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Cambio appalto: diritto alla riassunzione del capo gruppo

Una lavoratrice con mansioni di ‘capo gruppo mensa’ non era stata riassunta dalla società subentrante in un cambio appalto. La Corte di Cassazione ha confermato il suo diritto alla riassunzione, stabilendo che il suo ruolo non rientrava tra le funzioni di direzione esecutiva che giustificano l’esclusione. L’ordinanza sottolinea come la reale presenza sul lavoro prevalga su eventuali incongruenze documentali nel dimostrare i requisiti per il passaggio.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Cambio Appalto e Riassunzione: La Cassazione Tutela il Capo Gruppo Mensa

Il tema del cambio appalto e riassunzione del personale è una questione cruciale nel diritto del lavoro, che spesso genera contenziosi. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sull’interpretazione delle clausole dei Contratti Collettivi Nazionali (CCNL) che regolano il passaggio dei lavoratori alla nuova azienda appaltatrice. La decisione si è concentrata sulla figura del “capo gruppo mensa”, stabilendo che tale ruolo non rientra, di per sé, tra le funzioni direttive che possono giustificare l’esclusione dall’obbligo di assunzione.

I Fatti del Caso: Il Contenzioso

Una lavoratrice, impiegata come capo gruppo presso una mensa aziendale, si è vista negare il posto di lavoro dalla società che era subentrata nella gestione del servizio. La nuova azienda sosteneva che le mansioni della dipendente, inquadrata al 4° livello del CCNL Commercio-Pubblici Esercizi, avessero natura direttiva ed esecutiva, rientrando così nelle eccezioni previste dalla normativa contrattuale che consentono di non procedere alla riassunzione.

Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione all’azienda, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione. I giudici di secondo grado avevano riconosciuto il diritto della lavoratrice alla riassunzione, condannando la società al pagamento delle retribuzioni maturate dalla data in cui il rapporto di lavoro avrebbe dovuto essere costituito. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Interpretazione del CCNL nel cambio appalto e riassunzione

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’art. 226 del CCNL di settore. Questa norma prevede che, in caso di cambio appalto, la gestione subentrante assuma tutto il personale addetto all’unità produttiva, a condizione che sia regolarmente iscritto al Libro Unico del Lavoro (LUL) da almeno sei mesi. Tuttavia, la stessa norma concede la facoltà di escludere il personale che svolge “funzioni di direzione esecutiva, di coordinamento e controllo dell’impianto”.

La società ricorrente sosteneva che il ruolo di “capo gruppo mensa” implicasse proprio queste funzioni di coordinamento e controllo, legittimando così la mancata assunzione. La difesa della lavoratrice, invece, puntava a dimostrare che le sue mansioni erano di coordinamento operativo e non di direzione strategica dell’intero servizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’azienda, confermando pienamente la sentenza della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che per giustificare l’esclusione dal cambio appalto e riassunzione non è sufficiente una qualsiasi funzione di coordinamento. È necessaria una vera e propria funzione di “direzione esecutiva, coordinamento e controllo dell’impianto”.

La Corte ha evidenziato la differenza sostanziale tra il “capo gruppo mensa” (4° livello) e il “capo impianto mensa” (inquadrato al 2° livello). Mentre quest’ultimo ha la responsabilità gestionale dell’intera struttura, il primo svolge un ruolo di mero coordinamento del personale addetto alla mensa nei vari turni, con autonomia esecutiva ma senza responsabilità sull’intero reparto. Si tratta, in sostanza, di un capo squadra, non di un dirigente.

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda il requisito della presenza nell’appalto da almeno sei mesi. L’azienda contestava che questo requisito fosse stato provato, a causa di alcune discrepanze tra il LUL e le buste paga. Anche su questo punto, la Cassazione ha dato ragione alla lavoratrice. I giudici hanno stabilito che, in un contesto di documentazione non univoca, deve prevalere l’approccio sostanziale. La reale ed effettiva presenza della dipendente, dimostrata da attestazioni del responsabile della struttura e dai fogli di presenza, è stata considerata prova sufficiente, superando le mere incongruenze formali.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale nella tutela dei lavoratori coinvolti nei cambi di appalto. Le clausole di esclusione previste dai CCNL devono essere interpretate restrittivamente e applicate solo a figure che detengono un’effettiva responsabilità direttiva ed esecutiva sull’intera unità produttiva. Non basta avere un ruolo di coordinamento per essere esclusi dal diritto alla continuità occupazionale.

Inoltre, la decisione ribadisce l’importanza della prova sostanziale rispetto a quella puramente formale. Quando emergono discrepanze tra diversi documenti (LUL, buste paga, fogli presenza), il giudice deve accertare la situazione di fatto, privilegiando la realtà del rapporto di lavoro. Questo principio rappresenta una garanzia importante per i dipendenti, la cui posizione potrebbe essere indebolita da errori o imprecisioni nella documentazione aziendale.

Un ‘capo gruppo’ in un cambio appalto ha sempre diritto alla riassunzione?
Non sempre, ma la sua esclusione non è automatica. Il diritto alla riassunzione dipende dalle mansioni effettivamente svolte. Se il ruolo è di coordinamento operativo di un gruppo, senza funzioni di direzione esecutiva, controllo e gestione dell’intero impianto, il lavoratore non può essere escluso dall’obbligo di assunzione da parte della nuova azienda, come specificato dall’art. 226 del CCNL di settore.

Cosa prevale in caso di discrepanza tra i documenti formali (LUL) e la presenza effettiva sul luogo di lavoro?
Secondo la Corte, in un contesto di non corrispondenza documentale, si deve privilegiare un’interpretazione sostanziale. L’effettiva e reale presenza della lavoratrice nell’appalto, dimostrata tramite attestazioni e fogli di presenza, prevale sulle risultanze formali e potenzialmente contraddittorie del Libro Unico del Lavoro (LUL).

Qual è la differenza tra un ‘capo gruppo mensa’ e un ruolo con funzioni direttive che giustificano l’esclusione dalla riassunzione?
La differenza è sostanziale. Il ‘capo gruppo mensa’ è stato equiparato a un capo squadra con compiti di referente e autonomia esecutiva a livello operativo. Un ruolo con funzioni direttive escludenti, come quello di ‘capo impianto’, comporta invece mansioni di direzione, coordinamento e controllo dell’intero impianto o reparto, con un livello di responsabilità e competenza professionale nettamente superiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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