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Cessazione materia del contendere: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10258/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso a seguito di un accordo raggiunto tra le parti. Questo accordo ha determinato la cessazione della materia del contendere, facendo venir meno l’interesse delle parti a una pronuncia giudiziale e portando alla compensazione delle spese legali.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cessazione della Materia del Contendere: l’Accordo Rende Inammissibile il Ricorso

Nel mondo del diritto, non tutte le controversie si concludono con una sentenza che stabilisce chi ha torto e chi ha ragione. A volte, il percorso giudiziario si interrompe prima. Un caso emblematico è quello della cessazione materia del contendere, un istituto giuridico che emerge quando le parti, per ragioni sopravvenute, perdono interesse a proseguire la causa. L’ordinanza n. 10258/2025 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un accordo tra i litiganti possa portare a questa conclusione, rendendo di fatto inammissibile il ricorso.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’impugnazione di una sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro. Tre ricorrenti avevano presentato ricorso per cassazione avverso tale decisione, ritenendola ingiusta. La controparte si era difesa presentando un controricorso. Il processo sembrava destinato a seguire il suo iter tradizionale fino alla pronuncia della Suprema Corte sul merito della questione.

Tuttavia, prima che la Corte si esprimesse, si è verificato un evento decisivo: le parti hanno depositato un atto congiunto.

L’Accordo Sopravvenuto e la Richiesta delle Parti

Con questo atto, depositato il 31 gennaio 2025, le parti in causa hanno formalmente dichiarato di aver raggiunto un accordo transattivo. Di conseguenza, hanno chiesto congiuntamente alla Corte di dichiarare la cessazione materia del contendere. Questa mossa ha cambiato radicalmente le sorti del procedimento, spostando l’attenzione dal merito della disputa alla sopravvenuta mancanza di interesse a una decisione.

Le Motivazioni della Decisione e la Cessazione Materia del Contendere

La Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione ha accolto la richiesta delle parti, ma con una precisazione tecnica fondamentale. La Corte ha osservato che la richiesta congiunta di dichiarare la cessazione del contendere è la prova evidente del ‘venir meno dell’interesse delle parti alla pronuncia sul ricorso’.

Questo ‘interesse ad agire’, come sancito dall’articolo 100 del Codice di Procedura Civile, è una condizione essenziale per poter ottenere una decisione dal giudice. Se questo interesse svanisce, come nel caso di un accordo, il processo non può più proseguire. La carenza di interesse, pertanto, non porta a una pronuncia sul merito, ma rende il ricorso inammissibile. La Corte non entra nel vivo della questione originaria perché le parti stesse hanno già risolto la loro controversia privatamente.

Inoltre, data la natura della decisione, basata su un accordo, la Corte ha disposto la compensazione integrale delle spese legali. Ciò significa che ogni parte si fa carico dei costi del proprio avvocato, senza che vi sia una condanna per la parte soccombente. Infine, non ricorrono i presupposti per il ‘raddoppio del contributo unificato’, una sanzione tipicamente applicata in caso di rigetto o inammissibilità ‘piena’ del ricorso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale della procedura civile: il processo è uno strumento per risolvere conflitti, non un esercizio accademico. Quando le parti trovano autonomamente una soluzione, lo strumento processuale perde la sua funzione. La dichiarazione di inammissibilità per cessazione materia del contendere è la conseguenza logica di questa perdita di interesse. Per i cittadini e le imprese, ciò significa che la via dell’accordo è sempre percorribile, anche in pendenza di un giudizio in Cassazione, e può portare a una chiusura rapida e meno onerosa della lite, con la probabile compensazione delle spese legali.

Cosa succede a un ricorso in Cassazione se le parti trovano un accordo?
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per sopravvenuta cessazione della materia del contendere. L’accordo, infatti, fa venir meno l’interesse delle parti a ottenere una decisione giudiziale, che è un presupposto fondamentale del processo.

Chi paga le spese legali in caso di cessazione della materia del contendere per accordo?
In questo caso, la Corte ha disposto la compensazione integrale delle spese. Ciò significa che ciascuna parte sostiene i costi del proprio difensore, senza che vi sia una condanna al rimborso in favore dell’altra parte, data la natura consensuale della conclusione del procedimento.

Perché il ricorso viene dichiarato inammissibile e non semplicemente archiviato?
Il ricorso è dichiarato inammissibile perché l’accordo tra le parti fa venir meno una delle condizioni essenziali dell’azione legale: l’interesse ad agire, previsto dall’art. 100 del codice di procedura civile. La mancanza di questo requisito impedisce al giudice di esaminare il merito della questione, rendendo l’atto di impugnazione non procedibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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