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Assunzione obbligatoria: l’obbligo scatta subito

Un ente pubblico, dopo aver avviato l’iter per l’assunzione obbligatoria di una centralinista non vedente, si rifiutava di finalizzare il contratto adducendo una successiva normativa di ‘spending review’. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’ente, stabilendo che l’obbligo di assumere era già sorto e si era concretizzato nel momento in cui l’ente aveva richiesto i documenti alla lavoratrice, rendendo irrilevanti le sopravvenienze normative. L’ente è stato condannato al risarcimento del danno.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assunzione Obbligatoria: L’impegno del Datore è Vincolante da Subito

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nel diritto del lavoro: il momento esatto in cui sorge e diventa irrevocabile l’obbligo di assunzione obbligatoria da parte di un datore di lavoro, in particolare pubblico. La Corte di Cassazione, con una pronuncia molto chiara, stabilisce che una volta avviate le procedure concrete per l’assunzione di un lavoratore specifico, l’ente non può più sottrarsi ai suoi doveri, neppure a fronte di nuove normative sulla riduzione della spesa o di riorganizzazioni interne.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine nel 2012, quando un importante ente previdenziale nazionale richiede alla Provincia l’avviamento di una centralinista non vedente. A novembre dello stesso anno, la Provincia comunica il nominativo della lavoratrice e l’ente le richiede la documentazione necessaria per procedere all’assunzione. La lavoratrice invia prontamente i documenti richiesti.

Tuttavia, nel maggio 2013, l’ente comunica l’impossibilità di procedere con l’assunzione, motivandola con l’entrata in vigore di norme sulla cosiddetta spending review e con la necessità di assorbire personale proveniente da altri enti soppressi. La lavoratrice, che solo nel 2015 troverà un’altra occupazione, cita in giudizio l’ente chiedendo il risarcimento dei danni per la mancata assunzione. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello le danno ragione, condannando l’ente al pagamento delle retribuzioni perdute e del danno previdenziale.

La Decisione della Corte e la Tempistica dell’Assunzione Obbligatoria

L’ente ricorre in Cassazione, sostenendo principalmente tre tesi:
1. L’obbligo di assunzione non era ancora sorto, poiché la legge prevede un termine di sei mesi per completare la procedura.
2. La decisione di non assumere era stata comunicata prima della scadenza di tale termine.
3. L’ente aveva già coperto la sua quota di riserva attraverso un meccanismo di compensazione.

La Corte di Cassazione rigetta integralmente il ricorso. I giudici chiariscono che la normativa sull’assunzione obbligatoria (Legge n. 113/1985) mira a garantire una tutela piena e immediata al lavoratore con disabilità. L’obbligo per il datore di lavoro sorge nel momento stesso in cui si verifica la vacanza del posto e non alla scadenza dei termini procedurali. Questi ultimi servono solo a regolare l’intervento sostitutivo dell’ufficio di collocamento (avviamento d’ufficio) in caso di inerzia del datore.

Le Motivazioni della Sentenza

Il punto centrale della motivazione risiede nella distinzione tra l’obbligo astratto previsto dalla legge e il suo consolidamento in un impegno concreto. Nel momento in cui l’ente, nel novembre 2012, ha richiesto alla lavoratrice i documenti per formalizzare il contratto, ha manifestato una volontà precisa e ha creato un legittimo affidamento. Da quel momento, il diritto della lavoratrice all’assunzione è diventato pieno e non più soggetto a condizioni.

Di conseguenza, le successive norme sulla spending review, entrate in vigore nel gennaio 2013, sono state considerate irrilevanti perché intervenute in un momento in cui l’assunzione avrebbe già dovuto essere perfezionata. Il comportamento dilatorio dell’ente è stato identificato come la causa diretta del danno subito dalla lavoratrice.

Infine, la Corte ha giudicato inammissibile il motivo relativo alla compensazione delle quote di riserva, in quanto l’ente lo ha esposto in modo del tutto generico, senza fornire prove concrete su quando e come avrebbe soddisfatto tale obbligo, e soprattutto senza spiegare perché, se l’ostacolo esisteva già, avesse comunque richiesto i documenti alla lavoratrice.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale a tutela delle categorie protette: l’assunzione obbligatoria non è una mera facoltà discrezionale del datore di lavoro. Una volta che l’iter di assunzione individuale è stato avviato con atti concreti, come la richiesta di documenti, il datore di lavoro si assume un impegno vincolante. Non può più fare marcia indietro appellandosi a successive difficoltà organizzative o a nuove disposizioni legislative. La decisione sottolinea che l’affidamento del lavoratore merita tutela e che l’inadempimento a un obbligo così consolidato genera il diritto al pieno risarcimento del danno.

Quando sorge concretamente l’obbligo di assunzione obbligatoria per un datore di lavoro pubblico?
L’obbligo sorge quando si verifica una vacanza in organico, ma diventa un impegno vincolante e non più revocabile nel momento in cui il datore di lavoro compie atti specifici verso un determinato lavoratore, come la richiesta di documenti per formalizzare il contratto, creando così un legittimo affidamento.

Una normativa di ‘spending review’ può giustificare la revoca di una procedura di assunzione già avviata?
No. Secondo la Corte, se la normativa restrittiva interviene dopo che l’ente si è già impegnato concretamente con il lavoratore, essa non può essere usata come giustificazione per la mancata assunzione. L’impegno assunto precedentemente prevale.

Perché l’argomento dell’ente sulla compensazione delle quote di riserva è stato respinto?
È stato respinto per difetto di specificità. L’ente ha sollevato la questione in modo generico, senza provare quando e come avrebbe soddisfatto l’obbligo di assunzione tramite compensazione, rendendo il motivo di ricorso inammissibile e non valutabile nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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