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Collaborazione etero-organizzata: sì alle tutele

La Cassazione chiarisce che in una collaborazione etero-organizzata, il lavoratore ha diritto alle tutele del lavoro subordinato. Il caso riguarda collaboratori autonomi la cui proroga del contratto, senza compenso aggiuntivo, è stata contestata. La Corte ha rinviato il giudizio per verificare se la loro attività fosse etero-organizzata, applicando così le garanzie retributive previste per i dipendenti.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Collaborazione Etero-Organizzata: Quando la Proroga Senza Compenso è Illegittima?

La distinzione tra lavoro autonomo e subordinato è uno dei temi più dibattuti nel diritto del lavoro. Con l’introduzione del concetto di collaborazione etero-organizzata (D.Lgs. 81/2015, noto come Jobs Act), il legislatore ha esteso le tutele del lavoro dipendente a quei rapporti che, pur essendo formalmente autonomi, sono di fatto diretti e organizzati dal committente. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione esplora proprio questo confine, analizzando il caso di una proroga contrattuale senza compenso aggiuntivo.

I Fatti del Caso: Un Progetto Prolungato, Un Compenso Invariato

Tre collaboratori avevano stipulato con una società contratti di collaborazione autonoma a tempo determinato per svolgere un’attività di controllo e reportistica. Il contratto prevedeva un compenso forfettario complessivo per l’intera durata dell’incarico, da gennaio a inizio ottobre.

Alla scadenza, la società e i collaboratori si sono accordati per una proroga di circa tre mesi, necessaria per completare le attività previste. Tuttavia, l’accordo di modifica non prevedeva alcun compenso aggiuntivo per il periodo di lavoro extra, limitandosi a rimodulare il pagamento dell’ultima rata del compenso originario.

Ritenendo di aver lavorato per mesi senza retribuzione, i collaboratori si sono rivolti al Tribunale per chiedere il pagamento del lavoro svolto durante la proroga, sostenendo la nullità dell’accordo modificativo.

Il Giudizio di Primo e Secondo Grado

Il Tribunale ha dato ragione ai lavoratori, condannando la società al pagamento di un compenso aggiuntivo. Secondo il giudice di primo grado, la proroga del rapporto richiedeva necessariamente una nuova retribuzione per il lavoro prestato nel periodo supplementare.

La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato la decisione. A suo avviso, prevaleva il principio dell’autonomia contrattuale: le parti si erano liberamente accordate per estendere il termine al fine di completare l’incarico originario, mantenendo invariato il compenso forfettario. La proroga non riguardava nuove attività, ma solo la conclusione di quelle già pattuite, il cui completamento era slittato per ragioni non imputabili alle parti. Pertanto, secondo la Corte territoriale, nessun compenso extra era dovuto.

La Decisione della Cassazione sulla Collaborazione Etero-organizzata

I collaboratori hanno presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali. La Corte Suprema ha ritenuto decisivo il secondo motivo, incentrato sulla violazione della disciplina sulla collaborazione etero-organizzata.

I ricorrenti sostenevano che il loro rapporto, pur essendo formalmente autonomo, presentava le caratteristiche della collaborazione etero-organizzata, ovvero era personale, continuativo e le modalità di esecuzione erano definite dal committente. Se tale natura fosse stata riconosciuta, si sarebbe dovuta applicare la disciplina del lavoro subordinato, compreso il diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità di lavoro svolto, come sancito dall’art. 36 della Costituzione.

La Corte di Cassazione ha accolto questa tesi, rilevando come la Corte d’Appello avesse completamente ignorato di verificare la natura del rapporto di lavoro, nonostante fosse un punto sollevato dai lavoratori sin dal primo grado.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha affermato che la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto nel non esaminare la domanda dei lavoratori relativa all’applicazione dell’art. 2 del D.Lgs. 81/2015. Questo esame era un passaggio logico e giuridico imprescindibile. Infatti, qualora il rapporto fosse stato qualificato come collaborazione etero-organizzata, la pretesa di un compenso aggiuntivo per il lavoro extra avrebbe trovato fondamento diretto nelle tutele del lavoro subordinato, superando le argomentazioni basate sulla mera autonomia negoziale.

In sostanza, non è sufficiente affermare che le parti si sono accordate liberamente se, nei fatti, il rapporto è soggetto a un’organizzazione esterna che lo assimila al lavoro dipendente. In questi casi, le tutele legali inderogabili, come quella alla giusta retribuzione, prevalgono sulla volontà contrattuale.

Per queste ragioni, la Corte ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato il caso a una nuova sezione della stessa Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la vicenda tenendo conto del principio di diritto enunciato e, soprattutto, accertando in concreto se il rapporto di lavoro rientrasse o meno nella fattispecie della collaborazione etero-organizzata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale introdotto dal Jobs Act: la forma contrattuale non può prevalere sulla sostanza del rapporto di lavoro. Quando una collaborazione autonoma è, di fatto, gestita e organizzata dal committente, scattano le protezioni previste per i lavoratori subordinati. Per i datori di lavoro, ciò significa che non è possibile estendere la durata di un contratto senza un adeguato compenso se il collaboratore è etero-organizzato. Per i lavoratori, questa decisione rappresenta un’importante conferma della possibilità di rivendicare i propri diritti anche quando inquadrati con contratti formalmente autonomi, ma sostanzialmente subordinati nelle modalità di esecuzione.

È possibile prorogare un contratto di collaborazione autonoma senza prevedere un compenso aggiuntivo?
In linea di principio, sì. Le parti, in base all’autonomia contrattuale, possono accordarsi per estendere la durata di un incarico a compenso invariato. Tuttavia, questa pattuizione non è valida se il rapporto di lavoro, pur essendo formalmente autonomo, è in realtà una collaborazione etero-organizzata.

Cosa si intende per collaborazione etero-organizzata e quali tutele prevede?
Si tratta di una collaborazione personale e continuativa le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente, anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro. A questi rapporti, come stabilito dall’art. 2 del D.Lgs. 81/2015, si applica la disciplina del lavoro subordinato, inclusa la garanzia di una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto (art. 36 Costituzione).

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza perché la Corte d’Appello ha omesso completamente di esaminare la domanda dei lavoratori volta a far riconoscere la natura di collaborazione etero-organizzata del loro rapporto. Questo esame era decisivo per stabilire se avessero diritto alle tutele del lavoro subordinato, come un compenso aggiuntivo per il periodo di lavoro prorogato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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