LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Carta docente precari: Sì al bonus di 500 euro

Un insegnante con contratti a tempo determinato ha citato in giudizio il Ministero per il mancato riconoscimento della Carta docente. Il Tribunale del Lavoro ha accolto il ricorso, stabilendo che negare il bonus ai docenti precari costituisce una discriminazione vietata dal diritto dell’Unione Europea. Di conseguenza, il giudice ha ordinato al Ministero di erogare il beneficio per gli anni scolastici pregressi, disapplicando la normativa nazionale contrastante.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Carta Docente Precari: Il Tribunale di Brescia Conferma il Diritto al Bonus

Una recente sentenza del Tribunale di Brescia riafferma un principio cruciale per il mondo della scuola: il diritto alla Carta docente precari si estende anche agli insegnanti con contratti a tempo determinato. Questa decisione si allinea con l’orientamento consolidato della giurisprudenza, basato sulla prevalenza del diritto dell’Unione Europea, e condanna la discriminazione operata dalla normativa italiana, che riservava il bonus di 500 euro annui ai soli docenti di ruolo. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: La Discriminazione del Docente a Tempo Determinato

Il caso ha visto protagonista un docente che, per diversi anni scolastici (dal 2020/2021 al 2023/2024), ha lavorato con contratti di supplenza annuale o fino al termine delle attività didattiche. Nonostante svolgesse mansioni del tutto assimilabili a quelle dei colleghi di ruolo e fosse sottoposto ai medesimi obblighi formativi, si è visto negare il beneficio della “Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione”.

Il docente ha quindi presentato ricorso, sostenendo che tale esclusione costituisse una palese violazione del principio di non discriminazione sancito dalla Direttiva europea 1999/70/CE. A sostegno della sua tesi, ha richiamato importanti precedenti, tra cui una pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e una sentenza del Consiglio di Stato, che avevano già riconosciuto l’illegittimità di tale disparità di trattamento.

La Decisione del Giudice e il Diritto alla Carta Docente Precari

Il Tribunale di Brescia ha accolto integralmente il ricorso del docente. Il giudice ha accertato il diritto del ricorrente a ricevere la Carta docente per tutti e quattro gli anni scolastici in questione, condannando il Ministero convenuto a generare i buoni spesa corrispondenti, per un valore totale di 2.000 euro.

La decisione si basa su un punto fondamentale: la normativa nazionale che limita il bonus ai soli docenti di ruolo (art. 1, comma 121, della Legge 107/2015) contrasta con la clausola 4 dell’accordo quadro europeo sul lavoro a tempo determinato. Di fronte a tale contrasto, il giudice nazionale ha il dovere di disapplicare la norma interna e dare attuazione al principio europeo di non discriminazione.

Le Motivazioni della Sentenza: La Prevalenza del Diritto Europeo

La sentenza analizza in modo approfondito le ragioni giuridiche che impongono il riconoscimento del bonus anche ai precari.

Il Principio di Non Discriminazione

Il cuore della motivazione risiede nel divieto di trattare i lavoratori a tempo determinato in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato. La formazione è un diritto-dovere fondamentale per tutto il personale docente, indipendentemente dalla natura del contratto. Escludere i precari dal beneficio, destinato proprio a sostenere l’aggiornamento professionale, crea una discriminazione ingiustificata, poiché la necessità di formazione non dipende dalla stabilità del rapporto di lavoro.

La “Situazione Comparabile” tra Docenti Precari e di Ruolo

Il Tribunale, richiamando la giurisprudenza della Corte di Cassazione, ha sottolineato che i docenti con supplenze annuali (fino al 31 agosto) o fino al termine delle attività didattiche (fino al 30 giugno) si trovano in una “situazione comparabile” a quella dei docenti di ruolo. Svolgono infatti la loro prestazione per l’intera durata dell’anno scolastico, rendendo il loro bisogno di formazione e aggiornamento del tutto analogo. Anche un orario di lavoro part-time non è stato ritenuto un ostacolo, poiché ciò che conta è la “taratura annuale” dell’incarico, non il numero di ore settimanali.

Conclusioni: Cosa Cambia per i Docenti Precari?

Questa sentenza del Tribunale di Brescia consolida un orientamento ormai maggioritario nella giurisprudenza italiana. Per i docenti precari, rappresenta un’ulteriore conferma della possibilità di agire in giudizio per ottenere il riconoscimento di un diritto fondamentale per la loro crescita professionale. La decisione ribadisce che la formazione è un elemento essenziale della funzione docente, che non può essere limitato sulla base della tipologia contrattuale. I docenti a tempo determinato, il cui lavoro è indispensabile per il funzionamento del sistema scolastico, hanno pieno diritto agli stessi strumenti di aggiornamento dei colleghi di ruolo.

Un docente con contratto a tempo determinato ha diritto alla Carta docente?
Sì. Secondo la sentenza, i docenti con contratti di supplenza annuale o fino al termine delle attività didattiche hanno diritto alla Carta docente, in quanto la loro esclusione costituisce una discriminazione vietata dal diritto dell’Unione Europea.

Perché la legge italiana che esclude i precari dalla Carta docente viene disapplicata?
La legge italiana viene disapplicata perché si pone in contrasto con la clausola 4 della Direttiva europea 1999/70/CE, che sancisce il principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato. Il giudice nazionale è tenuto a dare prevalenza alla norma europea.

Il diritto alla Carta docente vale anche per contratti con un orario di lavoro ridotto?
Sì. La sentenza chiarisce che, ai fini del riconoscimento del beneficio, è dirimente la “taratura annuale” dell’incarico, ovvero il fatto che la supplenza copra l’intero anno scolastico o il periodo delle attività didattiche. Un’eventuale incompletezza dell’orario di cattedra è considerata irrilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati