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Cancellazione albo: decorrenza e diritto alla pensione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la decorrenza della cancellazione dall’albo professionale dipende dalla volontà dell’iscritto. Un ente previdenziale non può contestare la data se l’ordine professionale l’ha confermata, anche a distanza di anni, e se i contributi relativi al periodo contestato sono stati regolarmente accettati. La decisione conferma il diritto alla pensione di una professionista.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Cancellazione Albo: Conta la Volontà dell’Iscritto per la Decorrenza

La richiesta di cancellazione dall’albo professionale è un atto che dipende esclusivamente dalla volontà dell’iscritto. Ma cosa succede se la delibera dell’ordine non specifica una data? E quali sono le conseguenze per il diritto alla pensione? Con l’ordinanza n. 14860/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che la decorrenza della cancellazione deve rispecchiare l’intenzione del professionista, vincolando anche l’ente previdenziale.

I Fatti di Causa: una Cancellazione Albo Contesa

Il caso riguarda una farmacista che, dopo aver maturato quasi 15 anni di contributi, aveva richiesto la cancellazione dall’albo professionale. La sua richiesta specificava l’intenzione di rimanere iscritta fino a dicembre 1982, per completare il requisito contributivo minimo. L’ordine professionale aveva deliberato la cancellazione nel giugno 1982, senza però indicare una data di efficacia. Successivamente, l’iscrizione era stata confermata fino a dicembre 1982, e la professionista aveva regolarmente versato i contributi per l’intero anno, che l’ente previdenziale aveva accettato senza riserve.

A distanza di quasi trent’anni, al momento della richiesta di pensione, l’ente si opponeva, sostenendo che la cancellazione fosse efficace da giugno 1982 e che, di conseguenza, il requisito dei 15 anni non fosse stato raggiunto. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva dato ragione alla farmacista, riconoscendo il suo diritto alla pensione. L’ente previdenziale ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che i motivi del ricorso erano infondati, esaminandoli congiuntamente per la loro stretta connessione.

Le Motivazioni: la Decorrenza della Cancellazione Albo e il Vincolo per l’Ente

Il cuore della motivazione risiede in un principio cardine: la cancellazione dall’albo per decisione dell’iscritto è un atto che trae origine esclusivamente dalla sua volontà. Pertanto, la sua efficacia non può che decorrere dalla data indicata dal professionista stesso. La delibera dell’ordine del 1982, pur disponendo la cancellazione, non poteva produrre effetti da una data diversa da quella indicata nell’istanza (dicembre 1982).

La Corte ha inoltre sottolineato che l’omessa indicazione della decorrenza nella delibera originale è stata successivamente integrata in modo coerente con la volontà della lavoratrice. In questo contesto, l’ente previdenziale è vincolato dalle determinazioni dell’ordine professionale competente. Sono infatti le decisioni dell’ordine su iscrizione e cancellazione a determinare lo status professionale e, di conseguenza, gli obblighi contributivi. L’ente non può sindacare nel merito tali decisioni.

Un ulteriore elemento decisivo è stato il comportamento delle parti. È pacifico, infatti, che la lavoratrice avesse pagato i contributi fino alla fine dell’anno e che l’ente li avesse ricevuti senza alcuna riserva. Questo comportamento convalida ulteriormente la correttezza della decorrenza fissata a fine anno.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un principio di certezza del diritto per i professionisti. Stabilisce chiaramente che:
1. La volontà dell’iscritto è sovrana nel determinare la data di efficacia della sua cancellazione albo.
2. L’ente previdenziale è un soggetto terzo rispetto alle decisioni dell’ordine professionale e deve attenersi a quanto da esso deliberato in materia di iscrizioni e cancellazioni.
3. L’accettazione senza riserve dei contributi da parte dell’ente costituisce un elemento che rafforza la validità del rapporto contributivo per il periodo in questione.

In conclusione, la decisione impedisce agli enti previdenziali di rimettere in discussione, a distanza di decenni, situazioni consolidate basate su delibere degli ordini professionali e sul comportamento concludente delle parti, garantendo così maggiore tutela ai diritti dei lavoratori.

Da quale momento produce effetti la cancellazione dall’albo professionale richiesta dall’iscritto?
La cancellazione dall’albo per decisione dell’iscritto non può che decorrere dalla data indicata dall’iscritto stesso, poiché trova fonte nella sua esclusiva volontà.

L’ente previdenziale può contestare le decisioni dell’ordine professionale sull’iscrizione e cancellazione dei suoi membri?
No, l’ente previdenziale è vincolato dalle determinazioni sull’iscrizione prese dal consiglio dell’ordine competente, che incidono sullo status professionale e sugli obblighi contributivi. L’ente non può mettere in discussione tali decisioni.

L’accettazione dei contributi da parte dell’ente previdenziale ha qualche valore legale?
Sì, il fatto che l’ente abbia ricevuto i contributi per il periodo contestato senza alcuna riserva è un elemento che rafforza la validità del rapporto e conferma la correttezza del periodo di iscrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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