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Carta Docenti: Sì anche ai precari. La sentenza

Il Tribunale di Milano, Sezione Lavoro, ha accolto il ricorso di una docente precaria, riconoscendole il diritto a ricevere la ‘Carta Docenti’ da 500 euro per gli anni scolastici in cui ha lavorato con contratti a tempo determinato. La sentenza stabilisce che escludere i docenti precari da questo beneficio viola il principio di non discriminazione sancito dal diritto dell’Unione Europea e dalla Costituzione italiana, poiché la necessità di formazione continua è identica a quella dei docenti di ruolo. Di conseguenza, l’amministrazione scolastica è stata condannata al pagamento delle somme non corrisposte per gli anni di servizio precario.

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Pubblicato il 5 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Carta Docenti anche ai Precari: Il Tribunale di Milano Ribadisce il Diritto

Con una recente sentenza, il Tribunale di Milano ha nuovamente affermato un principio di fondamentale importanza per il mondo della scuola: il diritto alla Carta Docenti si estende anche agli insegnanti con contratto a tempo determinato. Questa decisione si inserisce in un filone giurisprudenziale ormai consolidato che mira a eliminare le discriminazioni tra personale di ruolo e precario, garantendo a tutti gli strumenti necessari per la formazione continua, essenziale per la qualità dell’insegnamento.

I Fatti del Caso

Una docente si è rivolta al Giudice del Lavoro dopo che l’amministrazione scolastica le aveva negato il bonus di 500 euro annui, noto come Carta Docenti, per i tre anni scolastici in cui aveva prestato servizio con contratti a tempo determinato. La docente sosteneva di aver svolto mansioni del tutto identiche a quelle dei colleghi di ruolo e che, pertanto, l’esclusione dal beneficio costituisse una palese discriminazione. Nel suo ricorso, ha quindi richiesto la condanna dell’amministrazione al pagamento delle somme non percepite, pari a 500 euro per ciascun anno di servizio precario.

La Decisione del Tribunale e l’impatto sulla Carta Docenti

Il Tribunale di Milano ha accolto integralmente il ricorso della docente. La decisione è netta: l’amministrazione è stata condannata a versare alla ricorrente la somma di 500 euro per ogni anno scolastico prestato con contratto a termine. Il giudice ha inoltre condannato la parte soccombente al pagamento delle spese legali. La sentenza conferma che la natura temporanea del rapporto di lavoro non può giustificare una disparità di trattamento rispetto a un diritto, come quello alla formazione, che è strettamente connesso alla funzione docente in sé.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione del principio di non discriminazione, di derivazione sia europea che costituzionale. Il giudice ha ricostruito il quadro normativo e giurisprudenziale, evidenziando diversi punti chiave:

1. Violazione della Normativa Europea: La sentenza richiama la clausola 4 dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, allegato alla direttiva 1999/70/CE. Questa norma vieta di trattare i lavoratori a tempo determinato in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato comparabili, per il solo fatto di avere un contratto a termine, a meno che non sussistano ragioni oggettive. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha già chiarito che la Carta Docenti rientra nelle “condizioni di impiego” e che la natura temporanea del rapporto non è una ragione oggettiva sufficiente a giustificare l’esclusione.

2. Contrasto con la Costituzione: L’esclusione dei precari collide con gli articoli 3 (principio di uguaglianza), 35 (tutela del lavoro) e 97 (buon andamento della Pubblica Amministrazione) della Costituzione. Un sistema formativo “a doppia trazione”, che fornisce strumenti solo ai docenti di ruolo, lede la qualità dell’insegnamento, poiché la P.A. si avvale di personale precario senza garantirgli gli stessi supporti per l’aggiornamento professionale.

3. Comparabilità delle Mansioni: Il Tribunale, seguendo l’orientamento della Corte di Cassazione, ha stabilito che i docenti con supplenze annuali (fino al 30 giugno o 31 agosto) si trovano in una situazione pienamente comparabile a quella dei docenti di ruolo. Svolgono le stesse mansioni e hanno lo stesso obbligo di formazione continua. Pertanto, negare loro la Carta Docenti è illegittimo.

Conclusioni

Questa sentenza del Tribunale di Milano rafforza ulteriormente la posizione dei docenti precari, confermando che il diritto alla Carta Docenti non è un privilegio per i soli insegnanti di ruolo, ma uno strumento essenziale legato alla funzione docente. Per gli insegnanti con contratti a termine, questa decisione rappresenta un’importante conferma della possibilità di agire in giudizio per ottenere il riconoscimento del proprio diritto al bonus formativo, anche per gli anni pregressi (nel rispetto dei termini di prescrizione). Per l’amministrazione scolastica, è un ulteriore monito a superare una prassi discriminatoria ormai unanimemente censurata dalla giurisprudenza nazionale ed europea.

Un docente con contratto a tempo determinato ha diritto alla Carta Docenti?
Sì. Secondo la sentenza, escludere i docenti con contratti di supplenza annuale (fino al termine delle attività didattiche o al 31 agosto) dal beneficio della Carta Docenti costituisce una discriminazione illegittima, poiché la loro situazione è comparabile a quella dei docenti di ruolo.

Per quale motivo negare la Carta Docenti ai precari è considerato discriminatorio?
La motivazione principale si basa sul principio di non discriminazione sancito dalla direttiva europea 1999/70/CE e dalla Costituzione. Poiché la formazione è un dovere per tutto il personale docente, non esiste una ragione oggettiva per negare gli strumenti formativi (come la Carta Docenti) a chi ha un contratto a termine ma svolge le medesime mansioni dei colleghi di ruolo.

La sentenza riconosce il diritto alla Carta Docenti anche per gli anni passati?
Sì, il Tribunale ha condannato l’amministrazione a pagare alla docente la somma di 500 euro per ciascuno degli anni scolastici passati in cui ha prestato servizio con contratto a tempo determinato e per i quali era stato presentato il ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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