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Base imponibile contributiva: tutti i redditi contano

Un imprenditore, titolare di una ditta individuale e legale rappresentante di una S.r.l., ha contestato il calcolo dei contributi INPS. La Cassazione ha stabilito che la base imponibile contributiva deve includere la totalità dei redditi d’impresa, indipendentemente dalla specifica attività che li ha generati, confermando la pretesa dell’Istituto di previdenza.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Base Imponibile Contributiva: la Cassazione Conferma che Tutti i Redditi d’Impresa Vanno Inclusi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale per tutti i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Commercianti: la base imponibile contributiva su cui calcolare i versamenti INPS deve comprendere la totalità dei redditi d’impresa, anche quelli derivanti da attività diverse da quella che ha dato origine all’iscrizione. Questa decisione chiarisce definitivamente come la disciplina previdenziale si allinei a quella fiscale, senza lasciare spazio a interpretazioni riduttive.

I Fatti di Causa: Un Imprenditore con Due Attività

Il caso ha origine dal ricorso di un ingegnere, iscritto alla Gestione Commercianti, che svolgeva una duplice attività imprenditoriale. Da un lato, era legale rappresentante di una società a responsabilità limitata di natura commerciale; dall’altro, era titolare di una ditta individuale operante nel settore edile (industriale). L’imprenditore sosteneva che la quota di utili derivante dalla sua ditta individuale dovesse essere esclusa dal calcolo dei contributi, in quanto attività di natura industriale e non commerciale.

Inizialmente, il Tribunale di Foggia aveva accolto la sua tesi. Tuttavia, la Corte d’Appello di Bari, su ricorso dell’INPS, aveva ribaltato la decisione, affermando che la contribuzione dovesse essere calcolata sulla totalità dei redditi d’impresa dichiarati ai fini IRPEF. L’imprenditore ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Base Imponibile Contributiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imprenditore, confermando integralmente la sentenza della Corte d’Appello. I giudici hanno stabilito che, per i lavoratori autonomi, i contributi previdenziali (sia fissi che a percentuale) sono commisurati alla totalità dei redditi d’impresa denunciati, senza possibilità di distinguere in base alla natura, commerciale o industriale, dell’attività che li ha prodotti.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Suprema Corte si fonda su un’interpretazione letterale e sistematica della normativa di riferimento, in particolare dell’art. 3-bis del D.L. n. 384/1992. Questo articolo ha ancorato la contribuzione previdenziale alla “totalità dei redditi d’impresa denunciati ai fini IRPEF”, superando il precedente criterio legato al solo reddito derivante dall’attività che dà titolo all’iscrizione.

La Corte ha sottolineato i seguenti punti chiave:

* Irrilevanza della Natura dell’Attività: Non è possibile operare alcuna distinzione in base alla natura dell’attività (commerciale o industriale) da cui scaturisce il reddito. Se un reddito è qualificato come “d’impresa” ai fini fiscali, esso rientra automaticamente nella base imponibile per i contributi.
* Convergenza tra Disciplina Fiscale e Previdenziale: La scelta del legislatore è stata quella di armonizzare la base imponibile contributiva con quella fiscale. Ciò significa che tutti i redditi che l’articolo 55 del TUIR (D.P.R. n. 917/1986) definisce come “redditi d’impresa” devono essere considerati per il calcolo dei contributi.
* Distinzione con i Redditi di Capitale: L’unica eccezione riguarda i redditi di capitale (art. 44 del TUIR), come quelli derivanti dalla mera partecipazione a società di capitali senza prestazione di attività lavorativa, che sono esclusi dalla base imponibile.

Le Conclusioni: Implicazioni per i Lavoratori Autonomi

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato e fornisce una chiara indicazione per tutti gli imprenditori e professionisti con più fonti di reddito d’impresa. L’obbligo di versare i contributi si estende a tutti i proventi derivanti da attività imprenditoriali, garantendo una coerenza tra quanto dichiarato al fisco e quanto dovuto alla previdenza. Per i lavoratori autonomi, è quindi fondamentale avere una visione complessiva dei propri redditi d’impresa al momento del calcolo dei contributi INPS, poiché tentare di escluderne una parte sulla base della natura dell’attività è una strada non percorribile e destinata al rigetto.

I contributi per la Gestione Commercianti si calcolano solo sul reddito dell’attività commerciale principale?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la base imponibile contributiva include la totalità dei redditi d’impresa dichiarati ai fini IRPEF, indipendentemente dall’attività specifica che li ha generati.

C’è differenza tra reddito d’impresa di natura commerciale e industriale ai fini contributivi?
No. Secondo la sentenza, il dato letterale della normativa vigente non consente di operare alcuna distinzione basata sulla natura, commerciale o industriale, dell’attività da cui scaturisce il reddito d’impresa. Entrambi concorrono a formare la base imponibile.

Tutti i redditi percepiti da un lavoratore autonomo sono soggetti a contribuzione?
No. Sono soggetti a contribuzione tutti i “redditi d’impresa”. Sono invece esclusi i “redditi di capitale”, come quelli derivanti dalla mera partecipazione a società di capitali senza prestazione di attività lavorativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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