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Buono pasto turno notturno: diritto confermato

Un’azienda sanitaria ha contestato la decisione di concedere il buono pasto ai suoi infermieri per i turni notturni superiori alle sei ore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il diritto al buono pasto per turno notturno è intrinsecamente legato al superamento del limite di sei ore di lavoro giornaliero, che fa scattare il diritto a una pausa. Questo beneficio, di natura assistenziale e non retributiva, spetta a prescindere dall’orario (diurno o notturno) in cui viene svolta la prestazione lavorativa.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Buono Pasto Turno Notturno: La Cassazione Conferma il Diritto dei Lavoratori

La questione del diritto al buono pasto per turno notturno è stata nuovamente al centro di un’importante pronuncia della Corte di Cassazione. Con l’ordinanza in esame, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: il diritto a beneficiare del servizio mensa, o del buono pasto sostitutivo, sorge ogni qualvolta l’orario di lavoro superi le sei ore, a prescindere che la prestazione avvenga di giorno o di notte. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale a tutela dei lavoratori, chiarendo la natura e le condizioni di questo importante beneficio assistenziale.

I Fatti del Caso: La Controversia sul Buono Pasto Notturno

La vicenda ha origine dalla richiesta di un gruppo di infermieri professionali impiegati presso un’azienda sanitaria locale. I lavoratori chiedevano il riconoscimento del diritto al buono pasto per i turni di lavoro svolti nella fascia oraria notturna, tipicamente dalle 20:00 alle 8:00 del mattino seguente, un orario continuativo di dodici ore.

Mentre il tribunale di primo grado aveva respinto la loro domanda, la Corte d’Appello aveva riformato la decisione, condannando l’azienda sanitaria a corrispondere le somme dovute. L’azienda ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un’erronea interpretazione delle norme contrattuali e di legge, in particolare dell’articolo 29 del CCNL Sanità.

L’Analisi della Corte e il Diritto al Buono Pasto per Turno Notturno

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando la decisione della Corte d’Appello. L’analisi dei giudici si è concentrata su due motivi principali sollevati dalla ricorrente.

Il Primo Motivo di Ricorso: Interpretazione Contrattuale e Orario di Lavoro

L’azienda sanitaria sosteneva che il diritto alla mensa fosse legato a specifiche fasce orarie e che la sua estensione ai turni notturni fosse il risultato di un accordo sindacale successivo, non applicabile retroattivamente. La Cassazione ha smontato questa tesi, richiamando la propria giurisprudenza consolidata (tra cui le sentenze n. 5547/2021 e n. 25622/2023).

I giudici hanno chiarito che il diritto al buono pasto non è un elemento della retribuzione, ma una prestazione di carattere assistenziale. La sua funzione è quella di conciliare le esigenze del servizio con quelle del lavoratore, garantendogli il benessere fisico necessario per proseguire l’attività lavorativa. Il presupposto per questo diritto non è l’orario in cui si consuma il pasto, ma la durata della prestazione lavorativa.

Il Secondo Motivo di Ricorso: L’Inammissibile Critica alla Motivazione

Con il secondo motivo, l’azienda lamentava un presunto omesso esame di un fatto decisivo, ovvero l’accordo sindacale del 2008 che, a suo dire, avrebbe introdotto il diritto con efficacia solo per il futuro (ex nunc). Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha spiegato che la doglianza non riguardava l’omissione di un ‘fatto storico’, ma una critica all’interpretazione delle norme e degli accordi fatta dal giudice di merito. Tale critica non rientra nei motivi per cui si può ricorrere in Cassazione secondo l’art. 360, n. 5, c.p.c., il cui scopo non è consentire un terzo grado di giudizio sul merito della controversia.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su un principio chiaro e lineare: il diritto alla pausa, previsto dall’art. 8 del D.Lgs. 66/2003 per ogni lavoratore il cui orario giornaliero superi le sei ore, è il fondamento del diritto al buono pasto. La ‘particolare articolazione dell’orario’ menzionata nel CCNL Sanità si riferisce proprio a questa circostanza. Pertanto, un turno continuativo di dodici ore, anche se svolto di notte, integra pienamente questo requisito.

La Corte ha specificato che il diritto alla mensa o al buono sostitutivo è legato all’obbligatoria sosta lavorativa, finalizzata al recupero delle energie psicofisiche. Le parti sociali non hanno mai espresso la volontà di limitare questo diritto a specifiche fasce orarie ‘normalmente destinate alla consumazione del pasto’. Se avessero voluto farlo, avrebbero dovuto indicarlo espressamente, cosa che non è avvenuta. Di conseguenza, l’azienda non può restringere unilateralmente il campo dei beneficiari previsto dalla contrattazione collettiva.

Conclusioni: Cosa Significa Questa Sentenza per i Lavoratori

Questa ordinanza rafforza la tutela dei lavoratori che operano su turni lunghi e faticosi, specialmente in settori cruciali come quello sanitario. Il messaggio della Cassazione è inequivocabile: il buono pasto è un diritto legato alla durata e all’organizzazione del lavoro, non al momento della giornata in cui esso viene svolto. Per i lavoratori, ciò significa avere la certezza di vedersi riconosciuto un beneficio assistenziale essenziale per il mantenimento del proprio benessere durante l’attività lavorativa. Per i datori di lavoro, rappresenta un monito a interpretare i contratti collettivi in modo conforme alla legge e alla loro finalità, senza introdurre limitazioni non previste.

A chi spetta il buono pasto per il turno notturno?
Spetta a tutti i dipendenti il cui orario di lavoro giornaliero superi il limite di sei ore, che dà diritto a una pausa. La Corte ha chiarito che questo diritto sorge indipendentemente dal fatto che il turno sia diurno o notturno.

Il diritto al buono pasto è legato a specifiche fasce orarie per il pranzo o la cena?
No. La Cassazione ha stabilito che il diritto non è legato alle ‘fasce orarie normalmente destinate alla consumazione del pasto’. Il presupposto è unicamente la durata della prestazione lavorativa che eccede le sei ore e la conseguente necessità di una pausa per il recupero delle energie.

Un’azienda può negare il buono pasto per i turni notturni basandosi su una propria interpretazione del contratto?
No. L’azienda non può restringere il diritto al buono pasto rispetto a quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), come interpretato dalla giurisprudenza. Qualsiasi limitazione dovrebbe essere espressamente prevista dalle parti sociali nell’accordo stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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