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Compenso CTU dopo sentenza: nullo il decreto del giudice

La Corte di Cassazione ha stabilito che un decreto di liquidazione del compenso CTU, emesso dopo la sentenza che definisce il giudizio, è nullo per carenza di potere del giudice. Una volta conclusa la causa, il giudice non può più emettere provvedimenti di questo tipo. Il consulente, per ottenere il pagamento, deve agire con un decreto ingiuntivo contro le parti. Il ricorso del consulente è stato accolto e il decreto impugnato è stato cassato senza rinvio.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Liquidazione Compenso CTU: Nullo il Decreto Emesso Dopo la Sentenza Definitiva

Cosa accade se un giudice, dopo aver concluso una causa con una sentenza, si accorge di non aver liquidato il compenso CTU? Può rimediare con un decreto successivo? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, offre una risposta netta: no. Un provvedimento emesso in tali circostanze è da considerarsi nullo per carenza di potere, aprendo scenari importanti per i consulenti e per la stabilità delle decisioni giudiziarie.

I Fatti di Causa: una Liquidazione Tardiva

Il caso trae origine da un giudizio civile presso il Tribunale di Roma, durante il quale era stata nominata una Consulente Tecnica d’Ufficio. Dopo aver depositato la sua perizia, la consulente aveva richiesto la liquidazione del proprio compenso. Tuttavia, il giudice definiva la causa con una sentenza, depositata il 29 settembre 2023, senza provvedere al pagamento dell’esperta.

Successivamente, il 22 marzo 2024, lo stesso giudice emetteva un decreto di liquidazione. In questo atto, non solo agiva dopo la conclusione del processo, ma dimezzava anche il compenso richiesto, applicando un criterio di calcolo a tempo anziché quello a percentuale, ritenuto più corretto dalla professionista. Ritenendo tale decreto illegittimo, la consulente proponeva ricorso straordinario per cassazione.

La Decisione della Corte: Decreto Nullo per Carenza di Potere

La Corte Suprema di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando senza rinvio il decreto di liquidazione. La decisione si fonda su un principio cardine del diritto processuale: una volta che il giudice definisce il giudizio con sentenza, regolando anche l’onere delle spese processuali, la sua potestas iudicandi (il potere di decidere) su quella specifica causa si esaurisce.

Le Motivazioni: il Provvedimento Abnorme e la Tutela del CTU

La Corte chiarisce che il decreto di liquidazione del compenso CTU emesso dopo la sentenza definitiva costituisce un “provvedimento abnorme”. Non si tratta di un semplice errore, ma di un atto compiuto da un giudice che ormai era privo del potere di compierlo. Questo vizio, definito “carenza di potestas iudicandi”, è talmente grave da rendere l’atto radicalmente nullo.

Secondo gli Ermellini, un provvedimento di questo tipo, che incide in modo definitivo su una posizione di diritto soggettivo (il diritto al compenso), non può essere contestato con i mezzi ordinari, come l’opposizione prevista dal Testo Unico sulle spese di giustizia (d.P.R. 115/2002). L’unico rimedio esperibile è, appunto, il ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell’art. 111 della Costituzione.

La Cassazione, inoltre, rassicura il consulente sul suo diritto a essere pagato. La nullità del decreto non lascia il professionista senza tutela. Egli, infatti, può ottenere il proprio compenso richiedendo un decreto ingiuntivo, ai sensi dell’art. 633 c.p.c., direttamente nei confronti della parte (o delle parti) obbligata al pagamento in base alla sentenza che ha definito il giudizio.

Le Conclusioni: Certezza del Diritto e Strumenti a Disposizione dei Consulenti

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale per la certezza del diritto: la funzione giurisdizionale si esaurisce con la pronuncia che chiude il processo. Eventuali atti successivi sono privi di efficacia. Per i Consulenti Tecnici d’Ufficio, la decisione offre una chiara indicazione operativa: se il giudice omette di liquidare il compenso CTU in sentenza, la strada da percorrere non è attendere un improbabile provvedimento tardivo, ma attivarsi autonomamente con la procedura monitoria (decreto ingiuntivo) per recuperare il proprio credito. La Corte ha infine dichiarato irripetibili le spese del giudizio di cassazione, poiché le controparti non avevano dato causa all’emissione del provvedimento viziato.

Un giudice può liquidare il compenso del CTU dopo aver emesso la sentenza definitiva che chiude il caso?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una volta emessa la sentenza che definisce il giudizio e regola le spese, il giudice esaurisce il suo potere decisionale (potestas iudicandi) su quella causa e non può più provvedere alla liquidazione del compenso.

Cosa succede se il giudice emette comunque un decreto di liquidazione per il compenso CTU dopo la sentenza?
Tale decreto è considerato “abnorme” e radicalmente nullo, in quanto emesso in assoluta carenza di potere. Per questo motivo, può essere impugnato direttamente con ricorso straordinario per cassazione.

Come può il CTU ottenere il pagamento del suo compenso se il giudice non lo ha liquidato in sentenza?
Il consulente non rimane senza tutela. La Corte ha confermato che il CTU può agire autonomamente per ottenere il pagamento richiedendo un decreto ingiuntivo nei confronti della parte obbligata in base alla sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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