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Compenso funzioni superiori: spetta al sostituto?

Un Presidente di Sezione di una Commissione Tributaria ha svolto temporaneamente le mansioni del Presidente di Commissione a causa della vacanza del posto. La Corte di Cassazione ha negato la sua richiesta di un compenso aggiuntivo, stabilendo che la sostituzione del superiore gerarchico rientra tra i doveri d’ufficio previsti dalla legge. Di conseguenza, non è dovuto alcun compenso per funzioni superiori né un indennizzo per arricchimento ingiustificato dell’Amministrazione.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Compenso Funzioni Superiori: Quando la Sostituzione è un Dovere d’Ufficio

L’assegnazione temporanea a mansioni superiori è una questione ricorrente nel diritto del lavoro, specialmente nel pubblico impiego. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: quando la sostituzione di un superiore gerarchico è prevista dalla legge come un dovere, non spetta alcun compenso funzioni superiori. Questo principio è stato affermato in un caso riguardante un Presidente di Sezione di una Commissione Tributaria che aveva assunto le funzioni del Presidente di Commissione a causa della vacanza del posto.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Compenso

Un magistrato, in qualità di Presidente di Sezione presso una Commissione Tributaria Provinciale, si è trovato a svolgere le funzioni di Presidente della Commissione per oltre un anno, a causa della vacanza della posizione. Ritenendo di aver svolto mansioni superiori rispetto al proprio incarico, ha citato in giudizio il Ministero dell’Economia e delle Finanze per ottenere il pagamento del relativo compenso differenziale.

In subordine, qualora la sua richiesta principale non fosse stata accolta, ha chiesto un indennizzo per arricchimento ingiustificato, sostenendo che l’Amministrazione si era avvantaggiata del suo operato senza corrispondergli la giusta retribuzione.

Tanto il Tribunale quanto la Corte d’Appello avevano rigettato le sue domande. I giudici di merito hanno sostenuto che la normativa di settore (D.Lgs. 545/1992) prevede specificamente che il Presidente di Sezione più anziano sostituisca il Presidente di Commissione in caso di assenza o impedimento, e che tale previsione debba essere estesa anche all’ipotesi di vacanza del posto. La sostituzione, quindi, non sarebbe un’attività extra, ma parte integrante delle funzioni del Presidente di Sezione.

La Decisione della Corte e il Compenso Funzioni Superiori

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei gradi precedenti e ha rigettato il ricorso del magistrato. La Suprema Corte ha ribadito un orientamento già consolidato, chiarendo che al Presidente di Sezione che sostituisce il Presidente di Commissione, anche se designato come ‘reggente’, non può essere riconosciuto alcun compenso funzioni superiori, né fisso né variabile, aggiuntivo rispetto a quello già percepito.

La Corte ha stabilito che la sostituzione rientra pienamente nelle competenze proprie del Presidente di Sezione. Di conseguenza, non si configura né il diritto a una retribuzione maggiore né un arricchimento senza causa da parte dell’Amministrazione pubblica.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione estensiva della normativa di riferimento. I giudici hanno spiegato che la nozione di ‘vacanza o impedimento’ contenuta nell’art. 2, comma 2, del D.Lgs. n. 545/1992 deve essere interpretata in senso ampio, includendo non solo l’assenza temporanea del titolare, ma anche la vera e propria vacanza dell’organo. Questa lettura è finalizzata a garantire, senza soluzione di continuità, il corretto svolgimento delle funzioni presidenziali, che sono cruciali per il funzionamento della Commissione.

Secondo la Cassazione, la legge stessa ha predeterminato il meccanismo di sostituzione, riconducendolo all’interno del perimetro delle mansioni del Presidente di Sezione. Pertanto, l’esercizio di tali funzioni non può essere considerato ‘superiore’ o ‘diverso’ in modo da giustificare un compenso aggiuntivo. La conseguenza diretta è l’inconfigurabilità di un arricchimento ingiustificato dell’Amministrazione, poiché l’attività svolta dal sostituto trova la sua ‘giusta causa’ proprio nella previsione normativa.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio importante per il pubblico impiego e, in particolare, per l’ordinamento della giustizia tributaria. La decisione chiarisce che, laddove la legge preveda meccanismi di sostituzione automatica per garantire la continuità funzionale di un ufficio, l’espletamento di tali compiti non dà diritto a un compenso per funzioni superiori. La ‘supplenza’ o ‘reggenza’ è considerata un dovere intrinseco alla qualifica ricoperta, già remunerato con lo stipendio previsto per quella posizione. Per i funzionari pubblici, ciò significa che la possibilità di ottenere un compenso extra per la sostituzione di un superiore dipende strettamente dall’assenza di una norma che configuri tale sostituzione come un obbligo legato al proprio ruolo.

Il Presidente di Sezione di una Commissione Tributaria che sostituisce il Presidente il cui posto è vacante ha diritto a un compenso aggiuntivo?
No, secondo la Corte di Cassazione, la sostituzione rientra nelle funzioni proprie del Presidente di Sezione, anche in caso di vacanza del posto, e pertanto non dà diritto ad alcun compenso aggiuntivo.

La sostituzione del Presidente di Commissione da parte del Presidente di Sezione configura un arricchimento ingiustificato per l’Amministrazione?
No. Poiché la sostituzione è considerata un dovere d’ufficio previsto dalla legge, non si verifica un arricchimento privo di giusta causa da parte dell’Amministrazione, e di conseguenza non è dovuto alcun indennizzo.

Come interpreta la Corte la nozione di ‘assenza o impedimento’ che giustifica la sostituzione?
La Corte la interpreta in senso ampio, includendo non solo l’assenza temporanea ma anche la ‘vacanza del posto’, ovvero la mancanza strutturale di un titolare in carica, per garantire la continuità delle funzioni presidenziali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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