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Comunicazione NASpI: obbligo anche per Partita IVA

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34895/2024, ha stabilito che chi percepisce l’indennità di disoccupazione NASpI deve comunicare all’ente previdenziale anche l’esistenza di un’attività di lavoro autonomo preesistente alla disoccupazione. L’omessa comunicazione NASpI entro 30 giorni dalla domanda comporta la decadenza dal diritto alla prestazione. La Corte ha chiarito che l’obbligo non riguarda solo le nuove attività intraprese, ma anche quelle già in essere, poiché ciò che rileva è la contemporaneità tra la percezione del sussidio e lo svolgimento di un’attività potenzialmente redditizia.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Comunicazione NASpI e Partita IVA preesistente: obbligo assoluto per non perdere il sussidio

La Corte di Cassazione ha emesso un’importante ordinanza che chiarisce un dubbio cruciale per molti lavoratori autonomi che si trovano in stato di disoccupazione. La questione centrale riguarda l’obbligo di comunicazione NASpI nel caso in cui il richiedente sia titolare di una Partita IVA aperta prima di perdere il lavoro dipendente. Con la recente pronuncia, i giudici supremi hanno stabilito che tale comunicazione è sempre obbligatoria, pena la perdita totale del beneficio.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla domanda di un lavoratore che, dopo aver perso il suo impiego, ha richiesto l’indennità di disoccupazione NASpI. Il lavoratore era già titolare di una Partita IVA prima della cessazione del rapporto di lavoro. L’ente previdenziale aveva respinto la domanda, sostenendo che il lavoratore fosse decaduto dal diritto per non aver comunicato, entro 30 giorni, lo svolgimento dell’attività autonoma.

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva dato ragione al lavoratore, ritenendo che l’obbligo di comunicazione e la conseguente decadenza si applicassero solo alle nuove attività di impresa o lavoro autonomo intraprese durante il periodo di godimento della NASpI, e non a quelle preesistenti. L’ente previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

L’obbligo di comunicazione NASpI secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso dell’ente. I giudici hanno chiarito che la normativa sulla NASpI, in particolare gli articoli 10 e 11 del D.Lgs. n. 22/2015, deve essere interpretata in modo rigoroso. L’elemento fondamentale che fa scattare l’obbligo di comunicazione non è l’inizio di una nuova attività, ma la contemporaneità tra la percezione dell’indennità di disoccupazione e lo svolgimento di un’attività lavorativa autonoma da cui possa derivare un reddito.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha fornito una spiegazione dettagliata del proprio ragionamento. Innanzitutto, ha sottolineato che la fattispecie che porta alla decadenza è l’omessa comunicazione della circostanza che il beneficiario svolge un’attività autonoma mentre percepisce il sussidio. Non è rilevante se tale attività sia iniziata prima o dopo la perdita del lavoro dipendente.

In secondo luogo, il termine “intraprendere” un’attività, utilizzato dalla normativa, non deve essere inteso in senso restrittivo come “avviare”, ma può includere anche il significato più ampio di “svolgere” un’attività lavorativa già esistente. Di conseguenza, il lavoratore che ha una Partita IVA attiva deve informare l’ente previdenziale.

Per le attività preesistenti, il termine di 30 giorni per la comunicazione non decorre dall’inizio dell’attività, ma dalla data di presentazione della domanda amministrativa di NASpI. Questa interpretazione, secondo la Corte, non è analogica (e quindi vietata per le norme sulla decadenza), ma una corretta applicazione del dettato normativo.

Infine, la Corte ha respinto i dubbi di legittimità costituzionale sollevati. La scelta del legislatore di sanzionare l’omessa comunicazione con la decadenza totale, anziché con una semplice riduzione della prestazione, rientra nella sua piena discrezionalità e non viola né il principio di uguaglianza (art. 3 Cost.) né il diritto alla previdenza sociale (art. 38 Cost.).

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un principio chiaro e inequivocabile: chiunque richieda la NASpI e sia titolare di una Partita IVA, anche se inattiva o con redditi minimi, ha l’obbligo perentorio di comunicare tale circostanza all’ente previdenziale entro 30 giorni dalla data della domanda. L’omissione di questa comunicazione comporta la perdita irreversibile del diritto all’indennità di disoccupazione. Questa pronuncia serve da monito per tutti i lavoratori, sottolineando l’importanza di una trasparenza totale nei rapporti con gli enti previdenziali per evitare conseguenze pregiudizievoli.

Chi percepisce la NASpI ha l’obbligo di comunicare un’attività di lavoro autonomo già esistente prima della disoccupazione?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di comunicazione sussiste anche se l’attività lavorativa autonoma preesisteva allo stato di disoccupazione. Ciò che rileva è la contemporaneità tra il godimento del trattamento e lo svolgimento dell’attività.

Entro quale termine va fatta la comunicazione NASpI per un’attività preesistente?
La comunicazione deve essere effettuata entro trenta giorni dalla data di presentazione della domanda amministrativa per ottenere la prestazione NASpI.

Cosa succede se non si effettua la comunicazione dell’attività autonoma all’Ente Previdenziale?
L’omessa comunicazione comporta la decadenza dal diritto alla prestazione. Questo significa che si perde completamente il diritto a percepire l’indennità di disoccupazione NASpI.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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