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Compenso Straordinario Dirigente Medico: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9251/2024, ha negato il diritto al compenso straordinario a un dirigente medico di struttura complessa. La Corte ha stabilito che la prestazione lavorativa eccedente l’orario standard, finalizzata al raggiungimento degli obiettivi, è già remunerata dalla retribuzione di risultato, come previsto dalla contrattazione collettiva di settore. Viene quindi esclusa la possibilità di un compenso aggiuntivo per il lavoro straordinario, salvo casi specificamente previsti dal contratto, come la pronta disponibilità.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Compenso Straordinario Dirigente Medico: Quando è Escluso?

La questione del compenso straordinario per il dirigente medico è da tempo al centro di dibattiti legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 9251 del 8 aprile 2024, ha fornito un chiarimento decisivo, stabilendo che, in linea generale, il lavoro svolto oltre l’orario contrattuale non dà diritto a un compenso extra se rientra nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi legati alla funzione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di un dirigente medico, responsabile di una struttura complessa presso un importante ospedale, di ottenere il pagamento del compenso per il lavoro straordinario svolto in un arco temporale di dieci anni. A fronte del decreto ingiuntivo ottenuto dal medico, la struttura sanitaria si opponeva, sostenendo che tale attività rientrasse già nei doveri dirigenziali e fosse remunerata attraverso la retribuzione di risultato.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione all’ospedale, respingendo le pretese del dirigente. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del medico, confermando le sentenze dei precedenti gradi di giudizio. I giudici hanno ribadito un principio già consolidato, secondo cui la disciplina contrattuale collettiva del settore esclude, di norma, il diritto del dirigente a essere compensato per il lavoro straordinario.

La chiave di volta della decisione risiede nell’interpretazione della struttura della retribuzione dirigenziale, che include una componente specificamente destinata a remunerare l’impegno profuso per il conseguimento degli obiettivi assegnati.

Le Motivazioni: il compenso straordinario dirigente medico e la retribuzione di risultato

Le motivazioni della Corte si fondano su un’analisi sistematica della contrattazione collettiva applicabile (in particolare, il c.c.n.l. ARIS-ANMIRS 1998-2001). Secondo i giudici, il contratto prevede che la retribuzione di risultato compensi anche l’eventuale superamento dell’orario di lavoro finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo assegnato.

Questo principio si applica a tutti i dirigenti, non solo a quelli apicali. La Corte ha sottolineato come per una figura dirigenziale sia impossibile distinguere tra un superamento dell’orario di lavoro preordinato al raggiungimento dei risultati e quello imposto da generiche esigenze del servizio. L’intera prestazione del dirigente, infatti, deve essere considerata nel suo complesso e finalizzata al conseguimento degli obiettivi propri dell’incarico.

La Corte ha inoltre chiarito che, quando la disciplina collettiva ha inteso riconoscere un compenso specifico per ore di lavoro straordinario, lo ha previsto espressamente. È il caso, ad esempio, delle attività connesse alle guardie mediche o alla pronta disponibilità, che sono regolate da articoli specifici e godono di una compensazione dedicata.

Infine, sono state giudicate irrilevanti le argomentazioni del ricorrente circa l’esistenza di una prassi aziendale o di una presunta autorizzazione allo straordinario. La questione, secondo la Corte, non è fattuale (se il lavoro extra sia stato svolto o autorizzato), ma puramente giuridica: il sistema contrattuale non prevede una tale voce retributiva per l’attività dirigenziale standard.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 9251/2024 rafforza un orientamento giurisprudenziale chiaro: il compenso straordinario per il dirigente medico non è, di regola, dovuto. La sua prestazione è considerata omnicomprensiva e finalizzata a obiettivi, e l’eventuale surplus di lavoro è già remunerato attraverso la retribuzione di risultato. Eventuali eccezioni a questo principio devono essere esplicitamente previste dalla contrattazione collettiva. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per la gestione dei rapporti di lavoro della dirigenza medica, definendo con precisione i confini tra l’impegno richiesto dalla funzione e il diritto a compensi aggiuntivi.

Un dirigente medico di struttura complessa ha diritto al compenso per lavoro straordinario?
Di norma, no. Secondo la Corte di Cassazione, la prestazione lavorativa del dirigente eccedente l’orario contrattuale, se finalizzata al raggiungimento degli obiettivi assegnati, non dà diritto a un compenso aggiuntivo per lavoro straordinario.

A cosa serve la retribuzione di risultato per un dirigente medico?
La retribuzione di risultato serve a compensare l’impegno del dirigente per il raggiungimento degli obiettivi concordati e include anche l’eventuale superamento dell’orario di lavoro necessario a tal fine. È una componente onnicomprensiva della retribuzione dirigenziale.

È possibile distinguere tra lavoro straordinario per raggiungere obiettivi e quello per esigenze ordinarie del servizio?
No. Per un dirigente, la Corte ha stabilito che non è possibile operare questa distinzione, poiché la complessiva prestazione lavorativa deve essere considerata come un tutt’uno, finalizzata al conseguimento degli obiettivi propri ed immancabili dell’incarico affidatogli.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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