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Buono pasto turno notturno: il diritto alla mensa vale

Un infermiere ha rivendicato il diritto ai buoni pasto per i turni notturni svolti tra il 2002 e il 2008. Dopo il rigetto nei primi due gradi di giudizio, basato su un accordo aziendale che limitava il beneficio alle ore diurne, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. La Suprema Corte ha stabilito che il diritto al buono pasto per il turno notturno sorge quando l’orario di lavoro supera le sei ore, essendo legato alla pausa obbligatoria, e non può essere limitato da accordi locali in contrasto con il contratto collettivo nazionale.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Buono Pasto Turno Notturno: La Cassazione Conferma il Diritto del Lavoratore

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale per i lavoratori del comparto sanità e, per estensione, per molti altri settori: il diritto al buono pasto per il turno notturno sussiste ogni qualvolta la prestazione lavorativa superi le sei ore. Questa decisione chiarisce che il diritto alla pausa e al relativo beneficio non dipende dall’orario, diurno o notturno, in cui si svolge il lavoro, ma dalla sua durata.

I Fatti del Caso

Un infermiere professionale ha citato in giudizio l’Azienda Sanitaria Locale di appartenenza per ottenere il riconoscimento del proprio diritto a ricevere i buoni pasto per tutti i turni notturni (dalle 20:00 alle 8:00) effettuati nel periodo tra il 2002 e il 2008. La richiesta, quantificata in circa 1.600 euro oltre interessi, era stata respinta sia dal Tribunale di primo grado che dalla Corte d’Appello.

La Decisione nei Gradi di Merito

I giudici di merito avevano negato il diritto del lavoratore basandosi su un accordo sindacale aziendale del 1996. Tale accordo, secondo le corti, prevedeva l’erogazione dei buoni pasto esclusivamente per i lavoratori presenti in servizio nella fascia oraria diurna (dalle 12:30 alle 14:30). Solo un successivo accordo del 2008 aveva esteso tale diritto anche al personale notturno, ma con decorrenza dal 1° gennaio 2009, escludendo quindi il periodo oggetto della causa.

Il Ricorso in Cassazione e il Diritto al Buono Pasto per Turno Notturno

Il lavoratore ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che la decisione della Corte d’Appello violasse diverse norme di legge e contrattuali, tra cui il CCNL Comparto Sanità del 2001. La tesi del ricorrente era che il diritto alla mensa (o al buono pasto sostitutivo) fosse garantito dalla normativa nazionale e collettiva a tutti i dipendenti che effettuano turni di lavoro di durata superiore a un certo limite, a prescindere dalla collocazione oraria, e che un accordo aziendale non potesse derogare in senso peggiorativo a tale diritto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e decidendo nel merito a favore dell’infermiere. Le motivazioni si fondano su principi consolidati dalla stessa giurisprudenza di legittimità.

Il Collegamento tra Pausa e Buono Pasto

I giudici hanno ribadito che il diritto al buono pasto non ha natura retributiva, ma costituisce un’erogazione a carattere assistenziale. Tale beneficio è intrinsecamente legato al diritto del lavoratore a una pausa, finalizzata al recupero delle energie psicofisiche e all’eventuale consumazione del pasto. Ai sensi dell’art. 8 del D.Lgs. 66/2003, ogni lavoratore il cui orario giornaliero ecceda le sei ore ha diritto a un intervallo per pausa.

L’Interpretazione del CCNL Sanità

La Corte ha chiarito che la clausola del CCNL Sanità (art. 29 del contratto integrativo del 2001), che riconosce il diritto alla mensa in relazione alla “particolare articolazione dell’orario”, deve essere interpretata nel senso che tale diritto sorge ogni volta che la durata del turno di lavoro è tale da includere la pausa obbligatoria per legge. La “particolare articolazione” non è quindi una condizione discrezionale legata all’orario diurno, ma un riferimento oggettivo alla durata della prestazione lavorativa che supera le sei ore. Di conseguenza, escludere il buono pasto per il turno notturno costituirebbe una differenziazione ingiustificata e discriminatoria.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha concluso che l’Azienda Sanitaria non poteva restringere il campo di applicazione del diritto al buono pasto attraverso un accordo aziendale, limitandolo ai soli turni diurni, quando il contratto nazionale e la legge lo collegano unicamente alla durata della prestazione lavorativa. Pertanto, la sentenza di appello è stata annullata e l’azienda è stata condannata a pagare al lavoratore la somma richiesta per i buoni pasto non corrisposti, oltre a interessi, rivalutazione e spese legali. Questa ordinanza rappresenta un precedente importante che rafforza la tutela dei lavoratori turnisti, garantendo parità di trattamento a prescindere dall’orario di servizio.

Il diritto al buono pasto spetta anche per i turni notturni?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto alla mensa, o al buono pasto sostitutivo, è legato al diritto alla pausa, che spetta a ogni lavoratore il cui orario giornaliero superi le sei ore, indipendentemente dal fatto che il turno sia diurno o notturno.

Un accordo aziendale può limitare il diritto al buono pasto previsto dal contratto nazionale?
No. Secondo la Corte, un’azienda non può restringere il campo degli aventi diritto al buono pasto rispetto a quanto previsto dalla clausola contrattuale nazionale (CCNL), che lega il beneficio alla durata del lavoro e non alla sua collocazione oraria.

A cosa è collegato il diritto alla mensa o al buono pasto sostitutivo?
Il diritto è collegato alla fruizione di un intervallo di lavoro (pausa), previsto obbligatoriamente dalla legge quando l’orario di lavoro giornaliero eccede il limite di sei ore. Il buono pasto è considerato un’erogazione di carattere assistenziale finalizzata a garantire il benessere del dipendente durante tale pausa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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