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Collaboratore fisso: quando il giornalista è dipendente

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società editoriale, confermando che un rapporto di collaborazione giornalistica può essere qualificato come lavoro subordinato nella figura del “collaboratore fisso” anche in assenza di un orario di lavoro rigido o di una prestazione quotidiana. Secondo la Corte, sono decisivi la natura non occasionale della prestazione, la messa a disposizione delle proprie energie lavorative e la responsabilità di un servizio specifico, elementi che dimostrano un inserimento stabile e organico del lavoratore nell’organizzazione aziendale.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Collaboratore Fisso: La Cassazione Chiarisce i Criteri per i Giornalisti

La distinzione tra lavoro autonomo e subordinato è spesso complessa, specialmente in settori ad alto contenuto intellettuale come il giornalismo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri per identificare la figura del collaboratore fisso, confermando che la continuità e l’integrazione nell’organizzazione aziendale sono più importanti della presenza quotidiana o di un orario fisso.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di un giornalista di veder riconosciuto il proprio rapporto di lavoro con una nota società editoriale come lavoro subordinato. Il giornalista curava con cadenza settimanale una rubrica specifica per la testata. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, accertando la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato riconducibile alla figura del collaboratore fisso, prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Giornalistico (CCNLG).

La società editrice ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che i giudici di merito non avessero correttamente valutato la mancanza dei tipici indici della subordinazione, come un orario di lavoro prestabilito e l’assoggettamento al potere direttivo dell’editore.

La Qualifica di Collaboratore Fisso nel Diritto del Lavoro

La figura del collaboratore fisso, disciplinata dall’art. 2 del CCNLG, delinea un profilo professionale specifico. Per rientrare in questa qualifica, non è sufficiente una collaborazione sporadica. La norma richiede tre elementi fondamentali:
1. Prestazione non occasionale: il lavoro deve avere carattere di continuità.
2. Messa a disposizione della propria opera: il giornalista offre le proprie energie lavorative in modo stabile.
3. Responsabilità di un servizio: al giornalista è affidata la cura continuativa di uno specifico settore o argomento informativo.

La Corte di Cassazione ha ribadito che la presenza congiunta di questi tre requisiti è sufficiente per configurare il rapporto come quello del collaboratore fisso, senza la necessità di accertare ulteriori indici tradizionali della subordinazione.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società editoriale, fornendo importanti chiarimenti. Innanzitutto, ha specificato che nel lavoro giornalistico, il vincolo di subordinazione è intrinsecamente “attenuato” a causa della creatività e autonomia che caratterizzano la prestazione. Di conseguenza, per accertare la natura del rapporto, assume un’importanza centrale l’inserimento continuativo ed organico delle prestazioni nell’organizzazione dell’impresa.

I giudici hanno spiegato che la “responsabilità di un servizio” va intesa come l’impegno del giornalista a coprire con continuità un’area tematica, garantendo all’editore un flusso costante di notizie. Questo permette all’impresa di “coprire” quell’area informativa, contando sulla piena disponibilità del lavoratore. Nel caso specifico, la gestione di una rubrica settimanale è stata considerata un incarico stabile e continuativo, sufficiente a integrare i requisiti richiesti.

La Corte ha concluso che la valutazione dei giudici di merito era corretta e ben motivata, poiché basata sulle testimonianze che provavano come il giornalista fosse stabilmente inserito nell’organizzazione del datore di lavoro, al punto da consentire all’editore di fare affidamento costante sulla sua collaborazione.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per il settore giornalistico e, più in generale, per le professioni intellettuali. La qualifica di un rapporto di lavoro come subordinato non dipende necessariamente da elementi formali come la timbratura del cartellino o la presenza fisica quotidiana. Al contrario, ciò che conta è la sostanza del rapporto: un contributo lavorativo che, per la sua continuità e funzionalità all’organizzazione aziendale, diventa parte integrante del prodotto editoriale. Gli editori devono quindi prestare molta attenzione a come strutturano le collaborazioni continuative, poiché la gestione di una rubrica o di un settore specifico in modo stabile può facilmente condurre al riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato, con tutte le tutele e gli oneri che ne conseguono.

Per essere considerati “collaboratore fisso”, è necessario avere un orario di lavoro fisso e lavorare tutti i giorni?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non sono necessari un orario di lavoro fisso o una prestazione quotidiana. Gli elementi determinanti sono la natura non occasionale della prestazione, la messa a disposizione della propria opera e la responsabilità di un servizio.

Cosa significa “responsabilità di un servizio” per un giornalista collaboratore fisso?
Significa l’impegno del giornalista a trattare, con continuità di prestazioni, uno specifico settore o argomento d’informazione, garantendo così alla testata un flusso costante di notizie e contenuti per una determinata area informativa.

In che modo la natura intellettuale del lavoro giornalistico influisce sulla valutazione della subordinazione?
La creatività e la particolare autonomia che caratterizzano la prestazione lavorativa giornalistica attenuano il carattere della subordinazione. Per questo motivo, per individuare il vincolo di dipendenza, diventa decisivo l’inserimento continuativo e organico delle prestazioni nell’organizzazione dell’impresa editoriale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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