LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Comunicazione reddito Naspi: il termine per chi lavora

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1053/2024, ha chiarito un punto cruciale sull’obbligo di comunicazione del reddito da lavoro autonomo per i percettori di Naspi. Se l’attività lavorativa era già in corso prima della perdita del lavoro dipendente, il termine di 30 giorni per la comunicazione del reddito presunto non decorre dall’inizio dell’attività stessa, ma dalla data di presentazione della domanda di Naspi. La mancata comunicazione entro questo termine comporta la decadenza dal diritto all’indennità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Comunicazione reddito Naspi: la Cassazione fa chiarezza sui termini

La gestione della comunicazione reddito Naspi rappresenta un adempimento cruciale per chi, pur trovandosi in stato di disoccupazione, svolge un’attività di lavoro autonomo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione decisiva su un aspetto finora dibattuto: il termine per comunicare all’ente previdenziale il reddito presunto quando l’attività autonoma è preesistente alla richiesta dell’indennità. La Suprema Corte ha stabilito che il termine di trenta giorni decorre non dall’avvio dell’attività, ma dalla data di presentazione della domanda di Naspi.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguardava un lavoratore che, dopo aver perso il suo impiego da dipendente, aveva richiesto l’indennità di disoccupazione Naspi. L’ente previdenziale aveva respinto la sua domanda poiché il lavoratore non aveva comunicato, entro trenta giorni dalla richiesta, il reddito derivante da un’impresa individuale che già gestiva prima della cessazione del rapporto di lavoro subordinato. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, ritenendo che l’obbligo di comunicazione entro 30 giorni “dall’inizio dell’attività” non si applicasse a un’attività già avviata. L’ente previdenziale ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’ente previdenziale. Secondo gli Ermellini, l’interpretazione corretta della normativa impone al lavoratore di comunicare il reddito da lavoro autonomo entro trenta giorni dalla domanda di Naspi, anche se l’attività era già esistente. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza d’appello e, decidendo nel merito, ha rigettato la domanda originaria del lavoratore, confermando la sua decadenza dal beneficio.

Le Motivazioni: la corretta interpretazione della norma sulla comunicazione reddito Naspi

La questione centrale ruotava attorno all’interpretazione dell’espressione “entro un mese dall’inizio dell’attività”, contenuta nella normativa di riferimento (D.Lgs. n. 22/2015). La Cassazione ha chiarito che questa locuzione non deve essere intesa in senso letterale e assoluto, ma funzionale allo scopo dell’indennità. La Naspi è una forma di assistenza temporanea per chi perde il lavoro e non ha altre fonti di reddito. L’obbligo di comunicazione serve a permettere all’ente previdenziale di verificare la compatibilità e l’importo dell’assegno.

Secondo la Corte, il momento rilevante non è l’avvio storico dell’attività autonoma, ma l’inizio della concomitanza tra la percezione dell’indennità di disoccupazione e lo svolgimento di tale attività. Nel caso di un’attività preesistente, questo momento coincide esattamente con la data di presentazione della domanda di Naspi. È da quel giorno che il lavoratore cumula lo status di disoccupato (e potenziale percettore di Naspi) con quello di lavoratore autonomo. Pertanto, è da lì che scatta l’onere di informare l’ente previdenziale per consentirgli le opportune verifiche, pena la decadenza dal beneficio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Lavoratori

La sentenza stabilisce un principio chiaro e rigoroso con importanti implicazioni pratiche. Chiunque si trovi a richiedere la Naspi mentre svolge già un’attività di lavoro autonomo (come titolare di partita IVA, socio di una società di persone, ecc.) deve prestare la massima attenzione. Non è possibile attendere o posticipare la comunicazione del reddito presunto. L’adempimento deve essere effettuato entro 30 giorni dalla data in cui si inoltra la domanda di Naspi all’ente. Il mancato rispetto di questo termine perentorio comporta la perdita totale del diritto all’indennità di disoccupazione, senza distinzione tra omissione e semplice ritardo. Questa decisione sottolinea l’importanza di un comportamento diligente e tempestivo da parte del richiedente per tutelare i propri diritti.

Quando scatta il termine di 30 giorni per comunicare il reddito da lavoro autonomo all’ente previdenziale se l’attività era già in corso prima di richiedere la Naspi?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine di 30 giorni per la comunicazione decorre dalla data di presentazione della domanda amministrativa di Naspi.

Cosa succede se un lavoratore con un’attività autonoma preesistente non comunica il proprio reddito presunto entro 30 giorni dalla domanda di Naspi?
Il lavoratore decade dal diritto a percepire l’indennità di disoccupazione, poiché la comunicazione tempestiva è un onere previsto dalla legge a pena di decadenza.

Perché la Corte ha interpretato l’espressione “inizio dell’attività” come la data della domanda di Naspi in questi casi?
La Corte ha stabilito che l’espressione si riferisce al momento in cui inizia la concomitanza tra il godimento della Naspi e lo svolgimento del lavoro autonomo. Per un’attività già esistente, questo momento coincide con la presentazione della domanda di Naspi, che dà avvio al potenziale periodo di disoccupazione indennizzata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati