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Buoni pasto turno notturno: diritto anche di notte

Un operatore sanitario si è visto negare i buoni pasto per i turni notturni. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo che il diritto ai buoni pasto per il turno notturno è intrinsecamente legato alla pausa obbligatoria per i turni superiori a sei ore, indipendentemente dalla fascia oraria, e non può essere limitato da accordi aziendali inferiori.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Buoni Pasto nel Turno Notturno: La Cassazione Conferma il Diritto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21310 del 2024, ha stabilito un principio fondamentale per migliaia di lavoratori del settore sanitario: il diritto ai buoni pasto per il turno notturno è garantito se la prestazione lavorativa supera le sei ore. Questa decisione chiarisce che il beneficio non è legato a specifiche fasce orarie, ma alla necessità di una pausa per il recupero delle energie psicofisiche, indipendentemente dal fatto che il turno sia diurno o notturno.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Lavoratore

Il caso ha origine dalla domanda di un infermiere professionale che chiedeva il riconoscimento del proprio diritto a ricevere i buoni pasto (o ticket mensa) per i turni di lavoro svolti dalle ore 20:00 alle ore 8:00, per il periodo compreso tra il 2001 e il 2008. L’Azienda Sanitaria Locale (ASL) di competenza aveva negato tale diritto.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello di Napoli avevano respinto la richiesta del lavoratore. La decisione dei giudici di merito si basava principalmente su un accordo sindacale aziendale del 1996, il quale prevedeva l’erogazione dei buoni pasto solo per i lavoratori presenti in servizio nella fascia oraria dalle 12:30 alle 14:30. Secondo la Corte d’Appello, solo un successivo accordo del 2008 aveva esteso tale diritto anche al personale notturno, ma solo a partire dal 1° gennaio 2009.

La Questione Giuridica e i buoni pasto per il turno notturno

Insoddisfatto della decisione, l’infermiere ha presentato ricorso in Cassazione. La questione centrale verteva sull’interpretazione dell’articolo 29 del CCNI Comparto Sanità del 2001. Questa norma riconosce il diritto alla mensa ai dipendenti in relazione alla “particolare articolazione dell’orario”.

Il ricorrente ha sostenuto che tale espressione dovesse essere interpretata nel senso di collegare il diritto al buono pasto non a una specifica fascia oraria, ma alla durata del turno di lavoro che, superando le sei ore, impone una pausa obbligatoria. Negare il buono pasto ai turnisti notturni, a suo avviso, costituiva una discriminazione ingiustificata e violava normative di rango superiore.

L’intervento della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le argomentazioni del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e decidendo nel merito a suo favore. I giudici hanno ribadito un principio già consolidato nella loro giurisprudenza, affermando che il diritto alla mensa o al buono pasto sostitutivo è un’agevolazione di carattere assistenziale e non retributivo. Il suo scopo è conciliare le esigenze di servizio con quelle del dipendente, garantendogli il benessere fisico necessario per proseguire l’attività lavorativa.

Le Motivazioni: Il Principio del Diritto alla Pausa

Il fulcro del ragionamento della Cassazione risiede nel collegamento indissolubile tra il buono pasto e il diritto alla pausa. Ai sensi dell’art. 8 del D.Lgs. 66/2003, ogni lavoratore il cui orario di lavoro giornaliero ecceda il limite di sei ore ha diritto a un intervallo per la pausa. Questo diritto è finalizzato al recupero delle energie psicofisiche e, eventualmente, alla consumazione del pasto.

La “particolare articolazione dell’orario” menzionata nel CCNI, secondo la Corte, non è altro che un orario di lavoro la cui durata fa scattare l’obbligo di questa pausa. Di conseguenza, il diritto al buono pasto sorge automaticamente ogni volta che il turno supera le sei ore, a prescindere dal fatto che sia svolto di giorno o di notte. Un accordo aziendale non può derogare a questo principio, limitando il beneficio a determinate fasce orarie, poiché ciò creerebbe una disparità di trattamento ingiustificata tra lavoratori.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, conferma che tutti i dipendenti, inclusi quelli del comparto sanità, che effettuano turni di lavoro superiori alle sei ore hanno diritto al servizio mensa o, in sua assenza, ai buoni pasto sostitutivi. In secondo luogo, stabilisce che questo diritto non può essere negato sulla base di accordi locali che lo limitino a specifiche fasce orarie, come quella del pranzo. Infine, rafforza la natura assistenziale del buono pasto, slegandolo da logiche puramente retributive e ancorandolo al benessere del lavoratore e al suo diritto a una pausa effettiva durante un turno di lavoro prolungato.

Il diritto al buono pasto dipende dall’orario (diurno o notturno) in cui si lavora?
No, il diritto al buono pasto non dipende dall’orario, ma dalla durata della prestazione lavorativa. Spetta ogni volta che il turno di lavoro supera le sei ore, poiché ciò dà diritto a una pausa, alla quale il buono pasto è collegato.

Un accordo sindacale aziendale può limitare il diritto ai buoni pasto previsto dal contratto nazionale?
No, l’Azienda non può restringere il campo degli aventi diritto al buono pasto rispetto a quanto previsto dalla contrattazione nazionale (CCNI). Il diritto è legato alla “particolare articolazione dell’orario”, intesa come un turno superiore alle sei ore, e non può essere limitato a specifiche fasce orarie da accordi locali.

Il buono pasto è considerato parte della retribuzione?
No, l’ordinanza chiarisce che il buono pasto non ha natura retributiva, ma costituisce un’erogazione di carattere assistenziale, finalizzata a conciliare le esigenze del servizio con quelle quotidiane del dipendente per garantirne il benessere fisico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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