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Autorizzazione lavoro straordinario: la Cassazione decide

Un dipendente comunale chiedeva il pagamento per lavoro straordinario svolto a seguito di eventi calamitosi. La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto della domanda, ribadendo che senza una preventiva e specifica autorizzazione al lavoro straordinario da parte del dirigente, il compenso non è dovuto. Una ratifica successiva non è sufficiente se priva dei requisiti formali e sostanziali, come la verifica della copertura finanziaria.

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Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Autorizzazione Lavoro Straordinario: Quando è Dovuto il Compenso?

La gestione del lavoro straordinario nel pubblico impiego è una questione complessa, che richiede il rispetto di rigide procedure. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: senza una corretta e preventiva autorizzazione al lavoro straordinario, il dipendente pubblico non ha diritto al relativo compenso. Questo caso offre spunti cruciali sia per i lavoratori che per le amministrazioni.

I Fatti di Causa

Un geometra, dipendente di un Comune, aveva svolto numerose ore di lavoro straordinario a seguito di gravi eventi alluvionali. Avendo ricevuto solo un pagamento parziale, si era rivolto al Tribunale del Lavoro per ottenere il saldo. Inizialmente, il Tribunale gli aveva dato parzialmente ragione, condannando l’Ente al pagamento di una somma residua.

Tuttavia, la Corte d’Appello, su ricorso del Comune, ha ribaltato completamente la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, mancava un elemento essenziale: una valida autorizzazione preventiva allo svolgimento delle ore extra. Di conseguenza, la domanda del lavoratore è stata respinta.

Il dipendente ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel non riconoscere l’esistenza di un’autorizzazione e violato le norme contrattuali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del lavoratore inammissibile, confermando di fatto la decisione della Corte d’Appello. La decisione si fonda su un punto cardine: la necessità di un’autorizzazione formale e preventiva per poter retribuire le prestazioni di lavoro straordinario nel settore pubblico.

Il Principio della Necessaria Autorizzazione al Lavoro Straordinario

La Corte ha chiarito che, secondo la contrattazione collettiva nazionale (CCNL) del comparto Regioni e Autonomie Locali, il lavoro straordinario è previsto solo per fronteggiare situazioni eccezionali e non può diventare uno strumento ordinario di programmazione del lavoro.

La sua retribuzione è condizionata a due requisiti imprescindibili:
1. Autorizzazione Espressa del Dirigente: La prestazione deve essere esplicitamente autorizzata dal dirigente competente, sulla base di specifiche esigenze organizzative e di servizio.
2. Copertura Finanziaria: L’autorizzazione deve garantire la compatibilità della spesa con le previsioni di bilancio dell’ente.

Le Motivazioni della Sentenza

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha rilevato che il lavoratore non era riuscito a dimostrare l’esistenza di un atto autorizzativo preventivo. L’unico documento prodotto era una determina dirigenziale successiva allo svolgimento delle prestazioni. I giudici hanno stabilito che tale atto non poteva essere considerato una valida ratifica per diverse ragioni. Innanzitutto, mancava di requisiti essenziali, come la specificità del periodo di riferimento e la corretta indicazione del capitolo di spesa, rendendolo inefficace. Inoltre, la giurisprudenza costante della stessa Corte (citando Cass. n. 2509/2017) afferma che il diritto al compenso per lavoro straordinario presuppone inderogabilmente una previa autorizzazione, poiché solo questa implica una valutazione ponderata dell’interesse pubblico e della sostenibilità economica da parte dell’amministrazione.

La Corte ha anche respinto gli altri motivi di ricorso, qualificandoli come tentativi di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità. Anche la critica relativa all’onere della prova sulle ore prestate è stata ritenuta irrilevante (un obiter dictum), poiché il punto decisivo e assorbente della controversia era la radicale assenza di un’autorizzazione valida.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giuridico chiaro e rigoroso. Per i dipendenti pubblici, significa che non è sufficiente svolgere ore di lavoro extra, anche in situazioni di emergenza, per avere diritto al compenso. È indispensabile che tale attività sia preceduta da un provvedimento formale che la autorizzi. Per le pubbliche amministrazioni, emerge l’obbligo di gestire il lavoro straordinario attraverso procedure trasparenti e formalizzate, che valutino preventivamente le esigenze di servizio e la disponibilità delle risorse finanziarie. Agire diversamente espone l’ente a contenziosi e il lavoratore al rischio di non vedere retribuito il proprio lavoro.

È possibile essere pagati per il lavoro straordinario nel pubblico impiego senza un’autorizzazione formale e preventiva?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che il diritto al compenso per lavoro straordinario nel pubblico impiego presuppone necessariamente una previa ed espressa autorizzazione del dirigente, basata su esigenze organizzative e con verifica della copertura finanziaria.

Un’autorizzazione successiva (ratifica) può sanare la mancanza di un’autorizzazione preventiva per il lavoro straordinario?
No, un’autorizzazione successiva non può essere considerata una valida ratifica se è priva di requisiti formali e sostanziali essenziali, come la specificità del periodo di riferimento e la corretta indicazione delle coperture di bilancio. La valutazione dell’interesse pubblico deve essere preventiva.

Perché il motivo di ricorso sulla prova delle ore prestate è stato respinto come non decisivo?
È stato considerato un obiter dictum e quindi non decisivo, perché il punto centrale della controversia era la mancanza dell’autorizzazione. Senza una valida autorizzazione, la questione di quante ore siano state effettivamente prestate diventa irrilevante ai fini del diritto al compenso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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