Collocamento a Riposo Illegittimo: Quando il Risarcimento è in Discussione
Il collocamento a riposo di un dipendente pubblico è un atto amministrativo che deve rispettare precise normative. Ma cosa accade se viene disposto in modo illegittimo? Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare il diritto al risarcimento del danno e i criteri per la sua quantificazione. Il caso riguarda un dipendente di un istituto scolastico che si è opposto al proprio pensionamento forzato, dando inizio a un lungo percorso legale.
I Fatti di Causa
Un lavoratore impiegato presso un istituto scolastico impugnava il provvedimento con cui era stato disposto il suo collocamento a riposo a partire dal 1° settembre 2013. Il Tribunale di primo grado, pur accogliendo parzialmente la sua opposizione e dichiarando l’illegittimità dell’atto, limitava il risarcimento del danno a un importo pari a quattro mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto.
Il lavoratore, ritenendo la condanna insufficiente a ristorare pienamente il pregiudizio subito, proponeva reclamo presso la Corte d’Appello. Quest’ultima, tuttavia, confermava la decisione di primo grado. Di conseguenza, il dipendente ha deciso di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, contestando la sentenza d’appello.
La Questione del Risarcimento nel Collocamento a Riposo
Il fulcro della controversia non è tanto l’illegittimità del collocamento a riposo, già accertata nei gradi di merito, quanto la corretta quantificazione del danno che ne è derivato. Il lavoratore lamenta che il risarcimento forfettario di quattro mensilità non sia adeguato a coprire l’intero danno patrimoniale e non patrimoniale subito a causa dell’anticipata e illegittima cessazione del rapporto di lavoro.
I giudici di merito hanno optato per una liquidazione limitata, ma tale approccio è stato contestato nel ricorso per cassazione, che mira a ottenere un risarcimento pieno, commisurato a tutti i pregiudizi effettivamente patiti.
Le Motivazioni
La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza interlocutoria, prende atto del ricorso e si prepara a decidere sulla questione. L’analisi della Suprema Corte si concentrerà sulla correttezza dei criteri utilizzati dalla Corte d’Appello per quantificare il danno. Sarà necessario valutare se la limitazione del risarcimento a poche mensilità sia conforme ai principi generali in materia di responsabilità contrattuale del datore di lavoro. In particolare, si dovrà stabilire se, a fronte di un accertato collocamento a riposo illegittimo, il risarcimento debba essere commisurato alle retribuzioni perse fino alla maturazione del diritto alla pensione o se possano applicarsi criteri diversi e più limitati.
Le Conclusioni
La decisione finale della Corte di Cassazione avrà importanti implicazioni pratiche. Se il ricorso del lavoratore venisse accolto, si affermerebbe un principio di maggior tutela per i dipendenti illegittimamente posti in quiescenza, stabilendo che il risarcimento deve tendere a una riparazione integrale del danno. Al contrario, una conferma della decisione d’appello consoliderebbe un orientamento che permette una liquidazione più contenuta. Questo caso evidenzia l’importanza di una corretta valutazione del danno derivante da atti illegittimi della pubblica amministrazione, bilanciando le esigenze dell’ente con il diritto del lavoratore a non subire pregiudizi ingiusti dalla cessazione anticipata del rapporto di servizio.
Cosa succede se un datore di lavoro pubblico dispone un collocamento a riposo illegittimo?
Secondo quanto emerge dal provvedimento, il provvedimento viene dichiarato illegittimo e il lavoratore ha diritto a un risarcimento del danno.
Il risarcimento per collocamento a riposo illegittimo è sempre integrale?
Non necessariamente. Nel caso specifico, i giudici di primo e secondo grado hanno limitato il risarcimento a quattro mensilità, ma questa quantificazione è proprio l’oggetto della contestazione davanti alla Corte di Cassazione.
Qual è la questione principale che la Corte di Cassazione deve risolvere in questo caso?
La Corte deve decidere se la quantificazione del danno operata dalla Corte d’Appello, che ha limitato il risarcimento a quattro mensilità di retribuzione, sia corretta o se il lavoratore abbia diritto a un risarcimento maggiore per l’illegittimo collocamento a riposo.
Testo del provvedimento
Ordinanza interlocutoria di Cassazione Civile Sez. L Num. 13327 Anno 2024
Civile Ord. Sez. L Num. 13327 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 14/05/2024
ORDINANZA INTERLOCUTORIA
sul ricorso n. 23881/2019 proposto da:
NOME COGNOME, rappresentato e difeso dagli AVV_NOTAIO NOME COGNOME e NOME COGNOME ed elettivamente domiciliato in Roma, INDIRIZZO, presso l’AVV_NOTAIO;
-ricorrente –
contro
RAGIONE_SOCIALE di Formia, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato e domiciliato presso di essa in RomaINDIRIZZO INDIRIZZO;
-controricorrente-
avverso la SENTENZA della CORTE D’APPELLO DI ROMA n. 2256/2019, pubblicata il 24 maggio 2019.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 21/03/2024 dal Consigliere NOME COGNOME.
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
NOME COGNOME ha proposto reclamo contro la sentenza del Tribunale di Latina n. 1158/2018 con la quale, nel contraddittorio delle parti, era stata accolta parzialmente la sua opposizione avverso l’ordinanza del 12 giugno 2013 emessa dal medesimo Tribunale, con conseguente declaratoria di illegittimità del provvedimento con il quale era stato disposto il suo collocamento a riposo a decorrere dal 1° settembre 2013 e condanna dell’istituto resistente a pagare quattro mensilità dell’ultima retribuzione glob ale di fatto a titolo di risarcimento.
La Corte d’appello di Roma, nel contraddittorio delle parti, con sentenza n.