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Compenso avvocato irreperibile: sì alla liquidazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso all’avvocato d’ufficio per la difesa di un imputato irreperibile deve essere liquidato subito dopo la sentenza di non doversi procedere ex art. 420-quater c.p.p. Tale pronuncia, pur non essendo definitiva, conclude una fase processuale e fa sorgere immediatamente il diritto al pagamento per l’attività svolta, senza dover attendere la scadenza dei termini per la riapertura del processo. Il caso riguarda il diritto al compenso dell’avvocato per un imputato irreperibile.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso avvocato irreperibile: la Cassazione stabilisce la liquidazione immediata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha finalmente fatto chiarezza su una questione di grande importanza pratica per gli avvocati: il diritto al compenso avvocato irreperibile. Con la sentenza n. 20795/2025, i giudici hanno stabilito che il difensore d’ufficio di un imputato dichiarato irreperibile ha diritto alla liquidazione del proprio compenso subito dopo la pronuncia della sentenza di non doversi procedere, senza dover attendere ulteriori scadenze. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso e la Decisione del Tribunale

La vicenda trae origine dalla richiesta di liquidazione presentata da un’avvocatessa che aveva svolto il ruolo di difensore d’ufficio in un processo penale. Il suo assistito era stato dichiarato irreperibile e il procedimento si era concluso con una sentenza di “non doversi procedere” ai sensi dell’art. 420-quater del codice di procedura penale, una norma introdotta dalla Riforma Cartabia.

Tuttavia, il Tribunale aveva respinto la sua istanza. Secondo il giudice di merito, questa particolare sentenza non avrebbe natura decisoria definitiva, poiché il processo può essere riaperto qualora l’imputato venga ritrovato. Di conseguenza, l’incarico professionale non poteva considerarsi concluso e il diritto al compenso non era ancora maturato.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando scatta il diritto al compenso avvocato irreperibile

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione del Tribunale, accogliendo il ricorso dell’avvocatessa. Il ragionamento della Suprema Corte si fonda su un’analisi approfondita della natura della sentenza emessa per irreperibilità dell’imputato.

La Natura Decisoria della Sentenza di Improcedibilità

Contrariamente a quanto sostenuto dal Tribunale, la Cassazione, richiamando un precedente intervento delle Sezioni Unite, ha affermato che la sentenza ex art. 420-quater c.p.p. ha una natura “decisoria”. Sebbene preveda la possibilità di una futura riapertura del processo, essa definisce e conclude una fase processuale. Il procedimento viene archiviato e l’interessato perde lo status di imputato.

Questa pronuncia, definita “bifronte” (a due facce), da un lato chiude la fase in corso e dall’altro ne avvia una nuova, eventuale, legata alle ricerche dell’imputato. Proprio perché chiude una fase, deve essere considerata un atto conclusivo ai fini del lavoro svolto dal difensore fino a quel momento.

Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

Sulla base di queste premesse, la Corte ha enunciato un chiaro principio di diritto. Poiché la sentenza ex art. 420-quater c.p.p. costituisce un provvedimento che definisce una fase processuale, il difensore d’ufficio ha diritto a ottenere la liquidazione del proprio compenso immediatamente dopo la sua emissione.

Questo diritto discende direttamente dall’art. 82 del Testo Unico sulle Spese di Giustizia (D.P.R. 115/2002), che prevede la liquidazione “al termine di ciascuna fase o grado del processo”. L’eventuale riapertura del procedimento, qualora l’imputato venga ritrovato, darà luogo a una nuova e distinta fase processuale, per la quale maturerà un compenso separato, relativo solo all’attività futura. Non si tratta, quindi, di una doppia liquidazione per lo stesso lavoro, ma di due pagamenti distinti per due fasi processuali separate.

Conclusioni

La sentenza rappresenta una vittoria significativa per la tutela del lavoro forense. Stabilisce in modo inequivocabile che l’attività professionale prestata a favore di un imputato irreperibile merita un’immediata remunerazione una volta che la fase processuale si è conclusa con la specifica sentenza di improcedibilità. Gli avvocati non dovranno più attendere anni, ossia la scadenza dei termini di prescrizione del reato, per vedere liquidato il proprio compenso avvocato irreperibile. Questa decisione garantisce certezza e tempestività nel riconoscimento del diritto alla retribuzione per un’attività difensiva effettivamente e compiutamente svolta.

Quando matura il diritto al compenso per l’avvocato d’ufficio di un imputato irreperibile?
Il diritto al compenso matura immediatamente dopo l’emissione della sentenza di non doversi procedere per irreperibilità dell’imputato, ai sensi dell’art. 420-quater c.p.p., poiché tale pronuncia conclude una fase del processo.

La sentenza di non doversi procedere per irreperibilità dell’imputato è un provvedimento definitivo?
No, non è irreversibile. Il processo può essere riaperto se l’imputato viene successivamente rintracciato prima della scadenza di un termine specifico. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha chiarito che essa ha comunque natura decisoria in quanto definisce e chiude la fase processuale in corso.

Perché il compenso può essere liquidato subito senza attendere la scadenza dei termini per la ricerca dell’imputato?
Perché la legge (art. 82, comma 2, D.P.R. n. 115/2002) prevede che la liquidazione sia effettuata al termine di ogni fase o grado del processo. Poiché la sentenza ex art. 420-quater c.p.p. conclude la fase processuale in cui l’avvocato ha prestato la sua opera, il suo diritto al compenso sorge in quel momento, indipendentemente dalla futura ed eventuale riapertura del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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