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Assunzioni società pubbliche: nullità senza concorso

La Corte di Cassazione conferma la nullità dei contratti di lavoro stipulati da una società a partecipazione pubblica senza l’espletamento di procedure concorsuali selettive. Due lavoratrici, assunte tramite chiamata diretta, avevano richiesto il riconoscimento del loro rapporto di lavoro. I giudici hanno stabilito che la violazione delle norme imperative sul reclutamento nelle società pubbliche, imposte per garantire trasparenza e imparzialità, determina una nullità insanabile del contratto fin dall’origine. La decisione ribadisce che le norme sulle assunzioni in società pubbliche sono inderogabili.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Le Assunzioni in Società Pubbliche Senza Concorso Sono Nulle

Le regole per le assunzioni in società pubbliche sono rigorose e non ammettono scorciatoie. L’obbligo di trasparenza, imparzialità e selezione basata sul merito, principi cardine dell’azione amministrativa, si estende anche a quelle società che, sebbene private nella forma, sono controllate da enti pubblici e gestiscono servizi di interesse generale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un punto fondamentale: un contratto di lavoro stipulato in violazione di queste regole è nullo, come se non fosse mai esistito.

I Fatti di Causa: Assunzione Diretta e la Conseguente Controversia

Il caso esaminato trae origine dalla vicenda di due lavoratrici assunte nel 2009 tramite chiamata diretta da una società a totale partecipazione pubblica, operante nel settore del trasporto locale. Le assunzioni erano avvenute senza alcun previo esperimento di una procedura di selezione o di verifica dei titoli, in un contesto che aveva portato anche a una condanna penale per abuso d’ufficio nei confronti degli allora amministratori.

Le lavoratrici, dopo la cessazione del rapporto, si erano rivolte al Tribunale per chiedere l’accertamento del loro diritto alla prosecuzione del rapporto di lavoro con la società, unitamente al pagamento delle retribuzioni maturate o, in subordine, al risarcimento del danno. La loro domanda, tuttavia, è stata respinta sia in primo grado che in appello.

Il Percorso Giudiziario fino alla Cassazione

La Corte d’Appello aveva confermato la decisione del Tribunale, rigettando le pretese delle lavoratrici. I giudici di secondo grado avevano evidenziato che l’assunzione era avvenuta in palese violazione dell’articolo 18 del D.L. n. 112/2008, che impone alle società in house a partecipazione pubblica di seguire procedure concorsuali selettive per il reclutamento del personale. Tale violazione, secondo la Corte territoriale, determina la nullità del contratto di lavoro ai sensi dell’articolo 1418 del codice civile, per contrarietà a norme imperative. Contro questa sentenza, le lavoratrici hanno proposto ricorso per cassazione.

L’Ordinanza della Cassazione e le assunzioni in società pubbliche

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha rigettato il ricorso delle lavoratrici, confermando in toto la linea interpretativa dei giudici di merito e consolidando un orientamento giurisprudenziale ormai granitico in materia.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione risiede nella natura imperativa delle norme che regolano il reclutamento del personale nelle società a partecipazione pubblica. La Corte ha chiarito diversi punti cruciali:

1. Natura Imperativa delle Norme: L’articolo 18 del D.L. n. 112/2008 è una norma immediatamente precettiva. Essa estende alle società partecipate i vincoli procedurali imposti alle amministrazioni pubbliche per garantire che l’erogazione di servizi di interesse generale avvenga tramite personale selezionato secondo criteri di merito e trasparenza, in attuazione dell’articolo 97 della Costituzione.

2. Nullità Virtuale del Contratto: La violazione di queste procedure selettive non è una mera irregolarità, ma incide sulla validità stessa del contratto di lavoro. L’omissione della procedura concorsuale si traduce in una violazione di una norma imperativa che attiene al momento genetico del contratto. Di conseguenza, il contratto è affetto da “nullità virtuale” ai sensi dell’art. 1418, comma 1, c.c. La stipulazione stessa del contratto, in assenza dei presupposti di legge, è vietata dall’ordinamento.

3. Portata Chiarificatrice e non Innovativa: La Corte ha precisato che l’articolo 19 del D.Lgs. n. 175/2016 (Testo Unico sulle società a partecipazione pubblica), che prevede espressamente la nullità dei contratti stipulati in violazione delle procedure di reclutamento, non ha introdotto una nuova regola. Piuttosto, ha semplicemente reso esplicita una sanzione – la nullità – che era già implicita e desumibile dai principi generali dell’ordinamento. Pertanto, la nullità si applica anche ai contratti stipulati prima del 2016.

4. Conoscenza della Legge: Infine, i giudici hanno sottolineato che il divieto di assunzione senza procedure pubbliche e la conseguente nullità del contratto derivano da previsioni inderogabili di legge. La conoscenza di tali norme è presunta per tutti i cittadini, inclusi i lavoratori. Non è quindi possibile invocare la buona fede per ottenere la conversione del rapporto o un risarcimento del danno.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione ha implicazioni pratiche significative. In primo luogo, stabilisce in modo inequivocabile che qualsiasi contratto di lavoro stipulato da una società a partecipazione pubblica in elusione delle procedure di selezione è nullo e privo di effetti. Questo significa che il lavoratore non può vantare alcun diritto alla prosecuzione del rapporto, né può richiedere la sua conversione a tempo indeterminato.

In secondo luogo, la pronuncia rafforza i principi di trasparenza, imparzialità e buon andamento che devono governare non solo la Pubblica Amministrazione in senso stretto, ma anche tutti quegli enti che, pur avendo veste privatistica, operano come sue “longa manus” nella gestione di servizi e risorse pubbliche. Per le aziende, ciò rappresenta un monito a rispettare scrupolosamente le procedure di reclutamento; per i lavoratori, è un avvertimento sulla necessità di verificare la legittimità delle modalità di assunzione, poiché un contratto nullo non offre alcuna tutela.

Un contratto di lavoro con una società a partecipazione pubblica è valido se l’assunzione avviene senza una procedura di selezione pubblica?
No, il contratto è nullo. La Corte di Cassazione ha confermato che le società a partecipazione pubblica che gestiscono servizi pubblici locali devono reclutare il personale tramite procedure selettive, trasparenti e imparziali. L’omissione di tali procedure viola una norma imperativa e determina la nullità del contratto ai sensi dell’art. 1418 c.c.

La norma che prevede espressamente la nullità (art. 19, D.Lgs. 175/2016) si applica anche ai contratti stipulati prima della sua entrata in vigore?
Sì. La Corte ha chiarito che questa norma non è innovativa, ma ha solo reso esplicita una conseguenza (la nullità) che era già desumibile dai principi generali dell’ordinamento, in particolare dalla violazione della norma imperativa precedente (art. 18, D.L. 112/2008).

Il lavoratore assunto illegittimamente ha diritto alla prosecuzione del rapporto o al risarcimento del danno?
Dall’ordinanza emerge che il lavoratore non ha diritto né alla prosecuzione del rapporto, essendo il contratto nullo, né al risarcimento del danno. La Corte sottolinea che la nullità del contratto deriva dalla violazione di norme inderogabili di legge, la cui conoscenza è presunta per tutti i cittadini, escludendo così la possibilità di far valere pretese basate su un contratto invalido fin dall’origine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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