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Compenso straordinario: serve l’autorizzazione formale?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4236/2025, ha stabilito che il diritto al compenso straordinario per un dipendente pubblico non richiede necessariamente un’autorizzazione formale e preventiva. È sufficiente dimostrare il consenso del datore di lavoro, anche implicito, come nel caso in cui l’ente stesso produca i fogli presenza che attestano le ore extra. La Corte ha rigettato il ricorso di un’agenzia regionale, confermando che il lavoratore deve essere retribuito per il lavoro effettivamente svolto, in linea con i principi costituzionali.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Compenso Straordinario nel Pubblico Impiego: Autorizzazione Implicita è Sufficiente?

Il tema del compenso straordinario nel settore pubblico è da sempre fonte di dibattito. Un dipendente che lavora oltre il proprio orario contrattuale ha sempre diritto a essere pagato? E cosa succede se manca un’autorizzazione formale da parte dell’amministrazione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 4236 del 2025, fa luce su questi interrogativi, spostando il focus dalla rigidità della burocrazia alla sostanza del rapporto di lavoro: il consenso del datore.

I Fatti del Caso

La vicenda vede contrapposti un operaio forestale e un’Agenzia Regionale per le Attività Irrigue e Forestali. Il lavoratore, assunto dall’Agenzia, aveva continuato a svolgere le mansioni che già espletava per la Regione, lavorando sei giorni a settimana. Il suo orario prevedeva sei ore e trenta minuti di lavoro ordinario e un’ora e trenta minuti di lavoro straordinario quotidiano.

Per anni, il dipendente aveva ricevuto regolarmente il compenso per le ore extra. Tuttavia, a partire da aprile 2016, l’Agenzia aveva interrotto i pagamenti. Il lavoratore si è quindi rivolto al Tribunale, che gli ha dato ragione, condannando l’ente al pagamento delle somme dovute. La decisione è stata confermata anche dalla Corte d’Appello.

L’Agenzia, non rassegnata, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo due motivi principali:
1. In quanto ente pubblico, si dovrebbero applicare le norme sul pubblico impiego (D.Lgs. 165/2001), che richiedono una preventiva autorizzazione formale per il lavoro straordinario.
2. Inoltre, una legge del 2007 (L. 244/2007) vieterebbe di erogare compensi per straordinari in assenza di sistemi di rilevazione automatica delle presenze, che nel caso di specie mancavano.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, confermando il diritto del lavoratore a ricevere il compenso straordinario. Pur correggendo in parte la motivazione della sentenza d’appello, i giudici hanno ritenuto il dispositivo (cioè la decisione finale) corretto e conforme al diritto. La condanna dell’ente al pagamento è stata quindi definitivamente confermata.

Le Motivazioni

Il percorso argomentativo della Corte è cruciale per comprendere i principi applicabili al lavoro straordinario nel settore pubblico.

Il Consenso del Datore di Lavoro è la Chiave

Il punto centrale della decisione è l’evoluzione della giurisprudenza. Se in passato la Corte richiedeva un’autorizzazione formale e preventiva, l’orientamento più recente e consolidato valorizza il consenso del datore di lavoro. Il diritto alla retribuzione per il lavoro svolto, tutelato anche a livello costituzionale (art. 36 Cost.), non può essere sacrificato per pure formalità burocratiche.

Secondo la Corte, l’autorizzazione può essere anche implicita. È sufficiente che la prestazione extra sia stata resa “in modo coerente con la volontà del datore di lavoro o comunque di chi abbia il potere di conformare la stessa”. Nel caso specifico, la prova di questo consenso era schiacciante: era stata la stessa Agenzia a produrre in giudizio i fogli presenza che attestavano, senza alcuna contestazione, lo svolgimento del lavoro straordinario. Questo comportamento è stato interpretato come una chiara dimostrazione della volontà dell’ente di avvalersi di quelle prestazioni.

Irrilevanza dei Sistemi di Rilevazione e dei Vincoli di Spesa

La Corte ha anche smontato l’argomento basato sulla legge 244/2007. Secondo l’interpretazione attuale, la norma che richiede i sistemi di rilevazione automatica delle presenze non è un ostacolo insormontabile. Il requisito fondamentale resta il consenso datoriale. Se questo è provato, la mancanza di un timbratore automatico non può impedire il pagamento di un lavoro effettivamente svolto.

Allo stesso modo, eventuali violazioni delle norme sulla spesa pubblica non ricadono sul lavoratore. Se un dirigente autorizza straordinari senza avere la copertura finanziaria, commette un illecito di cui risponderà personalmente, ma il dipendente che ha legittimamente prestato la sua attività ha pieno diritto a essere retribuito.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di giustizia sostanziale: il lavoro va sempre retribuito. Per ottenere il compenso straordinario nel pubblico impiego, il dipendente non è più obbligato a esibire un’autorizzazione formale e preventiva. Ciò che conta è dimostrare che il lavoro extra è stato svolto con la consapevolezza e il consenso, anche tacito, dell’amministrazione. La prova può derivare da ordini di servizio, turnazioni predisposte o, come in questo caso, dagli stessi documenti contabili dell’ente. La decisione rappresenta una tutela importante per i lavoratori pubblici, riequilibrando il rapporto tra le esigenze di controllo della spesa pubblica e il diritto fondamentale a una giusta retribuzione.

Un dipendente pubblico ha diritto al compenso per lavoro straordinario anche senza un’autorizzazione scritta e preventiva?
Sì, secondo l’ordinanza, il diritto al compenso sorge quando il lavoro è stato svolto con il consenso del datore di lavoro, che può essere anche implicito e non necessariamente formalizzato in un atto scritto preventivo.

L’assenza di sistemi di rilevazione automatica delle presenze (es. timbratrice) impedisce il pagamento del lavoro straordinario in una pubblica amministrazione?
No. La Corte ha chiarito che il riconoscimento del diritto al compenso per lavoro straordinario è condizionato unicamente dal consenso datoriale, rendendo irrilevante l’eventuale mancata attivazione di sistemi di rilevazione automatica delle presenze.

Cosa succede se un’amministrazione autorizza lavoro straordinario violando le norme sulla spesa pubblica?
Il lavoratore ha comunque diritto a essere pagato per la prestazione resa. La violazione delle regole sulla spesa pubblica determina, semmai, una responsabilità dei funzionari che hanno autorizzato o permesso lo straordinario, ma non pregiudica il diritto del dipendente alla retribuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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