netto, perché la sanzione è stata annullata? La risposta risiede nel concetto di colpevolezza e legittimo affidamento.

La Corte di Cassazione non ha ritenuto legittima la condotta del docente, ma ha giudicato illegittima la sanzione inflitta in quel contesto specifico. L’elemento chiave è stato il comportamento del Dirigente Scolastico. Dopo aver chiesto chiarimenti formali al docente, il Dirigente non ha preso alcun provvedimento, né di modifica né di revoca dell’autorizzazione. Questa inerzia, secondo la Corte, ha “tranquillizzato” il docente, facendogli maturare la convinzione di poter continuare a esercitare la professione come aveva fatto fino a quel momento.

In sostanza, la mancata reazione dell’amministrazione ha creato un affidamento nel dipendente che, pur avendo agito in una situazione di oggettivo conflitto di interessi, non poteva essere considerato pienamente “colpevole” ai fini disciplinari. La sanzione è stata quindi annullata per un difetto dell’elemento soggettivo dell’illecito, non perché il fatto non costituisse una violazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un importante insegnamento. Da un lato, conferma che il divieto per un docente-avvocato di agire contro la propria amministrazione è un principio cardine, che non necessita di essere esplicitato in ogni singola autorizzazione. Dall’altro, sottolinea come la Pubblica Amministrazione debba agire in modo chiaro e coerente. L’inerzia o l’ambiguità di un dirigente possono, in casi specifici, creare un legittimo affidamento nel dipendente, tale da escludere la sua colpevolezza e, di conseguenza, la possibilità di sanzionarlo. La decisione, quindi, annulla la sanzione per le peculiarità del caso, ma rafforza il principio generale del divieto di conflitto di interessi nel pubblico impiego.

Un docente autorizzato a fare l’avvocato può patrocinare cause contro il Ministero dell’Istruzione?
No. La Corte di Cassazione afferma che l’autorizzazione all’esercizio della professione forense per un docente ha come limite implicito il divieto di agire in conflitto di interessi, anche potenziale, con l’Amministrazione di appartenenza. Tale patrocinio costituisce un inadempimento e un possibile illecito disciplinare.

Perché la sanzione disciplinare è stata annullata in questo caso specifico?
La sanzione è stata annullata per un difetto di colpevolezza del docente. L’inerzia del Dirigente Scolastico, che dopo aver chiesto chiarimenti non ha modificato o revocato l’autorizzazione, ha generato nel docente un legittimo affidamento sulla possibilità di continuare a svolgere l’attività forense come in precedenza.

L’autorizzazione a svolgere la professione forense deve esplicitare il divieto di agire in conflitto di interessi?
No. Secondo la Corte, il divieto di esercitare l’attività in conflitto di interessi, potenziale o concreto, è un limite implicito in ogni autorizzazione rilasciata a un pubblico dipendente. Opera a prescindere dal fatto che il provvedimento autorizzativo ne faccia esplicita menzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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