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Compenso incentivante: limiti temporali e esclusioni

La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso incentivante previsto dalla Legge 109/1994 non è dovuto per progetti la cui approvazione è anteriore ai limiti temporali fissati dalla disciplina transitoria (D.L. 101/1995). La Corte ha inoltre escluso il diritto all’incentivo per opere realizzate tramite “concessione di committenza”, poiché la ratio della norma è premiare l’uso di risorse interne all’amministrazione, non l’affidamento a terzi. La sentenza della Corte d’Appello, che aveva riconosciuto il compenso, è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Compenso incentivante: la Cassazione fissa i paletti su tempi e modalità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sul diritto al compenso incentivante per i dipendenti pubblici coinvolti in opere pubbliche. La pronuncia stabilisce che tale diritto è strettamente legato al rispetto dei limiti temporali imposti dalle normative transitorie e che viene meno quando i lavori sono affidati a terzi tramite “concessione di committenza”.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di alcuni dipendenti di un’università pubblica di ottenere il pagamento del compenso incentivante, previsto dalla Legge quadro sui lavori pubblici (L. 109/1994), per aver svolto ruoli di Responsabile Unico del Procedimento e Coordinatore Unico in diversi progetti. L’ateneo si era opposto al pagamento per i lavori il cui progetto esecutivo era stato approvato prima di una specifica data (3 giugno 1995) e il cui bando era stato pubblicato prima del 31 gennaio 1997, appellandosi alla disciplina transitoria introdotta dal D.L. n. 101/1995.

La Corte d’Appello aveva dato ragione ai lavoratori, sostenendo che le norme transitorie non potessero incidere sul trattamento economico, ma solo sulla disciplina procedurale dei lavori. L’Università ha quindi presentato ricorso in Cassazione per contestare tale interpretazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ente pubblico, cassando la sentenza d’appello e affermando principi di diritto fondamentali per la materia.

Il valore della disciplina transitoria per il compenso incentivante

Contrariamente a quanto deciso in secondo grado, la Cassazione ha stabilito che la disciplina transitoria del D.L. n. 101/1995 non poteva essere scissa. Le scadenze temporali da essa introdotte non riguardavano solo gli aspetti procedurali, ma erano intrinsecamente collegate anche al profilo economico, incluso il diritto al compenso incentivante. Pertanto, se un progetto non rientrava nei nuovi limiti temporali, veniva escluso non solo dall’applicazione delle nuove procedure, ma anche dal diritto all’incentivo economico correlato.

L’incompatibilità con la Concessione di Committenza

Un altro punto fondamentale chiarito dalla Corte riguarda le opere realizzate tramite “concessione di committenza”. In questi casi, l’intera gestione dell’opera, dalla progettazione all’esecuzione, è affidata a un soggetto terzo. La Corte ha statuito che in tale scenario il compenso incentivante non è dovuto. La ratio della norma, infatti, è quella di premiare e incentivare l’amministrazione che utilizza le proprie risorse interne per svolgere queste attività, generando un risparmio di spesa pubblica. Quando l’intero processo è esternalizzato, questa finalità viene meno, rendendo l’erogazione dell’incentivo incompatibile con lo spirito della legge.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando la stretta correlazione tra la disciplina della progettazione delle opere pubbliche e il trattamento economico dei dipendenti. Il D.L. n. 101/1995 è intervenuto per regolare il passaggio al nuovo regime introdotto dalla Legge 109/1994, stabilendo un percorso graduale. Scindere i profili procedurali da quelli retributivi, come aveva fatto la Corte d’Appello, rappresenterebbe una fallacia logica. Il diritto al compenso incentivante, infatti, sorge solo se l’attività è svolta secondo le nuove regole, e queste regole erano soggette a specifici limiti temporali di applicazione.

Il riconoscimento del diritto al compenso è condizionato non solo alla prestazione dell’attività, ma alla presenza di una serie di presupposti normativi e regolamentari, tra cui il rispetto del regime temporale di applicabilità della norma stessa. Riguardo alla concessione di committenza, la motivazione è altrettanto chiara: l’incentivo è pensato per premiare un comportamento virtuoso dell’amministrazione che internalizza le attività di progettazione. Se l’amministrazione sceglie di affidare tutto a un concessionario esterno, non si realizza quel risparmio di spesa che costituisce il fondamento del compenso.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione delinea con precisione i confini del diritto al compenso incentivante, offrendo un’interpretazione rigorosa della normativa. Le conclusioni principali sono due:

1. I limiti temporali contano: Le norme transitorie che regolano l’applicazione delle leggi sui lavori pubblici hanno piena efficacia anche sugli aspetti retributivi. Il diritto al compenso incentivante è quindi subordinato al fatto che i progetti siano stati avviati nel rispetto delle scadenze previste da tali norme.
2. Nessun incentivo se il lavoro è esternalizzato: Il compenso non spetta per le attività svolte nell’ambito di una concessione di committenza, poiché in questo caso viene a mancare la ratio stessa dell’incentivo, ovvero premiare il risparmio derivante dall’uso di risorse interne.

Quando è dovuto il compenso incentivante per i lavori pubblici ai dipendenti della Pubblica Amministrazione?
Il compenso incentivante è dovuto solo se sono soddisfatti tutti i presupposti di legge, inclusi quelli temporali stabiliti dalle normative transitorie. La sua erogazione è strettamente legata all’applicazione del regime normativo che lo ha introdotto (Legge 109/1994), secondo le scadenze fissate per la sua entrata in vigore.

Il compenso incentivante spetta se l’opera pubblica viene realizzata tramite una ‘concessione di committenza’?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che vi è un’incompatibilità tra il riconoscimento dell’incentivo e l’ipotesi di opere realizzate in regime di concessione di committenza. Questo perché la finalità dell’incentivo è premiare l’uso di risorse interne all’amministrazione, scopo che viene meno quando la progettazione e l’esecuzione sono integralmente affidate a un soggetto terzo.

Una norma transitoria può limitare il diritto a una componente della retribuzione come il compenso incentivante?
Sì. Secondo la Corte, la norma transitoria (D.L. 101/1995) non distingueva tra disciplina procedurale e trattamento economico. Stabilendo un regime graduale per l’applicazione della nuova legge sui lavori pubblici, ha di fatto definito i presupposti specifici, anche temporali, per il sorgere del diritto al compenso, senza violare i principi costituzionali in materia di retribuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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