LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Compensi avvocati PA: IRAP non si detrae dalle parcelle

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di alcuni legali di un ente pubblico, stabilendo l’illegittimità della trattenuta dell’IRAP dai loro compensi professionali. La Suprema Corte ha chiarito che l’IRAP è un’imposta a carico del datore di lavoro e non può essere trasferita, neanche indirettamente, sui dipendenti. L’obbligo dell’ente di accantonare le somme per coprire l’imposta è una questione di contabilità interna che non può pregiudicare il diritto dei legali a percepire integralmente i compensi avvocati pa a loro spettanti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Compensi avvocati PA: l’IRAP non si detrae dalla parcella

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione cruciale per i legali dipendenti delle pubbliche amministrazioni: la gestione dell’IRAP sui compensi avvocati PA. La Suprema Corte ha stabilito che l’imposta è a carico esclusivo dell’ente datore di lavoro e non può, in nessun modo, essere scaricata sui professionisti attraverso una riduzione dei loro onorari. Questa decisione chiarisce la distinzione fondamentale tra il diritto retributivo del lavoratore e gli obblighi contabili dell’amministrazione.

I Fatti di Causa: Trattenute IRAP sugli Onorari

Il caso nasce dal ricorso di due avvocati dipendenti di un importante ente previdenziale nazionale. I professionisti lamentavano di aver subito delle trattenute illegittime sui loro compensi professionali, sia sotto forma di recupero di somme già liquidate per il periodo 2010-2012, sia come decurtazioni stipendiali per gli anni successivi. L’ente datore di lavoro giustificava tali trattenute sostenendo che servissero a coprire l’onere dell’IRAP, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive.

La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, aveva dato ragione all’ente pubblico. Secondo i giudici di secondo grado, pur essendo l’ente il soggetto passivo dell’imposta, era legittimo che questo accantonasse preventivamente le somme necessarie a pagare l’IRAP, riducendo di fatto il fondo destinato ai compensi dei legali. Questa interpretazione si basava sul principio di necessaria copertura della spesa pubblica.

La Questione dei Compensi Avvocati PA e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la decisione della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso dei legali. La Suprema Corte ha ricostruito il quadro normativo e giurisprudenziale, enunciando quattro principi cardine che risolvono la controversia.

Principi Stabiliti dalla Suprema Corte

1. Natura Retributiva dei Compensi: Gli onorari professionali degli avvocati pubblici costituiscono a tutti gli effetti una parte della loro retribuzione.
2. Fonti della Disciplina: Il diritto a tali compensi si fonda sulla legge, sulla contrattazione collettiva e sui regolamenti interni dell’ente, non sulle norme di contabilità pubblica.
3. Limiti Legali: Esistono dei limiti di spesa imposti per legge che possono circoscrivere ab origine l’ammontare massimo dei compensi erogabili, ma questi limiti devono essere previsti da norme specifiche e non possono essere creati interpretando le regole contabili.
4. Incidenza dell’IRAP: L’IRAP grava inderogabilmente sul datore di lavoro. È vietata qualsiasi forma di “traslazione” dell’imposta sul lavoratore, sia essa diretta (con una trattenuta in busta paga) o indiretta (con una riduzione a monte del fondo compensi).

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che l’errore della Corte d’Appello è stato quello di confondere due piani distinti: il piano del diritto soggettivo del lavoratore alla retribuzione e quello della gestione contabile dell’ente. L'”accantonamento” delle somme per l’IRAP è un’operazione interna all’amministrazione, necessaria per garantire la copertura finanziaria di un costo, ma non può incidere su un diritto già sorto in capo al dipendente.

In pratica, l’ente pubblico deve trovare le risorse per pagare l’IRAP. Se il fondo destinato ai compensi è sufficientemente capiente da coprire sia gli onorari dovuti per legge e contratto sia l’imposta, l’ente può usare quelle risorse. Se, invece, il fondo copre solo gli onorari, l’amministrazione deve reperire le risorse per l’IRAP altrove, dal proprio bilancio, senza decurtare quanto spetta ai legali.

La decisione impugnata, permettendo all’ente di recuperare ex post somme già corrisposte o di trattenerle al momento del pagamento, ha di fatto realizzato una traslazione vietata dell’imposta, mascherandola da operazione contabile. La Cassazione ha quindi cassato la sentenza con rinvio, incaricando la Corte d’Appello di decidere nuovamente la causa applicando i principi di diritto enunciati.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta una vittoria significativa per gli avvocati delle pubbliche amministrazioni. Viene riaffermato un principio fondamentale: il diritto alla retribuzione, così come definito dalla legge e dai contratti, è intangibile rispetto alle esigenze di bilancio e di contabilità dell’ente. L’IRAP è un costo dell’attività produttiva che grava sull’ente, e tale deve rimanere. Gli enti pubblici sono ora avvisati: la gestione dei compensi avvocati PA deve rispettare i diritti quesiti dei lavoratori, e gli oneri fiscali a carico del datore di lavoro non possono essere surrettiziamente trasferiti sui dipendenti.

A chi spetta pagare l’IRAP sui compensi professionali degli avvocati dipendenti pubblici?
L’IRAP è un’imposta che grava esclusivamente sull’ente pubblico datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ente è l’unico soggetto passivo dell’imposta e non può trasferirne l’onere sul dipendente.

Un ente pubblico può trattenere l’importo dell’IRAP dai compensi che deve pagare ai suoi avvocati?
No. La sentenza chiarisce che qualsiasi forma di trattenuta o riduzione dei compensi per coprire l’onere dell’IRAP è illegittima. Tale condotta realizzerebbe una “traslazione d’imposta” vietata dalla legge, sia che avvenga direttamente con una ritenuta, sia indirettamente riducendo a monte il fondo destinato agli onorari.

Cosa significa che l’ente deve “accantonare” le somme per l’IRAP?
L'”accantonamento” è un’operazione puramente contabile e interna all’ente. Significa che l’amministrazione deve mettere da parte le risorse finanziarie necessarie a pagare l’imposta. Questo obbligo di corretta gestione del bilancio, tuttavia, non conferisce all’ente il diritto di ridurre il compenso spettante al lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati