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Conflitto di interessi dipendente pubblico: no a extra

Un dipendente di un ente pubblico si è visto negare l’autorizzazione per un’attività extra lavorativa a causa di un potenziale conflitto di interessi dipendente pubblico. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego, sottolineando che la necessità di garantire imparzialità e buon andamento della P.A. prevale, anche in assenza di un conflitto attuale e provato. Il solo rischio che l’attività secondaria interferisca con le funzioni istituzionali dell’ente è sufficiente a giustificare il divieto.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Conflitto di Interessi Dipendente Pubblico: La Cassazione Sancisce il No all’Attività Extra

La questione del conflitto di interessi del dipendente pubblico è un tema cruciale per garantire l’imparzialità e il buon andamento della Pubblica Amministrazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per negare l’autorizzazione a svolgere un’attività extra lavorativa, è sufficiente la presenza di un conflitto di interessi anche solo potenziale. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Autorizzazione

Un dipendente a tempo pieno di un importante ente pubblico nazionale, preposto alla sicurezza sul lavoro, aveva richiesto l’autorizzazione per svolgere, al di fuori dell’orario di servizio, un’attività di verifica e collaudo di impianti per conto di imprese private. L’ente datore di lavoro aveva negato l’autorizzazione, ravvisando un potenziale conflitto di interessi.

Il lavoratore si era rivolto al Tribunale, che in prima istanza gli aveva dato ragione, non riscontrando un conflitto effettivo. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo il reclamo dell’ente. Secondo i giudici di secondo grado, la richiesta del dipendente era stata legittimamente respinta. Il cuore del problema risiedeva nel fatto che l’attività extra lavorativa avrebbe riguardato la verifica periodica di impianti per i quali l’ente di appartenenza del dipendente aveva rilasciato la certificazione iniziale di idoneità. Questa sovrapposizione creava, secondo la Corte, un potenziale conflitto sufficiente a giustificare il diniego.

La Decisione della Corte: il potenziale conflitto di interessi del dipendente pubblico è sufficiente

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che il diniego opposto dall’amministrazione era legittimo, ragionevole e non arbitrario. La normativa in materia (in particolare l’art. 53 del D.Lgs. 165/2001) impone alle amministrazioni pubbliche di effettuare una valutazione preventiva per escludere situazioni, anche solo potenziali, di conflitto di interessi.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su principi cardine dell’ordinamento pubblico, richiamando gli articoli 97 e 98 della Costituzione. Questi articoli sanciscono i principi di imparzialità e buon andamento della P.A. e stabiliscono che i pubblici impiegati sono al “servizio esclusivo della Nazione”.

I giudici hanno chiarito che l’obbligo di esclusività serve a proteggere l’azione amministrativa da qualsiasi condizionamento che potrebbe derivare dall’esercizio di altre attività. La norma non richiede un conflitto di interessi attuale e conclamato; al contrario, il suo scopo è eminentemente preventivo. L’esistenza di una mera situazione di potenziale conflitto è di per sé sufficiente a giustificare il diniego dell’autorizzazione.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la valutazione della Corte d’Appello fosse corretta: il fatto che il dipendente fosse chiamato a eseguire verifiche periodiche su impianti la cui prima certificazione era stata rilasciata proprio dal suo datore di lavoro, creava una situazione di potenziale interferenza. Non si poteva escludere che gli esiti delle verifiche private potessero entrare in contrasto con le certificazioni istituzionali, minando la percezione di imparzialità e l’efficienza dell’ente.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza un orientamento consolidato, ponendo l’accento sulla tutela preventiva dell’integrità e dell’imparzialità della Pubblica Amministrazione. Per i dipendenti pubblici, questo significa che la possibilità di svolgere incarichi extra lavorativi è subordinata a una rigorosa valutazione da parte dell’amministrazione di appartenenza. Il diniego di autorizzazione è legittimo non solo quando un conflitto è evidente, ma anche quando esiste il semplice rischio, fondato su elementi oggettivi, che l’attività esterna possa, anche indirettamente, interferire con i compiti istituzionali. La decisione sottolinea che la tutela del buon andamento della P.A. prevale sull’interesse del singolo a svolgere un’attività lavorativa ulteriore.

È sufficiente un conflitto di interessi solo potenziale per negare l’autorizzazione a un’attività extra lavorativa a un dipendente pubblico?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’Amministrazione può legittimamente negare l’autorizzazione anche in presenza di un mero conflitto di interessi potenziale, senza che sia necessario dimostrare un conflitto attuale. La normativa mira proprio a prevenire tali situazioni.

Quale principio fondamentale giustifica il diniego in caso di potenziale conflitto di interessi del dipendente pubblico?
Il diniego si fonda sui principi costituzionali di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.) e sul dovere di servizio esclusivo del pubblico impiegato verso la Nazione (art. 98 Cost.), volti a evitare qualsiasi condizionamento che possa derivare dall’esercizio di altre attività.

L’attività di verifica periodica su impianti già certificati dall’ente di appartenenza configura un conflitto di interessi?
Sì, secondo la Corte, questa circostanza è sufficiente a configurare un potenziale conflitto di interessi. Non si può escludere che le verifiche successive possano avere esiti interferenti con la certificazione originaria rilasciata dall’ente, minando l’imparzialità e l’immagine della Pubblica Amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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