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Comunicazione attività lavorativa CIG: quando è tardi

La Corte di Cassazione ha confermato la decadenza dal diritto alla Cassa Integrazione per un lavoratore che aveva comunicato in ritardo all’ente previdenziale di possedere una partita IVA preesistente. L’ordinanza chiarisce che l’obbligo di comunicazione attività lavorativa CIG è sempre preventivo, indipendentemente da quando l’attività secondaria sia iniziata, per consentire all’istituto le necessarie verifiche di compatibilità.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Obbligo di Comunicazione Attività Lavorativa in CIG: Anche per Lavori Preesistenti

L’obbligo di comunicazione attività lavorativa CIG all’ente previdenziale è un adempimento cruciale per chi beneficia di ammortizzatori sociali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la rigidità di tale obbligo, sottolineando che la comunicazione deve essere sempre preventiva, anche se l’attività secondaria era già in essere prima della sospensione del lavoro. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche per i lavoratori.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, dipendente di un ente di formazione professionale, veniva ammesso al trattamento di Cassa Integrazione Guadagni (CIG). L’autorizzazione, con decorrenza da fine gennaio 2012, veniva comunicata il 10 febbraio 2012. Cinque giorni dopo, il 15 febbraio, il lavoratore informava l’istituto previdenziale di essere titolare di una partita IVA, attività già avviata in un’epoca precedente all’inizio della CIG.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano la richiesta del lavoratore di ottenere il trattamento, ritenendo che la comunicazione fosse tardiva e che ciò comportasse la decadenza dal beneficio. Il lavoratore, convinto delle sue ragioni, sosteneva che l’obbligo di comunicazione preventiva riguardasse solo le nuove attività intraprese durante il periodo di CIG, e non quelle preesistenti. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sulla Comunicazione Attività Lavorativa CIG

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella loro giurisprudenza: l’obbligo di comunicazione preventiva dello svolgimento di un’altra attività lavorativa, anche se compatibile con l’integrazione salariale, sussiste sempre.

La Corte ha specificato che la distinzione tra attività iniziata prima o durante la CIG è irrilevante. La comunicazione non è stata considerata tempestiva perché effettuata oltre le ventiquattro ore dalla comunicazione di sospensione dell’attività lavorativa, momento dal quale il lavoratore era tenuto ad adempiere.

Le Motivazioni della Sentenza

Il fondamento giuridico della decisione risiede nell’articolo 8, comma 5, del D.L. n. 86/1988. Secondo l’interpretazione costante della Cassazione, questa norma impone al beneficiario del trattamento di CIG di informare preventivamente l’ente previdenziale dello svolgimento di qualsiasi attività lavorativa, anche se temporanea o saltuaria.

Lo scopo di questa previsione è chiaro e non ammette deroghe: consentire all’istituto di effettuare una verifica tempestiva sulla compatibilità tra l’attività lavorativa secondaria e il perdurare del diritto all’integrazione salariale. La comunicazione non è una mera formalità, ma uno strumento essenziale per garantire la corretta erogazione delle prestazioni e prevenire abusi. Pertanto, omettere o ritardare tale comunicazione, come nel caso di specie, determina inevitabilmente la decadenza dal diritto al beneficio.

Conclusioni: Cosa Imparare da Questa Ordinanza

Questa ordinanza offre una lezione importante per tutti i lavoratori che beneficiano della Cassa Integrazione. L’obbligo di comunicazione attività lavorativa CIG è assoluto e preventivo. Non importa se si tratta di un’attività part-time, occasionale o di una partita IVA aperta da anni: non appena si viene ammessi al trattamento di integrazione salariale, è necessario informare immediatamente l’ente previdenziale. Agire diversamente comporta il rischio concreto di perdere il sostegno economico, con conseguenze significative. La trasparenza e la tempestività sono, quindi, requisiti indispensabili per tutelare i propri diritti.

È necessario comunicare all’ente previdenziale un’attività lavorativa autonoma già esistente prima di entrare in Cassa Integrazione?
Sì, è obbligatorio. La Corte ha stabilito che l’onere di comunicazione preventiva sussiste per qualsiasi attività lavorativa svolta durante la CIG, a prescindere da quando sia iniziata, allo scopo di consentire all’Istituto la verifica della compatibilità.

Qual è la conseguenza di una comunicazione tardiva dell’attività lavorativa all’ente previdenziale?
Una comunicazione tardiva comporta la decadenza dal diritto al trattamento di integrazione salariale. Nel caso esaminato, la comunicazione avvenuta 5 giorni dopo l’inizio della CIG è stata considerata non tempestiva.

Perché la legge richiede una comunicazione preventiva anche per attività compatibili con la CIG?
La comunicazione preventiva è necessaria per permettere all’istituto previdenziale di verificare se l’attività secondaria è compatibile con il mantenimento del trattamento di integrazione salariale, garantendo così la corretta gestione delle risorse pubbliche e il rispetto delle normative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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