LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Assunzione società pubblica: la nullità del contratto

Un lavoratore era stato assunto da una società a totale partecipazione pubblica tramite una conciliazione giudiziale, senza aver superato un concorso. A seguito del suo licenziamento, la Corte di Cassazione ha dichiarato la nullità del rapporto di lavoro sin dall’origine. La Suprema Corte ha stabilito che l’obbligo di procedure selettive per l’assunzione in una società pubblica è una norma imperativa che non può essere derogata da un accordo privato, nemmeno se formalizzato in un verbale di conciliazione. Di conseguenza, il licenziamento non poteva essere impugnato, in quanto il contratto di lavoro era giuridicamente inesistente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assunzione Società Pubblica: Nullo il Contratto Senza Concorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale: l’assunzione in una società pubblica deve sempre avvenire tramite procedure selettive, come un concorso. Qualsiasi contratto stipulato in violazione di questa regola è nullo, anche se l’assunzione è il risultato di una conciliazione raggiunta in tribunale. Questa decisione sottolinea la prevalenza dell’interesse pubblico alla trasparenza e all’imparzialità rispetto agli accordi privati.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal licenziamento per giusta causa di un dipendente di una società a totale partecipazione pubblica, che gestiva servizi cimiteriali. Il lavoratore aveva impugnato il licenziamento, ottenendo ragione nei primi due gradi di giudizio.

La società datrice di lavoro, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione sollevando una questione pregiudiziale: il rapporto di lavoro stesso era nullo fin dall’inizio. Il lavoratore, infatti, era stato assunto anni prima non tramite una selezione pubblica, ma in esecuzione di una conciliazione giudiziale che aveva risolto una precedente controversia.

Secondo la società, tale modalità di assunzione violava le norme imperative che impongono alle società pubbliche di reclutare il personale attraverso procedure concorsuali, in ossequio ai principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità sanciti dalla Costituzione.

La Decisione della Corte e l’Assunzione in Società Pubblica

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, ribaltando le decisioni precedenti. I giudici supremi hanno dichiarato la nullità del contratto di lavoro, affermando che le regole sul reclutamento nelle società a partecipazione pubblica sono inderogabili.

La Corte ha chiarito che l’obbligo di utilizzare procedure concorsuali o selettive, previsto dall’art. 18 del D.L. n. 112/2008, è una norma imperativa. La sua violazione determina una “nullità virtuale” del contratto di lavoro ai sensi dell’art. 1418 del Codice Civile. Tale nullità rende il rapporto di lavoro giuridicamente inesistente sin dalla sua costituzione.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su diversi pilastri giuridici. In primo luogo, il principio del pubblico concorso, stabilito dall’art. 97 della Costituzione per le pubbliche amministrazioni, si estende anche alle società a totale partecipazione pubblica che gestiscono servizi pubblici locali. Queste entità, pur avendo forma privatistica, perseguono interessi generali utilizzando risorse pubbliche, e devono quindi rispettare i principi di imparzialità e buon andamento.

In secondo luogo, la Cassazione ha precisato che una conciliazione giudiziale, pur essendo un valido strumento per chiudere una lite, resta un atto di natura negoziale privata. Come tale, non può derogare a norme imperative poste a tutela di interessi pubblici superiori. L’accordo tra le parti, sebbene formalizzato davanti a un giudice, non può “sanare” la violazione delle procedure di reclutamento pubblico. Di conseguenza, l’assunzione che ne deriva è radicalmente nulla.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un importante precedente per l’assunzione in società pubblica. Un contratto di lavoro stipulato senza il rispetto delle procedure selettive è nullo e non produce effetti giuridici stabili. La nullità può essere fatta valere in qualsiasi momento, anche dalla stessa società che ha proceduto all’assunzione irregolare. Questa decisione rafforza i principi di legalità e trasparenza nell’accesso al lavoro pubblico, garantendo che le assunzioni avvengano sulla base del merito e non di accordi privati, a tutela dell’intera collettività.

È valido un contratto di lavoro con una società pubblica stipulato senza concorso?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’omissione delle procedure concorsuali o selettive previste dalla legge per l’assunzione in società a partecipazione pubblica totale comporta la nullità del contratto di lavoro.

Una conciliazione giudiziale può sanare la mancata selezione pubblica per un’assunzione?
No. Anche se l’assunzione deriva da una conciliazione giudiziale, questa è considerata un atto negoziale privato che non può derogare a norme imperative di legge, come quelle che impongono il concorso pubblico per l’accesso al lavoro in società pubbliche.

Quali sono le conseguenze della nullità del contratto di lavoro in questo caso?
La nullità del contratto rende l’assunzione invalida sin dall’inizio. Di conseguenza, il lavoratore non può far valere i diritti derivanti da quel contratto, come l’impugnazione di un licenziamento, poiché il rapporto di lavoro è giuridicamente inesistente. Le sue domande originali sono state infatti respinte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati