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Compensazione spese legali: no a motivazioni generiche

Un cittadino si opponeva a una cartella di pagamento, vedendo rigettata la sua richiesta in primo grado. In appello, otteneva ragione sulla condanna alle spese, ma il giudice compensava le spese del secondo grado con una motivazione generica. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del cittadino, ha stabilito che la compensazione spese legali richiede ragioni ‘gravi ed eccezionali’ e non può basarsi su formule di stile, condannando l’ente pubblico al pagamento di tutte le spese.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compensazione spese legali: la Cassazione boccia le motivazioni generiche

La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 2096/2024 offre un importante chiarimento sul tema della compensazione spese legali. Il principio è chiaro: un giudice non può derogare alla regola generale della soccombenza, secondo cui chi perde paga, utilizzando formule di stile o motivazioni generiche. La decisione di compensare le spese deve essere ancorata a ‘gravi ed eccezionali ragioni’, come previsto dall’art. 92 del codice di procedura civile.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dall’opposizione di un cittadino a una cartella di pagamento emessa da un Comune per sanzioni amministrative. Il cittadino sosteneva che il credito fosse ormai prescritto. Il Giudice di Pace, tuttavia, rigettava l’opposizione e condannava il cittadino a rimborsare le spese processuali al Comune.

Il cittadino decideva di appellare la sentenza, ma limitatamente al capo relativo alla condanna alle spese. La sua tesi era che il Comune, essendosi difeso in giudizio tramite un proprio funzionario e non un avvocato, non avesse diritto al rimborso delle spese legali. Il Tribunale, in funzione di giudice d’appello, accoglieva il gravame, riformando la sentenza di primo grado ed eliminando la condanna alle spese. Sorprendentemente, però, lo stesso Tribunale decideva di compensare integralmente le spese del giudizio d’appello, giustificando tale scelta con la ‘speciale particolarità della motivazione’.

Ritenendo illegittima tale statuizione, il cittadino ricorreva in Cassazione, lamentando la violazione degli articoli 91 e 92 c.p.c. e sostenendo che la motivazione addotta dal Tribunale fosse apparente e non rientrasse nelle ‘gravi ed eccezionali ragioni’ richieste dalla legge.

La Compensazione Spese Legali secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le ragioni del ricorrente. Gli Ermellini hanno ribadito che, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 77 del 2018, l’art. 92, secondo comma, c.p.c. consente al giudice di compensare le spese solo in presenza di ‘gravi ed eccezionali ragioni’. Queste ragioni devono essere esplicitate e puntualmente specificate nella motivazione della sentenza.

La Corte ha sottolineato come tali ragioni debbano riguardare circostanze specifiche della controversia e non possano essere espresse con formule generiche, tautologiche o meramente apparenti. Locuzioni come ‘la particolarità della fattispecie’, ‘le peculiarità della vicenda’ o, come nel caso di specie, ‘la speciale particolarità della motivazione’ sono state ritenute del tutto inidonee a supportare una decisione di compensazione.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha qualificato la motivazione del giudice d’appello come una ‘insignificante formula di mero stile’, priva di qualsiasi contenuto concreto che potesse giustificare la deroga al principio della soccombenza. La decisione di compensare le spese era, di fatto, immotivata e quindi illegittima.

La Cassazione ha chiarito che il potere discrezionale del giudice di merito in materia di spese di lite non è assoluto, ma deve essere esercitato nel rispetto dei paletti normativi. L’obbligo di una motivazione specifica serve a consentire un controllo sulla correttezza della decisione e ad evitare abusi. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha condannato il Comune a rifondere al cittadino tutte le spese del giudizio di appello e del giudizio di legittimità.

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale di giustizia e trasparenza: le decisioni dei giudici, specialmente quelle che incidono sui diritti economici delle parti come la compensazione spese legali, devono essere sempre fondate su motivazioni reali, concrete e verificabili. Non c’è spazio per formule vuote o giustificazioni di comodo. Per i cittadini e i loro difensori, ciò significa avere il diritto di esigere una spiegazione chiara e comprensibile quando un giudice si discosta dalla regola generale, potendo impugnare con successo decisioni che si basano su motivazioni solo apparenti.

Quando un giudice può decidere per la compensazione delle spese legali?
Un giudice può compensare le spese legali solo quando sussistono ‘gravi ed eccezionali ragioni’, come l’assoluta novità della questione trattata o un mutamento della giurisprudenza. Queste ragioni devono essere specificate in modo espresso e puntuale nella motivazione.

Una motivazione generica come ‘la speciale particolarità della motivazione’ è sufficiente per compensare le spese?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che formule di questo tipo sono mere clausole di stile, inidonee a giustificare la compensazione delle spese, in quanto non consentono di verificare le ragioni concrete che hanno portato il giudice a derogare al principio della soccombenza.

Cosa accade se un giudice compensa le spese con una motivazione illegittima?
La parte interessata può impugnare la sentenza per violazione di legge davanti alla Corte di Cassazione. Se la Corte riconosce l’illegittimità della motivazione, può annullare la decisione sulle spese e condannare la parte originariamente soccombente al pagamento di tutti i costi processuali, inclusi quelli del giudizio di cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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