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Benefici amianto pensionati: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4729/2024, ha stabilito che i benefici amianto pensionati non spettano ai lavoratori che erano già titolari di una pensione di anzianità o vecchiaia al momento dell’entrata in vigore della legge n. 257/1992. La Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva concesso i benefici, chiarendo che la maggiorazione contributiva mira ad anticipare il pensionamento o a incrementare la futura prestazione, finalità non applicabili a chi è già in quiescenza.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Benefici Amianto per Pensionati: La Cassazione Stabilisce i Limiti

La questione dei benefici amianto pensionati è da tempo al centro di un complesso dibattito giuridico. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, stabilendo a chi spettano le maggiorazioni contributive per esposizione all’amianto previste dalla Legge 257/1992. La pronuncia esamina il caso di una lavoratrice già in pensione al momento dell’entrata in vigore della normativa, offrendo una interpretazione restrittiva della sua applicabilità.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Benefici Post-Pensione

Una lavoratrice, già titolare di pensione, aveva richiesto all’ente previdenziale il riconoscimento dei benefici contributivi legati all’esposizione all’amianto, come disciplinato dall’articolo 13 della Legge 257/1992. La sua richiesta mirava a ottenere una rivalutazione del proprio trattamento pensionistico sulla base di questa normativa speciale, pensata per tutelare i lavoratori esposti alla fibra killer.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello territoriale avevano accolto la domanda della lavoratrice. I giudici di merito avevano ritenuto che le successive modifiche legislative, in particolare la Legge 247/2007, non avessero introdotto un limite tale da escludere dal beneficio coloro che risultavano già pensionati nel 1992. Secondo questa interpretazione, il diritto alla maggiorazione contributiva doveva essere esteso anche a chi era già uscito dal mondo del lavoro.

Il Ricorso per Cassazione e i benefici amianto pensionati

L’ente previdenziale, non condividendo la decisione della Corte d’Appello, ha presentato ricorso per cassazione. L’istituto ha sostenuto la violazione dell’articolo 13, comma 8, della Legge 257/1992, argomentando che la Corte territoriale aveva erroneamente applicato i benefici amianto pensionati a una lavoratrice che non ne aveva diritto, in quanto già titolare di pensione al momento dell’entrata in vigore della legge.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il motivo di ricorso presentato dall’ente previdenziale. Richiamando consolidati precedenti giurisprudenziali, inclusa una sentenza della Corte Costituzionale (n. 434/2002), gli Ermellini hanno ribadito la finalità della maggiorazione contributiva. Questo beneficio non è una forma di risarcimento monetario, ma uno strumento finalizzato a facilitare il raggiungimento dei requisiti pensionistici per i lavoratori esposti all’amianto o a incrementare la loro futura pensione.

Di conseguenza, la maggiorazione non spetta ai soggetti che, alla data di entrata in vigore della legge (28 aprile 1992), erano già titolari di una pensione di anzianità, di vecchiaia o di inabilità. La logica è che per queste persone la finalità della norma non può più essere raggiunta, essendo già in quiescenza. Il beneficio è invece riconosciuto a chi, a quella data, stava ancora lavorando, si trovava in uno stato di disoccupazione temporanea o percepiva un assegno di invalidità, poiché questi soggetti avevano ancora un interesse concreto a migliorare la propria posizione assicurativa in vista della pensione di vecchiaia.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione. La decisione riafferma un principio fondamentale: i benefici per l’esposizione all’amianto sono strettamente legati alla carriera lavorativa attiva e alla prospettiva pensionistica. Non possono essere estesi retroattivamente a chi aveva già concluso il proprio percorso lavorativo prima che la legge entrasse in vigore. Questa pronuncia consolida un orientamento restrittivo, delimitando chiaramente il perimetro dei destinatari della tutela speciale.

Chi ha diritto ai benefici per l’esposizione all’amianto secondo questa ordinanza?
Secondo la Corte, i benefici spettano ai lavoratori che, alla data del 28 aprile 1992, prestavano ancora attività di lavoro dipendente, versavano in stato di temporanea disoccupazione, o erano titolari di pensione o assegno di invalidità, poiché interessati a incrementare la loro posizione assicurativa per la pensione di vecchiaia.

Perché i benefici amianto non spettano a chi era già in pensione di vecchiaia o anzianità nel 1992?
Perché la finalità della norma è quella di aiutare i lavoratori a raggiungere la pensione o a migliorare l’importo della futura prestazione. Questa finalità non è applicabile a chi, al momento dell’entrata in vigore della legge, era già titolare di un trattamento pensionistico definitivo e non più modificabile in tal senso.

Qual è la conseguenza della decisione della Cassazione nel caso specifico?
La sentenza della Corte d’Appello, che aveva dato ragione alla lavoratrice, è stata annullata (‘cassata’). Il caso dovrà essere riesaminato dalla stessa Corte d’Appello, in una diversa composizione, che dovrà attenersi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione, negando quindi il beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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