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Compensazione spese legali: quando è legittima?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 26954/2024, ha stabilito che la compensazione spese legali è legittima quando una domanda di pagamento viene accolta solo in parte. Nel caso specifico, relativo a un’equa riparazione per eccessiva durata di un processo, la riduzione dell’importo richiesto a quello massimo previsto per legge configura una soccombenza reciproca. Tale situazione concede al giudice il potere discrezionale di compensare le spese di lite tra le parti, anche se la richiesta dell’attore è stata, nel merito, accolta.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compensazione Spese Legali: La Cassazione Chiarisce i Limiti in Caso di Accoglimento Parziale

La gestione delle spese processuali rappresenta un aspetto cruciale di ogni contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un importante chiarimento su un tema spesso dibattuto: la compensazione spese legali in caso di accoglimento solo parziale della domanda. Comprendere quando un giudice può legittimamente decidere che ogni parte paghi il proprio avvocato, anche se una di esse ha formalmente ‘vinto’ la causa, è fondamentale per cittadini e professionisti. Analizziamo questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: una Richiesta di Equa Riparazione

Il caso nasce da una richiesta di ‘equa riparazione’ (prevista dalla Legge Pinto) presentata da alcuni cittadini per l’eccessiva durata di un precedente procedimento giudiziario. Paradossalmente, anche questo secondo procedimento per ottenere l’indennizzo si era protratto a lungo.

Inizialmente, il giudice delegato aveva liquidato a ciascun ricorrente una somma di 2.000 euro. Il Ministero della Giustizia, tuttavia, si era opposto a tale decreto, sostenendo che l’importo violasse un preciso limite di legge (art. 2-bis, comma 3, L. 89/2001). Tale norma stabilisce che l’indennizzo per il ritardo di un procedimento ‘Pinto’ non può superare l’importo liquidato nel procedimento ‘presupposto’, che in questo caso era di 1.500 euro.

Il giudice dell’opposizione aveva accolto l’istanza del Ministero, riducendo l’indennizzo a 1.500 euro per ciascun ricorrente. Contestualmente, però, aveva disposto la totale compensazione delle spese di lite tra le parti. I cittadini, pur vedendosi riconosciuto il diritto, hanno impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, contestando proprio la legittimità della compensazione delle spese.

La questione della Compensazione Spese Legali e Accoglimento Parziale

I ricorrenti sostenevano di non essere la parte soccombente (perdente), dato che la loro domanda era stata comunque accolta nel merito. A loro avviso, la semplice riduzione dell’importo non poteva giustificare la compensazione delle spese. La questione giuridica sottoposta alla Suprema Corte era quindi la seguente: l’accoglimento di una domanda per un importo inferiore a quello richiesto, soprattutto quando la riduzione deriva dall’applicazione di un tetto massimo legale, costituisce una ‘soccombenza reciproca’ tale da legittimare la compensazione spese legali?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del giudice di merito. Il ragionamento della Corte si basa su principi consolidati del diritto processuale civile, in particolare sull’articolo 92 del codice di procedura civile.

I giudici hanno chiarito che, in caso di accoglimento parziale di una domanda di pagamento, si configura sempre un’ipotesi di ‘soccombenza reciproca’. Questo perché l’attore ottiene meno di quanto richiesto, mentre il convenuto è condannato a pagare meno di quanto l’attore pretendesse. Entrambe le parti, quindi, sono parzialmente vincitrici e parzialmente soccombenti.

In presenza di soccombenza reciproca, l’art. 92 c.p.c. conferisce al giudice un potere discrezionale di compensare, in tutto o in parte, le spese di lite. La Corte ha sottolineato che questa valutazione è insindacabile in sede di legittimità, a patto che ne sussista il presupposto, ovvero, appunto, la soccombenza reciproca.

Il fatto che la riduzione dell’importo non derivasse da una valutazione discrezionale del giudice, ma dall’applicazione di un criterio predeterminato dalla legge, non solo non esclude la soccombenza reciproca, ma, secondo la Corte, la rafforza. La parte che ha agito in giudizio, infatti, avrebbe dovuto essere a conoscenza del limite legale imposto alla sua pretesa e formulare una richiesta conforme ad esso. Chiedere e ottenere un importo superiore in prima battuta, poi ridotto in sede di opposizione, consolida la posizione di parziale soccombenza.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: vincere una causa non significa automaticamente avere diritto al rimborso integrale delle spese legali. Se la vittoria è solo parziale, come nel caso di accoglimento di una domanda per un importo inferiore a quello richiesto, il giudice ha piena facoltà di disporre la compensazione spese legali. Questa pronuncia serve da monito: è essenziale formulare le domande giudiziali in modo preciso e consapevole dei limiti normativi. Chiedere più del dovuto, anche in buona fede, può portare a una vittoria di Pirro, in cui, pur ottenendo il riconoscimento del proprio diritto, si finisce per dover sostenere interamente i costi della propria difesa legale.

Quando può il giudice disporre la compensazione delle spese legali?
Secondo l’ordinanza, il giudice può disporre la compensazione delle spese in caso di ‘soccombenza reciproca’, che si verifica quando una domanda di condanna al pagamento di una somma di denaro viene accolta solo per un importo inferiore a quello richiesto.

Se la mia richiesta di risarcimento viene accolta ma per un importo inferiore, sono considerato parzialmente perdente?
Sì. La Corte di Cassazione chiarisce che l’accoglimento della domanda per un importo inferiore a quello preteso configura un’ipotesi di soccombenza reciproca. Anche se il diritto è stato riconosciuto, il fatto di ottenere meno di quanto richiesto pone l’attore in una posizione di parziale soccombenza, legittimando la compensazione delle spese.

La compensazione delle spese è legittima anche se l’importo viene ridotto per un limite imposto dalla legge?
Sì. L’ordinanza afferma che la riduzione basata su un criterio predeterminato dalla legge, come un tetto massimo di indennizzo, non solo non esclude, ma anzi rafforza la legittimità della compensazione delle spese. Questo perché la parte avrebbe dovuto conoscere il limite legale e adeguare la propria richiesta di conseguenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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