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Cambio appalto: licenziamento illegittimo se peggiora

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del licenziamento di alcune operatrici di call center a seguito di un cambio appalto. Le lavoratrici avevano rifiutato l’assunzione da parte della nuova società appaltatrice a causa di condizioni economiche e normative peggiorative. La Corte ha stabilito che il rifiuto è legittimo e che il licenziamento da parte della società uscente, basato su criteri di scelta non estesi a tutto il personale fungibile, è nullo, ordinando la reintegra e il risarcimento.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Cambio Appalto e Tutela dei Lavoratori: Il Rifiuto a Condizioni Peggiorative è Legittimo

Il settore dei servizi, e in particolare quello dei call center, è frequentemente interessato dal fenomeno del cambio appalto, una situazione che può generare incertezza per i lavoratori coinvolti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 9445/2024, ha fornito chiarimenti cruciali sulla tutela dei dipendenti, stabilendo che il licenziamento intimato dall’azienda uscente è illegittimo se i lavoratori hanno rifiutato il passaggio alla nuova azienda a causa di condizioni contrattuali peggiorative. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava alcune operatrici di call center licenziate dalla loro società datrice di lavoro (l’appaltatore uscente) in seguito alla cessazione di un contratto di servizi. La società subentrante nell’appalto si era resa disponibile ad assumere il personale, ma a condizioni ritenute deteriori dalle lavoratrici. In particolare, la proposta prevedeva la costituzione di un nuovo rapporto di lavoro, con la perdita dell’anzianità di servizio e della stabilità precedentemente acquisite. Di fronte al loro rifiuto, la società uscente ha proceduto al licenziamento.

Le lavoratrici hanno impugnato il provvedimento e, dopo un iter giudiziario complesso, la Corte d’Appello ha dichiarato nullo il licenziamento, ordinando la reintegra nel posto di lavoro e il risarcimento del danno. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul cambio appalto

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito che la normativa sul cambio appalto è finalizzata a garantire la stabilità occupazionale e l’invarianza del trattamento economico e normativo dei lavoratori. Un’offerta che peggiora le condizioni esistenti non rispetta questo principio fondamentale, rendendo legittimo il rifiuto dei dipendenti e, di conseguenza, illegittimo il licenziamento motivato da tale rifiuto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni pilastri giuridici fondamentali, offrendo una lettura chiara delle tutele previste per i lavoratori.

Principio di Invarianza delle Condizioni Contrattuali

Il cuore della questione risiede nel principio, sancito sia dalla legge (come l’art. 7, comma 4-bis, D.L. n. 248/2007) sia dalla contrattazione collettiva, secondo cui il passaggio dei lavoratori all’azienda subentrante deve avvenire a parità di condizioni economiche e normative. La Cassazione ha chiarito che proporre la costituzione di un rapporto di lavoro ex novo, con perdita di anzianità e stabilità, costituisce un palese deterioramento delle condizioni. Il rifiuto opposto dalle lavoratrici a una simile proposta è stato quindi ritenuto pienamente legittimo.

Illegittimità dei Criteri di Scelta per il Licenziamento

La conseguenza diretta del legittimo rifiuto è che il rapporto di lavoro con l’azienda uscente non si è interrotto. Quest’ultima, per poter procedere al licenziamento per giustificato motivo oggettivo, avrebbe dovuto seguire le procedure previste per i licenziamenti collettivi, applicando correttamente i criteri di scelta. La Corte ha rilevato un vizio fondamentale in questo passaggio: la società aveva limitato la platea dei lavoratori tra cui scegliere solo a quelli addetti all’appalto cessato. Questo approccio è stato considerato errato. Secondo la giurisprudenza consolidata, la comparazione deve essere estesa a tutti i dipendenti dell’intero complesso aziendale con professionalità fungibili, cioè a tutti coloro che, per competenze e mansioni, sarebbero stati in grado di svolgere lo stesso lavoro. Limitare la scelta viola i principi di correttezza e buona fede e rende il licenziamento illegittimo, comportando la tutela reintegratoria.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 9445/2024 rafforza in modo significativo la posizione dei lavoratori nel contesto di un cambio appalto, delineando chiare responsabilità per le aziende coinvolte.

1. Per i lavoratori: Viene confermato il diritto di rifiutare un’offerta di assunzione da parte dell’azienda subentrante se questa comporta un peggioramento delle condizioni economiche o normative. Tale rifiuto non può essere la causa di un licenziamento automatico e legittimo.
2. Per le aziende uscenti: Non è possibile licenziare i dipendenti che rifiutano un’offerta peggiorativa limitandosi a considerare solo il personale dell’appalto cessato. È obbligatorio avviare una corretta procedura di licenziamento collettivo, applicando i criteri di scelta legali (carichi di famiglia, anzianità, esigenze tecnico-produttive) a tutta la platea di lavoratori con mansioni fungibili presenti in azienda. In caso contrario, il licenziamento è nullo e il lavoratore ha diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro.

Un lavoratore può rifiutare l’assunzione con la nuova azienda in un cambio appalto?
Sì, secondo la Corte di Cassazione il rifiuto è legittimo se la proposta di assunzione da parte dell’azienda subentrante comporta condizioni economiche e normative peggiorative rispetto a quelle del rapporto di lavoro precedente, come la perdita di anzianità e stabilità.

Se un lavoratore rifiuta il passaggio, l’azienda uscente può licenziarlo automaticamente?
No, il licenziamento non è automatico né legittimo se basato unicamente sul rifiuto del lavoratore a condizioni peggiorative. L’azienda uscente deve seguire le corrette procedure di legge per il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, che includono l’applicazione di specifici criteri di scelta.

Come devono essere scelti i lavoratori da licenziare in caso di cessazione di un appalto?
La scelta non può essere limitata ai soli dipendenti addetti all’appalto cessato. L’azienda datrice di lavoro ha l’obbligo di estendere la platea di comparazione a tutti i lavoratori con professionalità fungibili (cioè intercambiabili) presenti nell’intero complesso aziendale, applicando i criteri di scelta previsti dalla legge (es. carichi di famiglia, anzianità) nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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