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Condanna generica e spese legali: il limite del TAR

Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo per spese legali derivanti da un precedente giudizio amministrativo, dichiarato estinto con decreto del Presidente del TAR. La Corte d’Appello aveva qualificato tale decreto come una ‘condanna generica’ valida. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che, secondo la normativa applicabile all’epoca, il Presidente del TAR non aveva il potere di emettere una condanna alle spese. Di conseguenza, il decreto non costituiva un titolo idoneo a fondare l’ingiunzione di pagamento, non potendosi qualificare come condanna generica.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Condanna generica per spese legali? La Cassazione fissa i paletti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione Civile (n. 26531/2025) ha affrontato un’interessante questione procedurale: un decreto del Presidente del TAR che, nel dichiarare estinto un giudizio, pone le spese a carico di una parte senza liquidarle, può essere qualificato come condanna generica? La risposta della Suprema Corte è stata negativa e ha importanti implicazioni pratiche per la riscossione dei crediti per spese legali.

I Fatti di Causa: Dalle Spese del TAR al Decreto Ingiuntivo

La vicenda trae origine da un giudizio amministrativo conclusosi con un decreto presidenziale di estinzione per cessato interesse. Tale decreto stabiliva che una società dovesse rimborsare le spese legali sostenute da un’amministrazione provinciale, demandando la quantificazione al parere del competente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. Forte di questo decreto e del parere di congruità, l’Ente pubblico otteneva un decreto ingiuntivo per il pagamento delle spese.

La società si opponeva, dando il via a un complesso iter giudiziario. Inizialmente, il Tribunale accoglieva l’opposizione, ritenendo che la richiesta di pagamento delle spese fosse inammissibile se non inserita in una domanda di merito. Successivamente, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, qualificando il decreto del TAR come una condanna generica, pienamente valida e sufficiente a giustificare l’emissione del decreto ingiuntivo, una volta intervenuto il parere dell’Ordine per la quantificazione.

La Decisione della Cassazione e la nozione di condanna generica

La società portava la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, contestando la qualificazione del provvedimento amministrativo come condanna generica. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e chiarendo i limiti di tale istituto giuridico in relazione alle spese di lite.

I giudici hanno esaminato la normativa vigente all’epoca dei fatti (L. 1034/1971), evidenziando un punto cruciale: il potere di decidere sulle spese processuali, anche in caso di estinzione, non spettava al Presidente del TAR in sede monocratica, ma esclusivamente all’organo collegiale. Il Presidente poteva solo dichiarare l’estinzione del giudizio; ogni decisione accessoria, come quella sulle spese, era al di fuori dei suoi poteri.

Le Motivazioni: Il Difetto di Potere del Presidente del TAR

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio fondamentale di diritto processuale: un provvedimento emesso da un organo giudiziario privo del potere di pronunciarsi su una determinata materia è illegittimo e non può produrre effetti giuridici vincolanti. In questo caso, il Presidente del TAR, nel condannare la società al pagamento delle spese, aveva agito ultra vires, cioè oltre i limiti delle proprie attribuzioni.

Di conseguenza, il suo decreto non poteva essere considerato una condanna generica ai sensi dell’art. 278 c.p.c. Tale norma, infatti, presuppone che il giudice abbia già accertato con una decisione valida l’esistenza del diritto (an debeatur), rinviando solo la determinazione dell’importo (quantum debeatur). Poiché il Presidente del TAR mancava del potere di decidere sull’obbligo di pagamento delle spese, il presupposto stesso della condanna generica veniva a mancare.

Il provvedimento del TAR era, pertanto, un atto giuridicamente inidoneo a costituire un titolo per richiedere un decreto ingiuntivo. Non si era formato alcun giudicato sul diritto della Provincia a ottenere il rimborso delle spese, rendendo illegittima l’intera procedura monitoria avviata dall’ente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in esame offre due importanti lezioni pratiche:
1. Verifica del Potere Giurisdizionale: Prima di agire per la riscossione di un credito basato su un provvedimento giudiziario, è essenziale verificare che l’organo che lo ha emesso avesse effettivamente il potere di decidere su quella specifica materia. Un provvedimento emesso in difetto di potere è invalido e non può costituire un titolo esecutivo.
2. Spese Legali come Pronuncia Accessoria: La regolamentazione delle spese di lite è una pronuncia strettamente accessoria alla decisione principale. Non è possibile, di regola, scindere la statuizione sull’obbligo di pagamento dalla sua concreta liquidazione, né tantomeno fondare tale obbligo su un atto emesso da un giudice che non aveva il potere di imporlo. Questa decisione ribadisce la necessità di un rigoroso rispetto delle norme procedurali a garanzia della certezza del diritto.

Un decreto del Presidente del TAR che dichiara l’estinzione di un giudizio e pone le spese a carico di una parte può essere considerato una “condanna generica”?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, secondo la normativa all’epoca vigente, il Presidente del TAR non aveva il potere di pronunciare una condanna alle spese, ma solo di dichiarare l’estinzione. Tale potere spettava unicamente al collegio giudicante, pertanto il decreto non può essere qualificato come condanna generica.

È possibile ottenere un decreto ingiuntivo per il pagamento di spese legali basandosi su un decreto presidenziale del TAR che non le liquida specificamente?
No. Se il decreto presidenziale è stato emesso da un’autorità (in questo caso il Presidente del TAR) senza il potere di condannare alle spese, tale atto non costituisce un titolo valido per fondare una successiva richiesta di decreto ingiuntivo, neanche se integrato da un parere di congruità di un ordine professionale.

La Corte d’Appello può riqualificare giuridicamente un atto anche se non c’è un motivo di appello specifico su quel punto?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la qualificazione giuridica di un atto o di un fatto rientra nei poteri del giudice di appello, specialmente quando la natura di tale atto è ancora oggetto di contestazione tra le parti, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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