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Blocco licenziamenti dirigenti: la Cassazione dubita

Un’azienda ha licenziato un dirigente per motivi economici durante la pandemia. La Corte d’Appello aveva annullato il licenziamento, estendendo il divieto emergenziale anche ai dirigenti. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha ritenuto che la legge, interpretata letteralmente, escluda i dirigenti dal blocco dei licenziamenti individuali. Tuttavia, ha giudicato questa esclusione irragionevole e potenzialmente incostituzionale, data la protezione invece garantita per i licenziamenti collettivi. Di conseguenza, ha sospeso il giudizio e ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Blocco licenziamenti dirigenti: la Cassazione rimette la questione alla Corte Costituzionale

L’ordinanza interlocutoria n. 15030/2024 della Corte di Cassazione affronta una questione centrale sorta durante l’emergenza pandemica: l’applicabilità del blocco licenziamenti dirigenti per motivi economici. La Suprema Corte, pur riconoscendo che la legge escludeva testualmente questa categoria dal divieto di licenziamento individuale, ha sollevato un importante dubbio di legittimità costituzionale, ritenendo tale esclusione irragionevole e potenzialmente discriminatoria. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni di questa cruciale decisione.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore dei servizi aveva licenziato un proprio dirigente nell’aprile del 2020, in pieno periodo di emergenza sanitaria. Il licenziamento era stato motivato da ragioni di riorganizzazione aziendale finalizzata al contenimento dei costi. Il dirigente impugnava il licenziamento, sostenendone la nullità per violazione del divieto temporaneo di recesso per giustificato motivo oggettivo introdotto dalla normativa emergenziale (D.L. n. 18/2020).

In primo grado, il Tribunale rigettava la domanda del lavoratore, ma la Corte d’Appello ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado, attraverso un’interpretazione costituzionalmente orientata, avevano ritenuto che il divieto dovesse estendersi anche ai dirigenti per garantire una tutela uniforme contro i licenziamenti economici durante la crisi. La società datrice di lavoro ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica: il Blocco Licenziamenti Dirigenti e l’Asimmetria Normativa

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 46 del D.L. n. 18/2020. Questa norma vietava i licenziamenti “per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell’articolo 3, della legge 15 luglio 1966, n. 604”.

Il problema è che la legge n. 604/1966, per sua stessa previsione (art. 10), non si applica ai dirigenti. Il loro rapporto di lavoro è tradizionalmente regolato dal principio del recesso ad nutum (libero), mitigato dalla contrattazione collettiva che ha introdotto il concetto di “giustificatezza”. Si tratta di due nozioni giuridicamente distinte. Di conseguenza, un’interpretazione letterale della norma emergenziale porta a escludere i dirigenti dal divieto di licenziamento individuale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in commento, prende atto di questa differenza e afferma che il testo della legge è talmente chiaro da non consentire un’interpretazione estensiva che includa i dirigenti. Non si può “leggere nella disposizione quello che non c’è”.

L’Irrazionalità dell’Esclusione

Tuttavia, la Corte non si ferma qui. Analizza il sistema nel suo complesso e rileva una profonda asimmetria. La normativa sui licenziamenti collettivi (Legge n. 223/1991) si applica anche ai dirigenti. Poiché il blocco pandemico copriva anche le procedure collettive, i dirigenti erano protetti in quel contesto, ma non in quello individuale. Questa disparità di trattamento appare alla Corte manifestamente irragionevole.

Perché vietare il licenziamento collettivo di dirigenti (il “più”, che comporta un sacrificio maggiore per l’azienda) e consentire quello individuale (il “meno”)? La finalità della norma era la tutela dell’occupazione in un momento di crisi eccezionale. Escludere una categoria di lavoratori, seppur apicale, da questa protezione per i soli licenziamenti individuali sembra contraddire lo scopo stesso della legge e violare l’art. 3 della Costituzione (principio di ragionevolezza e uguaglianza).

Il Rinvio alla Corte Costituzionale

Di fronte a un testo di legge chiaro ma a un risultato normativo ritenuto irragionevole, la Cassazione ha scelto l’unica via percorribile: sospendere il giudizio e sollevare la questione di legittimità costituzionale dell’art. 46 D.L. n. 18/2020. Sarà ora la Corte Costituzionale a dover decidere se l’esclusione dei dirigenti dal blocco dei licenziamenti individuali per motivo oggettivo sia stata conforme ai principi fondamentali del nostro ordinamento.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione lascia in sospeso il destino di molti contenziosi simili, ma segna un punto fondamentale. Riconosce la potenziale incostituzionalità di una norma emergenziale che ha creato una disparità di trattamento difficilmente giustificabile alla luce della sua finalità solidaristica. La parola passa ora alla Consulta, la cui decisione avrà un impatto decisivo non solo sui casi pendenti, ma anche sulla lettura dei poteri del legislatore in situazioni di crisi economica e sociale.

Il blocco dei licenziamenti individuali per motivi economici previsto durante la pandemia da COVID-19 si applicava anche ai dirigenti?
Secondo un’interpretazione letterale della norma (art. 46 D.L. 18/2020), no. La legge faceva riferimento esplicito al ‘giustificato motivo oggettivo’ previsto dalla L. 604/1966, che non si applica ai dirigenti. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha dubitato della costituzionalità di questa esclusione.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto la norma potenzialmente incostituzionale?
La Corte ha rilevato un’irragionevole asimmetria. Mentre i dirigenti erano esclusi dal divieto di licenziamento individuale per motivi economici, erano invece inclusi nel divieto di licenziamento collettivo. La Corte ha ritenuto irrazionale vietare la procedura più ampia (licenziamento collettivo) e permettere quella individuale, in contrasto con la finalità generale di tutela dell’occupazione durante l’emergenza.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte non ha emesso una decisione definitiva. Ha sospeso il procedimento e ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale, sollevando la questione di legittimità costituzionale della norma nella parte in cui esclude i dirigenti dal divieto di licenziamento individuale per ragioni oggettive. La decisione finale sulla questione spetta ora alla Corte Costituzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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