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Cambio appalto: obbligo di assunzione e tutele

Una lavoratrice è stata illegittimamente esclusa dalla riassunzione da parte di una nuova società in seguito a un cambio appalto per servizi di pulizia. La Corte di Cassazione ha confermato l’obbligo della nuova azienda di assumere la lavoratrice alle medesime condizioni contrattuali precedenti (mansioni, livello e retribuzione). Il rifiuto è stato qualificato come inadempimento contrattuale, comportando il diritto della lavoratrice al risarcimento integrale del danno, pari alle retribuzioni perse. La sentenza chiarisce che la clausola del CCNL Multiservizi crea un vero e proprio diritto soggettivo all’assunzione per il lavoratore.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Cambio Appalto: L’Obbligo di Assunzione alle Stesse Condizioni

Il cambio appalto rappresenta un momento delicato per i lavoratori, che vedono il proprio datore di lavoro sostituito da una nuova azienda. La principale preoccupazione è la stabilità occupazionale. Con l’ordinanza n. 12866/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: quando il Contratto Collettivo Nazionale lo prevede, l’obbligo di assunzione da parte della nuova impresa non è una mera formalità, ma un dovere di riassumere il personale alle stesse condizioni del rapporto precedente.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una lavoratrice impiegata per molti anni come addetta alle pulizie presso una società appaltatrice. A seguito di un cambio appalto, la nuova società subentrante si era impegnata, come previsto dal CCNL Multiservizi, ad assumere il personale della precedente gestione. Nonostante il nome della lavoratrice fosse presente nell’elenco ufficiale, la nuova azienda si è rifiutata di assumerla.

La lavoratrice ha quindi agito in giudizio, ottenendo ragione sia in primo grado che in appello. I giudici di merito hanno accertato il suo diritto ad essere assunta con le medesime mansioni, inquadramento e orario di lavoro, condannando la società al risarcimento del danno, quantificato nelle retribuzioni non percepite dalla data della messa in mora.

La società ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata interpretazione del CCNL e contestando l’equiparazione del cambio appalto a un trasferimento di ramo d’azienda.

La Questione Giuridica sul Cambio Appalto

Il quesito al centro della controversia era duplice. In primo luogo, l’obbligo di assunzione previsto dall’art. 4 del CCNL Multiservizi impone anche di mantenere le stesse condizioni economiche e normative del rapporto cessato? In secondo luogo, che tipo di responsabilità sorge dal rifiuto di assumere?

La società ricorrente sosteneva che l’obbligo fosse generico, finalizzato solo a mantenere i livelli occupazionali, e che il risarcimento dovesse essere calcolato sul minimo retributivo contrattuale, non sulla paga precedentemente goduta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, offrendo un’interpretazione dettagliata e a forte tutela del lavoratore.

L’Interpretazione dell’art. 4 del CCNL Multiservizi

Il punto cruciale dell’argomentazione della Corte risiede nell’analisi della clausola contrattuale che prevede “l’assunzione senza periodo di prova”. Secondo i giudici, questa disposizione non è casuale. L’assenza di un periodo di prova ha senso solo se il lavoratore è destinato a svolgere le medesime mansioni pregresse. Se l’assunzione avvenisse per compiti diversi, l’azienda avrebbe la necessità e il diritto di valutare le capacità del dipendente attraverso un periodo di prova. Di conseguenza, l’obbligo di assunzione senza prova implica necessariamente l’obbligo di mantenere le stesse mansioni e, per estensione, le stesse condizioni contrattuali (livello, orario e retribuzione).

La Natura del Diritto del Lavoratore e il Risarcimento

La Corte ha stabilito che la clausola del CCNL crea in capo al lavoratore un vero e proprio diritto soggettivo all’assunzione. Il rifiuto ingiustificato da parte dell’azienda subentrante non è una violazione di doveri precontrattuali, ma un vero e proprio inadempimento contrattuale rispetto a un obbligo di assumere. Tale diritto è tutelabile ai sensi dell’art. 2932 c.c.

Questa qualificazione ha un impatto diretto sul risarcimento del danno. Essendo un inadempimento contrattuale, il danno da risarcire deve essere integrale, comprendendo sia il danno emergente che il lucro cessante (art. 1223 c.c.). Il lucro cessante corrisponde a tutte le retribuzioni che il lavoratore avrebbe percepito se fosse stato regolarmente assunto. Spetta all’azienda dimostrare eventuali fatti che possano limitare la sua responsabilità.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione rafforza significativamente le tutele per i lavoratori coinvolti in un cambio appalto. Viene chiarito che le clausole sociali, presenti in molti CCNL, non sono semplici dichiarazioni di intenti, ma fonti di obblighi giuridici precisi. Le aziende che subentrano in un appalto devono essere consapevoli che l’obbligo di assunzione, se previsto dal contratto collettivo, comporta il dovere di ripristinare il rapporto di lavoro a condizioni invariate. Il mancato rispetto di tale obbligo espone l’impresa a una responsabilità contrattuale piena, con conseguente obbligo di risarcire integralmente il lavoratore per tutti i salari persi.

In caso di cambio appalto, la nuova azienda è obbligata ad assumere i dipendenti della precedente?
Sì, se previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicabile. L’ordinanza in esame, basandosi sull’art. 4 del CCNL Multiservizi, conferma che l’impresa subentrante ha l’obbligo di garantire l’assunzione del personale già impiegato nell’appalto.

L’assunzione deve avvenire alle stesse condizioni del precedente rapporto di lavoro?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di assumere “senza periodo di prova” implica logicamente che l’assunzione debba avvenire per le medesime mansioni e, di conseguenza, a parità di condizioni normative ed economiche (livello, orario, retribuzione) del rapporto precedente.

Cosa succede se la nuova azienda si rifiuta di assumere un lavoratore che ne ha diritto?
Il rifiuto è considerato un inadempimento contrattuale a un obbligo di assumere. Di conseguenza, il lavoratore ha diritto a un risarcimento integrale del danno, che include tutte le retribuzioni che avrebbe percepito dal momento del rifiuto fino alla decisione del giudice. Non si tratta di una responsabilità precontrattuale, ma di una violazione di un obbligo giuridico preciso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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