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Comunicazione attività lavorativa: obbligo anche per ASpI

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34893/2024, ha stabilito che il beneficiario dell’indennità di disoccupazione ASpI è tenuto a effettuare la comunicazione di attività lavorativa autonoma all’ente previdenziale anche se tale attività era già in essere prima dello stato di disoccupazione. La mancata comunicazione entro i termini di legge comporta la decadenza dal diritto alla prestazione, a prescindere dal fatto che l’ente fosse già a conoscenza dell’attività per altre vie. Il ricorso dell’ente è stato quindi accolto, ribaltando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Obbligo di comunicazione attività lavorativa: anche per lavori preesistenti

L’ordinanza n. 34893/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per i percettori di indennità di disoccupazione: l’obbligo di comunicazione attività lavorativa autonoma all’ente previdenziale. La Suprema Corte ha stabilito un principio rigoroso: tale comunicazione è sempre obbligatoria, anche se l’attività era già in corso prima della disoccupazione, e la sua omissione comporta la perdita del sussidio.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un lavoratore che, dopo aver perso il suo impiego dipendente, ha richiesto e ottenuto l’indennità di disoccupazione ASpI. Contemporaneamente, però, egli svolgeva da anni un’attività di collaborazione coordinata e continuativa, per la quale era regolarmente iscritto alla Gestione Separata dell’ente previdenziale. Nonostante l’ente fosse quindi potenzialmente a conoscenza di tale attività, il lavoratore non ha effettuato la specifica comunicazione prevista dalla legge entro un mese dalla domanda di ASpI.

Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano dato ragione al lavoratore. La Corte d’Appello di Venezia, in particolare, aveva ritenuto che l’obbligo di comunicazione e la conseguente sanzione della decadenza si applicassero solo all’inizio di una nuova attività lavorativa durante il periodo di percezione dell’indennità, e non a quelle preesistenti. L’ente previdenziale, non condividendo tale interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La questione della comunicazione attività lavorativa preesistente

La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni precedenti, accogliendo il ricorso dell’ente. Il fulcro della decisione si basa sull’interpretazione letterale delle norme che regolano l’ASpI (art. 2, commi 17 e 40, L. 92/2012) e sulla loro analogia con la disciplina successiva della NASpI (artt. 10 e 11, D.Lgs. 22/2015).

Secondo gli Ermellini, la legge non fa distinzione tra attività lavorativa iniziata prima o dopo la concessione del sussidio. Ciò che rileva è la mera contemporaneità tra la percezione dell’indennità di disoccupazione e lo svolgimento di un’attività lavorativa autonoma, anche se pregressa.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su argomentazioni chiare e precise.

In primo luogo, il tenore letterale della norma sull’ASpI fa riferimento allo ‘svolgimento’ di un’attività lavorativa, un concetto ampio che include anche la prosecuzione di un’attività già avviata. Non si limita, quindi, al solo ‘inizio’ di una nuova attività.

In secondo luogo, la Cassazione ha evidenziato come questa conclusione sia coerente con l’orientamento già consolidato per la NASpI. Sarebbe irragionevole applicare regole diverse a due trattamenti di disoccupazione così simili. L’onere di comunicazione è posto a carico del lavoratore per permettere all’ente di verificare i requisiti reddituali per il mantenimento del sussidio, a prescindere da quando l’attività produttiva di reddito sia iniziata.

Infine, e questo è un punto di grande rilevanza pratica, la Corte ha specificato che la conoscenza che l’ente previdenziale possa aver avuto aliunde (da altre fonti, come l’iscrizione alla Gestione Separata) dell’attività lavorativa è del tutto irrilevante. La comunicazione prevista dalla legge è un adempimento formale e specifico, la cui omissione è sanzionata con la decadenza dal beneficio a prescindere da qualsiasi altra circostanza. Si tratta di un onere preciso imposto al lavoratore, non di una semplice formalità.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: chiunque percepisca un’indennità di disoccupazione (ASpI o NASpI) e svolga contemporaneamente un’attività di lavoro autonomo, anche se iniziata anni prima, ha l’obbligo di comunicarlo formalmente all’ente previdenziale entro i termini di legge. La mancata comunicazione attività lavorativa comporta la perdita del diritto al sussidio, senza che il lavoratore possa giustificarsi sostenendo che l’ente ne era già a conoscenza. Una lezione importante sulla necessità di adempiere scrupolosamente agli oneri formali previsti dalla normativa previdenziale.

Chi percepisce l’indennità di disoccupazione ASpI deve comunicare all’ente previdenziale un’attività lavorativa autonoma già esistente prima della disoccupazione?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’obbligo di comunicazione sussiste anche per le attività lavorative autonome preesistenti alla domanda di disoccupazione, poiché ciò che rileva è la contemporaneità tra la percezione del beneficio e lo svolgimento dell’attività.

Cosa succede se la comunicazione dell’attività lavorativa non viene effettuata entro il termine previsto dalla legge?
La mancata comunicazione entro il termine di un mese dalla domanda di prestazione comporta la decadenza dal diritto alla fruizione dell’indennità di disoccupazione, come previsto dalla normativa.

Se l’ente previdenziale è già a conoscenza dell’attività del beneficiario (ad esempio, tramite l’iscrizione a una gestione separata), l’obbligo di comunicazione viene meno?
No. La Corte ha chiarito che la conoscenza che l’ente possa aver acquisito in altro modo (‘aliunde’) è irrilevante. La comunicazione è un preciso adempimento imposto per legge al lavoratore e la sua omissione determina la decadenza a prescindere dalla conoscenza di fatto dell’ente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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