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Comunicazione CIGS: gli obblighi per l’azienda

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7642/2024, ha confermato l’illegittimità della collocazione in Cassa Integrazione Straordinaria (CIGS) di alcuni dipendenti a seguito della chiusura di un’unità produttiva. La Corte ha stabilito che la comunicazione CIGS iniziale inviata ai sindacati era generica e non specificava adeguatamente i criteri di scelta dei lavoratori da sospendere, né le ragioni della mancata rotazione con il personale di altre sedi. Secondo i giudici, l’obbligo di informazione dettagliata sussiste sempre, anche in caso di cessazione totale dell’attività di una sede, per garantire la trasparenza e la verificabilità delle decisioni aziendali.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Comunicazione CIGS: Trasparenza Obbligatoria anche in Caso di Chiusura

L’avvio di una procedura di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) impone all’azienda obblighi informativi stringenti, la cui violazione può renderla illegittima. Con la recente ordinanza n. 7642/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito che una corretta comunicazione CIGS ai sindacati deve essere completa e trasparente riguardo ai criteri di scelta dei lavoratori da sospendere, anche quando la procedura è motivata dalla chiusura totale di un’unità produttiva. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Corte.

I Fatti di Causa

Una nota società di servizi decideva di chiudere una delle sue sedi operative, collocando in CIGS a zero ore tutto il personale ad essa addetto. Diverse lavoratrici impugnavano tale decisione, sostenendo che la procedura fosse illegittima. Il motivo principale della contestazione risiedeva nel contenuto della comunicazione di avvio della procedura inviata dall’azienda alle organizzazioni sindacali. Secondo le dipendenti, tale comunicazione era generica e non specificava né i criteri oggettivi per la scelta del personale da sospendere, né le ragioni tecniche e organizzative che impedivano di applicare il criterio di rotazione con i dipendenti delle altre sedi che svolgevano mansioni analoghe.

Mentre il Tribunale in primo grado respingeva le domande delle lavoratrici, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, dichiarando l’illegittimità della collocazione in CIGS e condannando la società al risarcimento del danno. La società, a sua volta, proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Comunicazione CIGS

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando la sentenza d’appello. Il punto centrale della decisione è l’importanza della funzione di “garanzia procedimentale” della comunicazione di avvio della procedura CIGS. Questa comunicazione non è una mera formalità, ma uno strumento essenziale per rendere la scelta del datore di lavoro “trasparente e verificabile”.

L’azienda sosteneva che, trattandosi della chiusura integrale di un sito, il criterio di scelta fosse implicito e si identificasse con l’appartenenza a quella specifica unità produttiva, rendendo superflua ogni altra specificazione. La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando che l’obbligo di completa ed esaustiva informativa sussiste in ogni caso.

L’Obbligo di specificare i criteri di scelta e la mancata rotazione

La Corte ha sottolineato come la comunicazione CIGS debba sempre esplicitare:
1. I criteri di scelta dei lavoratori da sospendere.
2. Le ragioni per cui si ritiene di non poter applicare il meccanismo della rotazione.

Anche in caso di chiusura di una sede, l’azienda deve dimostrare che le professionalità dei lavoratori di quel sito non sono fungibili, cioè non sono intercambiabili con quelle dei colleghi di altre sedi. La semplice affermazione della cessazione dell’attività non è sufficiente a esonerare il datore di lavoro da questo onere informativo. Nel caso di specie, la comunicazione aziendale è stata giudicata generica proprio perché riconnetteva la mancata rotazione alla mera decisione di chiudere il sito, senza entrare nel merito della (in)fungibilità delle mansioni.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione sul principio consolidato secondo cui la procedura di CIGS è finalizzata alla tutela non solo degli interessi pubblici e collettivi, ma soprattutto di quelli dei singoli lavoratori. La violazione delle regole procedurali incide direttamente sulla legittimità del provvedimento e può essere fatta valere in giudizio dal lavoratore.

I giudici hanno chiarito che, per escludere legittimamente la rotazione, l’azienda avrebbe dovuto specificare in concreto nella comunicazione iniziale:
* a) L’autonomia organizzativa ed economica dell’unità produttiva in chiusura.
* b) La cessazione effettiva delle attività svolte in quella sede, senza che fossero trasferite altrove.
* c) La non utilizzabilità delle professionalità dei lavoratori di quella sede in altri contesti aziendali.

La mancanza di queste specificazioni rende impossibile per i sindacati, e successivamente per il giudice, verificare la coerenza e la correttezza delle scelte aziendali, vanificando la funzione di garanzia della procedura.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale del diritto del lavoro: le procedure di gestione delle crisi aziendali che impattano sui lavoratori devono essere condotte con la massima trasparenza. Le aziende non possono limitarsi a comunicazioni generiche, anche in situazioni apparentemente chiare come la chiusura di una sede. È necessario fornire sempre una motivazione dettagliata che giustifichi la scelta dei lavoratori sospesi e, in particolare, la mancata adozione del criterio di rotazione, dimostrando l’assenza di fungibilità delle mansioni. In caso contrario, la procedura di CIGS è illegittima e l’azienda può essere condannata a risarcire i lavoratori per il danno subito.

Quando si avvia una CIGS per chiusura di una sede, l’azienda è esonerata dal comunicare i criteri di scelta dei lavoratori?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di comunicare in modo completo ed esaustivo i criteri di scelta dei lavoratori da sospendere e le ragioni della mancata rotazione sussiste anche in caso di cessazione dell’attività di un’intera unità produttiva.

Cosa deve contenere la comunicazione di avvio della procedura di CIGS per essere considerata legittima?
La comunicazione deve specificare in modo trasparente e verificabile i criteri di scelta dei lavoratori da sospendere e i motivi tecnici, organizzativi o produttivi che impediscono l’applicazione del criterio di rotazione. Deve inoltre consentire di verificare la non fungibilità delle mansioni dei lavoratori sospesi con quelli di altre unità.

Quali sono le conseguenze per l’azienda se la comunicazione di avvio CIGS è incompleta o generica?
Una comunicazione incompleta o generica determina l’illegittimità della procedura di CIGS. Di conseguenza, i provvedimenti aziendali di sospensione dei lavoratori sono inefficaci e l’azienda può essere condannata dal giudice a risarcire il danno subito dai dipendenti, corrispondente alla differenza tra la retribuzione normale e l’indennità di cassa integrazione percepita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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