LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Borse di studio medici: no all’aumento triennale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3011/2024, ha stabilito che le borse di studio medici per gli specializzandi iscritti prima dell’a.a. 2006/2007 non sono soggette alla rideterminazione triennale. La Corte ha chiarito che le leggi finanziarie, in particolare la L. 449/1997, hanno consolidato i fondi, bloccando di fatto sia l’adeguamento all’inflazione sia l’incremento triennale legato ai contratti del personale medico. Questa decisione riforma un precedente orientamento e accoglie il ricorso di un’università, cassando la sentenza d’appello che aveva riconosciuto il diritto all’aumento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Borse di studio medici: la Cassazione nega l’aumento triennale

Con una recente e significativa ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta nuovamente sulla questione delle borse di studio medici specializzandi, fornendo un chiarimento decisivo. La pronuncia n. 3011 del 1° febbraio 2024 ha stabilito che, per i medici iscritti ai corsi di specializzazione prima dell’anno accademico 2006/2007, non spetta la rideterminazione triennale dell’importo della borsa. Questa decisione consolida un orientamento più recente, ribaltando la posizione favorevole ai medici che era stata assunta da alcune corti di merito.

I fatti del caso

Un gruppo di medici, specializzatisi presso un’importante università italiana prima dell’anno accademico 2006/2007, aveva avviato un’azione legale per ottenere l’adeguamento delle borse di studio percepite durante il loro percorso formativo. Essi lamentavano il mancato aggiornamento triennale previsto dalla normativa originaria (D.Lgs. 257/1991), che legava l’importo della borsa ai miglioramenti stipendiali del personale medico del Servizio Sanitario Nazionale.

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva dato ragione ai medici, condannando l’ateneo a versare le differenze economiche. L’università, ritenendo la decisione ingiusta, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che una serie di interventi legislativi successivi avesse di fatto bloccato tali adeguamenti.

La normativa e il blocco delle borse di studio medici

La questione giuridica ruota attorno all’interpretazione dell’art. 6 del D.Lgs. n. 257/1991. Questa norma istituiva un doppio meccanismo di adeguamento per le borse di studio:

1. Un incremento annuale, basato sul tasso di inflazione programmato.
2. Una rideterminazione triennale, in funzione dei miglioramenti stipendiali previsti dalla contrattazione collettiva per i medici dipendenti del SSN.

Tuttavia, a partire dagli anni ’90, diverse leggi finanziarie sono intervenute per contenere la spesa pubblica. In particolare, l’art. 32 della Legge n. 449/1997 ha “consolidato” la quota del Fondo sanitario nazionale destinata al finanziamento delle borse, fissandola a un importo specifico. Questo ha sollevato il dubbio se tale blocco riguardasse solo l’adeguamento annuale all’inflazione o anche quello triennale.

La decisione della Corte di Cassazione e le motivazioni

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’università, cassando con rinvio la sentenza d’appello. I giudici hanno chiarito che il blocco imposto dalle leggi finanziarie deve essere inteso in senso ampio, andando a colpire l’intero “corpus normativo” previsto dall’art. 6 del D.Lgs. 257/1991.

Il consolidamento di un nuovo orientamento giurisprudenziale

La Corte ha sposato l’interpretazione già delineata nella sentenza n. 4449 del 2018, superando un precedente orientamento che tendeva a distinguere i due tipi di adeguamento. Secondo la visione attuale, il legislatore, nel consolidare i fondi, intendeva bloccare tutti gli automatismi di aumento, sia quello annuale legato all’inflazione, sia quello triennale legato ai contratti.

L’impatto delle leggi finanziarie sulla rideterminazione

La motivazione della Cassazione si fonda su una lettura sistematica delle norme succedutesi nel tempo. La volontà del legislatore di stabilizzare la finanza pubblica ha portato a un congelamento degli importi che non ammetteva eccezioni. Pertanto, la pretesa dei medici di ottenere la rideterminazione triennale per il periodo compreso tra il 1998 e il 2005 è stata ritenuta infondata, poiché in quegli anni il blocco era pienamente operativo.

Conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa ordinanza pone fine a un lungo contenzioso e fornisce un’interpretazione chiara e definitiva sulla portata del blocco degli adeguamenti delle borse di studio per i medici specializzandi del vecchio ordinamento. La decisione sottolinea come le esigenze di bilancio e le normative di finanza pubblica possano prevalere su meccanismi di adeguamento retributivo precedentemente istituiti. Per i medici coinvolti, ciò significa l’impossibilità di recuperare le somme richieste a titolo di adeguamento triennale per il periodo in questione. La pronuncia rappresenta un punto di riferimento essenziale per tutte le controversie analoghe ancora pendenti.

I medici specializzandi iscritti prima dell’anno accademico 2006/2007 hanno diritto all’adeguamento triennale della borsa di studio?
No. Secondo l’ordinanza, a partire dal 1998 e fino al 2005, le borse di studio non erano soggette all’incremento triennale a causa delle leggi che hanno bloccato gli adeguamenti per esigenze di finanza pubblica.

Perché la Corte di Cassazione ha affermato il blocco di entrambi gli adeguamenti (annuale e triennale)?
La Corte ha ritenuto che la normativa successiva, in particolare l’art. 32 della L. 449/1997, nel “consolidare” la quota del Fondo sanitario nazionale destinata alle borse, abbia inteso bloccare l’intero meccanismo di adeguamento previsto dall’art. 6 del D.Lgs. 257/1991, senza distinzioni tra l’incremento annuale e quello triennale.

Qual è la conseguenza pratica di questa decisione?
La conseguenza è che il ricorso dell’università è stato accolto e la sentenza d’appello, che aveva riconosciuto il diritto dei medici all’aumento, è stata annullata. La causa dovrà essere decisa nuovamente da un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà attenersi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati