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Blocco Stipendiale: Niente Assegno Funzionale Maturato

Un ex militare, transitato al ruolo civile durante il blocco stipendiale (2011-2014), si è visto negare dalla Corte di Cassazione il diritto all’assegno di funzione maturato in quel periodo. La Suprema Corte ha stabilito che il blocco stipendiale non era una semplice sospensione, ma una ridefinizione legale della retribuzione. Pertanto, al momento del transito, la sua posizione economica era quella ‘congelata’, senza alcun diritto acquisito all’incremento economico, che non poteva essere riconosciuto neanche dopo la fine del blocco.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Blocco Stipendiale e Transito nei Ruoli Civili: La Cassazione Nega l’Assegno Funzionale

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 33743/2024, ha affrontato una questione cruciale per il pubblico impiego, relativa agli effetti del blocco stipendiale imposto tra il 2011 e il 2014. Il caso riguarda un ex militare transitato nei ruoli civili della Difesa, il quale si è visto negare il riconoscimento economico di un assegno di funzione maturato proprio durante quel periodo di ‘congelamento’ retributivo. La decisione chiarisce in modo definitivo la natura giuridica del blocco e le sue conseguenze sulla posizione economica dei dipendenti.

I Fatti di Causa

Un dipendente del Ministero della Difesa, precedentemente graduato dell’Esercito, aveva maturato il diritto a percepire l’assegno di funzione il 20 giugno 2011, al compimento del 17° anno di servizio. Tale data, tuttavia, ricadeva nel pieno del periodo di vigenza del cosiddetto blocco stipendiale, introdotto dal d.l. n. 78/2010 per contenere la spesa pubblica. Successivamente, il 22 aprile 2014, ancora durante il blocco, il militare è transitato nei ruoli civili dell’amministrazione.

Una volta terminato il periodo di blocco il 31 dicembre 2014, il lavoratore ha richiesto il riconoscimento economico dell’assegno. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello gli avevano dato ragione, stabilendo che l’emolumento dovesse essere corrisposto a partire dal 1° gennaio 2015. Il Ministero della Difesa, tuttavia, ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’assegno non fosse mai entrato a far parte della base retributiva del dipendente.

Il Blocco Stipendiale e la Posizione Economica al Momento del Transito

Il nodo centrale della controversia era stabilire quale fosse la ‘posizione economica acquisita’ dal lavoratore al momento del suo passaggio ai ruoli civili, come previsto dall’art. 930 del d.lgs. n. 66/2010. Secondo il dipendente, il diritto all’assegno era maturato giuridicamente e doveva essere riconosciuto economicamente alla fine del blocco. Per l’Amministrazione, invece, la retribuzione da considerare era quella effettivamente percepita al momento del transito, ovvero quella ‘congelata’ ai livelli del 2010.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Blocco Stipendiale

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero della Difesa, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. La sentenza si fonda su un’interpretazione rigorosa della normativa sul blocco stipendiale, supportata da consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno chiarito che il blocco stipendiale non ha operato come una semplice sospensione dei pagamenti, ma come una vera e propria norma conformativa della retribuzione. In altre parole, per il quadriennio 2011-2014, la legge ha ‘sterilizzato’ qualsiasi automatismo stipendiale. Le progressioni di carriera e gli scatti di anzianità maturati in quel periodo avevano un valore esclusivamente giuridico, ma non producevano alcun effetto economico.

Di conseguenza, l’assegno di funzione, pur essendo maturato nel 2011, non è mai entrato a far parte del trattamento economico ‘goduto’ dal dipendente. Al momento del transito nei ruoli civili nel 2014, la sua posizione economica era, a tutti gli effetti legali, quella cristallizzata al 31 dicembre 2010. Non esisteva, pertanto, un ‘diritto quesito’ a un trattamento economico superiore che potesse essere fatto valere successivamente.

La Corte ha sottolineato che ammettere il contrario significherebbe disapplicare la ratio della norma sul blocco, che era proprio quella di contenere la spesa pubblica impedendo l’insorgere di maggiori oneri retributivi. Il trattamento economico del dipendente è stato quindi correttamente determinato sulla base di quanto effettivamente percepito al momento del passaggio, senza tener conto di incrementi maturati solo virtualmente.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto netto: il trattamento economico del personale delle Forze Armate transitato nei ruoli civili durante il blocco stipendiale deve essere determinato senza considerare i miglioramenti economici che sarebbero maturati in assenza del blocco stesso. Qualsiasi progressione maturata in quel periodo rimane priva di effetti economici. Questa decisione ha importanti implicazioni per tutti i dipendenti pubblici che si sono trovati in situazioni analoghe, confermando che gli effetti del congelamento retributivo sono stati strutturali e non meramente temporanei.

Un aumento di stipendio maturato durante il blocco stipendiale deve essere riconosciuto economicamente dopo la fine del blocco?
No. Secondo la Corte di Cassazione, gli aumenti e le progressioni maturate durante il blocco stipendiale (2011-2014) hanno avuto un valore esclusivamente giuridico e non economico. Pertanto, non creano un diritto al riconoscimento economico neanche dopo la cessazione del blocco.

Come si determina lo stipendio di un militare che transita nei ruoli civili durante il blocco stipendiale?
Lo stipendio viene determinato sulla base del trattamento economico effettivamente percepito (‘in godimento’) al momento del transito. Questo significa che si considera la retribuzione ‘congelata’ ai livelli precedenti al blocco, senza tener conto di assegni o scatti maturati durante il periodo di blocco.

La maturazione dell’assegno di funzione durante il blocco ha creato un ‘diritto quesito’ per il lavoratore?
No. La Corte ha stabilito che non si è formato alcun ‘diritto quesito’ al trattamento economico superiore. Il blocco stipendiale ha agito come una norma che ha conformato la retribuzione per quel periodo, impedendo che il diritto all’aumento entrasse nel patrimonio del lavoratore dal punto di vista economico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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