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Compensazione spese legali: no se la parte è contumace

Un avvocato ha presentato ricorso contro la decisione di un tribunale di compensare le spese legali in una causa vinta contro un’amministrazione pubblica, motivata dalla contumacia di quest’ultima. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, affermando che la contumacia non è una ragione valida per la compensazione spese legali e ha condannato l’amministrazione al pagamento.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compensazione Spese Legali: la Contumacia della Controparte Non è una Giustificazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di compensazione spese legali, chiarendo che la semplice contumacia della parte soccombente non costituisce un motivo valido per derogare alla regola generale della soccombenza. Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione per professionisti e cittadini, riaffermando il diritto della parte vittoriosa a vedersi rimborsate le spese processuali.

I Fatti del Caso: L’Opposizione al Compenso

La vicenda ha origine dall’azione di un avvocato, difensore d’ufficio, che si opponeva a un provvedimento di liquidazione del proprio compenso emesso da un Tribunale. Il legale riteneva l’importo liquidato non congruo e avviava un procedimento di opposizione contro l’Amministrazione della Giustizia.

Il Tribunale adito accoglieva l’opposizione, riconoscendo all’avvocato una somma maggiore rispetto a quella inizialmente liquidata. Tuttavia, il giudice decideva di compensare integralmente le spese legali del giudizio di opposizione. La motivazione addotta era la “contumacia del Ministero della Giustizia che pertanto non ha svolto attività difensiva”.

Il Ricorso in Cassazione contro la Compensazione Spese Legali

Ritenendo errata e ingiusta tale decisione, l’avvocato proponeva ricorso per cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione degli articoli 91 e 92 del codice di procedura civile. Secondo la ricorrente, il Tribunale, pur avendole dato pienamente ragione nel merito, aveva erroneamente negato il rimborso delle spese legali basandosi su una motivazione illogica e giuridicamente infondata: la mera assenza in giudizio della controparte.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo le censure fondate. Gli Ermellini hanno chiarito che, in caso di accoglimento della domanda, il giudice deve condannare la parte soccombente al pagamento delle spese, secondo il principio sancito dall’art. 91 c.p.c.

La deroga a tale principio, ovvero la compensazione delle spese, è ammessa solo nei limitati casi previsti dall’art. 92 c.p.c. La Corte ha sottolineato, richiamando un consolidato e recente orientamento giurisprudenziale, che la contumacia della parte soccombente non rientra tra queste ipotesi. La scelta di non costituirsi in giudizio non può andare a discapito della parte vittoriosa, che ha comunque dovuto sostenere dei costi per far valere i propri diritti.

Secondo la Suprema Corte, la motivazione del Tribunale, basata sulla “mancata attività difensiva” dell’Amministrazione, non è sufficiente a giustificare la compensazione. L’accoglimento dell’opposizione determina la soccombenza dell’Amministrazione, e da ciò consegue l’obbligo di rimborsare le spese alla parte vincitrice, indipendentemente dal comportamento processuale passivo tenuto.

Conclusioni

La Corte, cassando l’ordinanza impugnata e decidendo nel merito, ha condannato l’Amministrazione al pagamento delle spese legali sia per il giudizio di opposizione che per quello di legittimità. Questa decisione riafferma con forza il principio della soccombenza come cardine del sistema processuale. La contumacia è una libera scelta della parte convenuta e non può trasformarsi in un pregiudizio per chi ha agito, e vinto, in giudizio. La vittoria in una causa deve essere piena e non può essere diminuita dalla mancata rifusione delle spese sostenute per ottenerla, salvo i casi eccezionali espressamente previsti dalla legge.

La contumacia della parte che perde la causa è un motivo valido per compensare le spese legali?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la contumacia, ovvero la scelta di una parte di non costituirsi in giudizio, non rientra tra i presupposti previsti dalla legge (art. 92 c.p.c.) per giustificare la compensazione delle spese legali.

Cosa prevede il principio della soccombenza in materia di spese legali?
Il principio della soccombenza (art. 91 c.p.c.) stabilisce che la parte la cui domanda viene respinta, o che comunque perde la causa, è tenuta a rimborsare le spese legali sostenute dalla parte risultata vittoriosa.

In questo caso, perché il Tribunale aveva sbagliato a disporre la compensazione delle spese legali?
Il Tribunale aveva errato perché, pur avendo accolto l’opposizione dell’avvocato (rendendolo quindi parte vittoriosa), aveva compensato le spese basandosi unicamente sulla circostanza che l’Amministrazione resistente non si era difesa attivamente. Questa motivazione è stata giudicata insufficiente e illegittima dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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