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Autorizzazione implicita: straordinario va pagato

Un dipendente pubblico ha richiesto il pagamento di ore di straordinario svolte per anni. I tribunali di primo e secondo grado avevano negato il compenso per mancanza di un’autorizzazione formale. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando il principio dell’autorizzazione implicita: se il datore di lavoro è consapevole e accetta la prestazione extra, lo straordinario deve essere retribuito, anche senza un ordine scritto. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Autorizzazione Implicita: Quando il Lavoro Straordinario va Pagato Anche Senza Approvazione Formale

Il pagamento delle ore di lavoro straordinario, specialmente nel pubblico impiego, è spesso oggetto di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale sul concetto di autorizzazione implicita, stabilendo che la mancanza di un ordine formale e preventivo non esclude il diritto del lavoratore alla retribuzione. Questa decisione sottolinea come la consapevolezza e l’accettazione da parte del datore di lavoro siano sufficienti a legittimare la richiesta di compenso.

I Fatti del Caso: La Lunga Attesa per il Pagamento degli Straordinari

Un dipendente di un Comune aveva richiesto il pagamento di un’ora di lavoro straordinario settimanale, accumulata per un decennio, dal 2003 al 2013. Tale prestazione aggiuntiva era diventata una prassi consolidata a seguito di una riorganizzazione dell’orario di lavoro, che era stato formalmente ridotto da un contratto nazionale, ma di fatto esteso da un accordo decentrato per garantire la continuità del servizio. Nonostante la prestazione fosse stata regolarmente svolta e documentata, il Comune non aveva mai provveduto al pagamento.

Il Percorso Giudiziario: La Negazione del Diritto nei Primi Due Gradi

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda del lavoratore. La motivazione principale dei giudici di merito si basava sulla rigida interpretazione della normativa: in assenza di una specifica autorizzazione, preventiva o successiva (sanatoria), allo svolgimento delle ore extra, il dipendente non avrebbe avuto diritto ad alcun compenso. Secondo questa visione, non era possibile considerare l’esistenza di un’autorizzazione desumibile implicitamente dalla mera organizzazione dei turni di lavoro.

La Svolta della Cassazione: Il Valore dell’Autorizzazione Implicita

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato questa prospettiva, accogliendo il ricorso del lavoratore. I giudici supremi hanno richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui, per ottenere il pagamento dello straordinario, è fondamentale dimostrare che la prestazione non sia stata svolta insciente o prohibente domino, cioè all’insaputa o contro la volontà del datore di lavoro.

Il concetto di autorizzazione implicita emerge proprio in questo contesto. Se il lavoro straordinario è una conseguenza diretta dell’organizzazione del lavoro imposta dal datore e viene costantemente ricevuto e accettato da quest’ultimo, si configura un consenso tacito. La Corte ha chiarito che non si tratta di una libera scelta del dipendente, ma di una necessità derivante dalla struttura organizzativa, della quale il datore è pienamente consapevole e da cui trae vantaggio.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha affermato che irrigidirsi sulla necessità di una prova formale dell’autorizzazione, quando i fatti dimostrano una ricezione costante e consapevole della prestazione eccedente, porta a una violazione delle norme sulla giusta retribuzione del lavoro. Il consenso del datore, anche se non scritto, integra gli estremi per il pagamento dello straordinario. Pertanto, l’accertamento che la prestazione extra fosse svolta in modo sistematico e noto alla dirigenza era sufficiente per superare la necessità di un documento formale. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello, rinviando il caso a una nuova sezione della stessa Corte per un riesame basato su questi principi.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza la tutela dei lavoratori, stabilendo che il diritto alla retribuzione per il lavoro straordinario non può essere negato per un mero formalismo. Per i datori di lavoro, pubblici e privati, ne deriva un monito importante: tollerare o, di fatto, organizzare il lavoro in modo da richiedere prestazioni extra equivale a un’autorizzazione. Ignorare questa realtà non li esonera dall’obbligo di retribuire il lavoro effettivamente svolto. Per i lavoratori, invece, si conferma la possibilità di ottenere il giusto compenso anche senza un ordine scritto, a patto di poter dimostrare che la prestazione era nota, accettata e funzionale alle esigenze del datore di lavoro.

È necessario un ordine scritto e preventivo per farsi pagare lo straordinario?
No, secondo questa ordinanza non è sempre indispensabile. È sufficiente un’autorizzazione implicita, che si verifica quando il datore di lavoro è a conoscenza della prestazione extra, non si oppone e ne beneficia.

Cosa si intende per autorizzazione implicita allo straordinario?
Si intende il consenso del datore di lavoro che, pur non essendo formalizzato per iscritto, si desume chiaramente dal suo comportamento. Se lo straordinario è una prassi costante, inserita nell’organizzazione del lavoro e nota alla dirigenza, l’autorizzazione si considera esistente.

Il lavoro straordinario va pagato anche se l’autorizzazione è contraria a un contratto collettivo?
Sì. La Corte di Cassazione ha specificato, richiamando l’articolo 2126 del Codice Civile, che il diritto al compenso per il lavoro effettivamente svolto spetta al lavoratore anche nell’ipotesi in cui l’autorizzazione fosse illegittima o in contrasto con le disposizioni della contrattazione collettiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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