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Condotta extralavorativa: quando giustifica il licenziamento

Un dipendente della polizia municipale è stato licenziato per atti persecutori verso la ex compagna. La Corte di Cassazione ha confermato il licenziamento, stabilendo che una simile condotta extralavorativa, per la sua gravità, rompe irrimediabilmente il vincolo di fiducia con l’amministrazione pubblica, anche se avvenuta nella sfera privata.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Condotta Extralavorativa e Licenziamento: Quando il Privato Impatta sul Lavoro

Il confine tra vita privata e professionale è sempre più labile, specialmente quando le azioni di un dipendente al di fuori dell’ufficio possono avere ripercussioni sul suo ruolo lavorativo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta proprio questo tema, chiarendo quando una condotta extralavorativa può legittimare un licenziamento per giusta causa. Il caso in esame riguarda un dipendente pubblico il cui comportamento privato è stato giudicato incompatibile con le sue funzioni.

I Fatti del Caso

Un istruttore di polizia municipale veniva licenziato dalla sua amministrazione, un’importante capitale italiana, a seguito di una condanna penale per atti persecutori ai danni della sua ex compagna. Le condotte contestate includevano minacce gravi e molestie reiterate, tali da provocare nella vittima uno stato di ansia e paura e costringerla a modificare le proprie abitudini di vita.

Inizialmente, il Tribunale aveva dato ragione al lavoratore, annullando il licenziamento. Successivamente, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, ritenendo che la gravità dei fatti, sebbene appartenenti alla sfera privata, fosse tale da ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario con l’ente pubblico. Il lavoratore ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Rilevanza della Condotta Extralavorativa per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la legittimità del licenziamento. I giudici hanno respinto le argomentazioni del ricorrente, che lamentava un’errata valutazione della gravità della sua condotta e l’assenza di un danno diretto all’amministrazione.

Il punto centrale della decisione è che non ogni condotta extralavorativa è irrilevante per il rapporto di lavoro. Quando il comportamento del dipendente è intrinsecamente e gravemente antisociale, esso può avere un riflesso oggettivo sulla funzionalità del rapporto lavorativo, anche solo in via potenziale.

Il Vincolo Fiduciario e il Ruolo Pubblico

La Corte ha sottolineato come il comportamento del lavoratore avesse compromesso in modo irreparabile il vincolo fiduciario. Questa rottura non deriva solo dal fatto in sé, ma anche dalla sua particolare riprovevolezza, aggravata dalla specifica posizione lavorativa del dipendente. Un agente di polizia municipale ha il dovere di operare a presidio degli interessi e della sicurezza dell’intera collettività. Commettere reati di tale natura, che minano la sicurezza e la libertà di una persona, è in palese contrasto con i doveri fondamentali del suo ruolo, rendendo la sua permanenza in servizio inopportuna e minando la fiducia che i cittadini e l’amministrazione devono poter riporre in lui.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha ritenuto l’apprezzamento della Corte d’Appello logico e plausibile. La decisione di secondo grado era fondata sull’intrinseca gravità delle condotte e sulla loro particolare riprovevolezza, che giustificava la rilevanza penale come “reato-sentinella”, volto a prevenire conseguenze ancora più gravi. La Corte ha stabilito che il comportamento extralavorativo, per la sua elevata antisocialità, è tale da indurre un riflesso, anche solo potenziale ma oggettivo, sulla funzionalità del rapporto. Di conseguenza, il licenziamento per giusta causa era giustificato, poiché il legame di fiducia era stato irrimediabilmente spezzato.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale nel diritto del lavoro: la vita privata di un lavoratore non è una zona franca completamente impermeabile alle conseguenze professionali. Una condotta extralavorativa particolarmente grave, soprattutto se penalmente rilevante e in contrasto con i doveri etici e funzionali del proprio ruolo, può distruggere il vincolo fiduciario e legittimare il licenziamento per giusta causa. Ciò è ancora più vero per i dipendenti pubblici e per coloro che ricoprono ruoli di garanzia e sicurezza, dai quali ci si attende un’irreprensibilità che va oltre il mero orario di lavoro.

Un comportamento tenuto al di fuori dell’orario di lavoro può giustificare un licenziamento per giusta causa?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che una condotta extralavorativa, se di gravità tale da ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario con il datore di lavoro, può costituire giusta causa di licenziamento.

Quale tipo di condotta extralavorativa è considerata rilevante ai fini del licenziamento?
Secondo la sentenza, è rilevante una condotta che, per la sua intrinseca ed elevata antisocialità, ha un riflesso oggettivo sulla funzionalità del rapporto di lavoro, compromettendo il rapporto fiduciario. Nel caso specifico, atti persecutori penalmente sanzionati sono stati ritenuti sufficientemente gravi.

Il ruolo del dipendente incide sulla valutazione della sua condotta privata?
Sì, la sentenza sottolinea che la specifica posizione lavorativa del ricorrente, un istruttore di polizia municipale chiamato a operare a presidio degli interessi della collettività, rende la condotta ancora più grave e in contrasto con i doveri del suo ruolo, giustificando la rottura del vincolo di fiducia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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