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Assegno vitalizio vittime dovere: l’importo è 500€

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16733/2024, ha stabilito che l’assegno vitalizio per le vittime del dovere deve essere di 500 euro mensili, e non di 258,23 euro. La Corte ha affermato il principio di equiparazione tra le vittime del dovere e quelle del terrorismo, sostenendo che un regolamento ministeriale (fonte secondaria) non può fissare un importo inferiore a quello già aggiornato dalla legge (fonte primaria). La decisione ribalta la pronuncia della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso di un cittadino e affermando che l’estensione dei benefici deve includere gli importi già aumentati per le altre categorie protette.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assegno Vitalizio Vittime del Dovere: La Cassazione Conferma l’Importo di 500 Euro

Con la recente sentenza n. 16733 del 17 giugno 2024, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione di grande rilevanza sociale e giuridica: l’importo corretto dell’assegno vitalizio vittime del dovere. La Suprema Corte ha stabilito che tale assegno deve essere pari a 500 euro, equiparandolo a quello previsto per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, e non al minor importo di 258,23 euro riconosciuto in precedenza dai giudici di merito.

Questa decisione rafforza il principio di equità e di parità di trattamento, chiarendo il rapporto gerarchico tra le fonti normative e garantendo una tutela più adeguata a chi ha servito lo Stato.

Il Fatto: la Battaglia per il Giusto Riconoscimento

Il caso nasce dal ricorso di un cittadino, riconosciuto come vittima del dovere, al quale era stato concesso un assegno vitalizio mensile di 258,23 euro. Questo importo corrispondeva alla misura originaria del beneficio, convertita in euro dalle precedenti 500.000 lire.

Tuttavia, il ricorrente sosteneva di avere diritto all’importo più elevato di 500 euro, introdotto da una legge successiva (L. n. 350/2003) per le vittime del terrorismo, e che tale beneficio doveva intendersi esteso anche alle vittime del dovere in virtù di una normativa del 2005 (L. n. 266/2005).

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la sua richiesta, basando la loro decisione su un decreto presidenziale (D.P.R. n. 243/2006) che, nell’attuare la legge, aveva fissato l’importo dell’assegno nella misura inferiore di 258,23 euro. Secondo i giudici di merito, questa differenziazione era giustificata dal diverso impatto sociale del terrorismo rispetto ad altre cause di servizio.

L’Importo dell’Assegno Vitalizio Vittime del Dovere: la Gerarchia delle Fonti

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la prospettiva dei giudici di merito. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione sistematica delle leggi e nel principio della gerarchia delle fonti del diritto.

I giudici supremi hanno chiarito che la legge del 2005 ha disposto una “progressiva estensione dei benefici” già esistenti per le vittime del terrorismo a tutte le vittime del dovere. Nel momento in cui questa estensione è stata decisa, l’importo dell’assegno era già stato elevato a 500 euro dalla legge del 2003.

Di conseguenza, l’estensione non poteva che riguardare il beneficio nella sua consistenza aggiornata e più favorevole.

Il Ruolo Limitato del Regolamento Attuativo

La Corte ha sottolineato che il decreto presidenziale del 2006, essendo una fonte normativa secondaria, aveva il solo compito di definire i “termini” e le “modalità” per l’erogazione dei benefici. Non aveva, invece, il potere di modificarne l’importo, riducendolo rispetto a quanto implicitamente stabilito dalla fonte primaria (la legge).

Fissare l’importo a 258,23 euro ha creato una disparità di trattamento ingiustificata e in contrasto con l’intento perequativo del legislatore, che mirava a unificare e non a differenziare le tutele.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale, incluse precedenti pronunce delle Sezioni Unite. L’ammontare dell’assegno vitalizio vittime del dovere deve essere uguale a quello dell’analogo assegno per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. Questa conclusione è l’unica conforme al principio di razionalità ed equità sancito dall’art. 3 della Costituzione.

Escludere le vittime del dovere dall’aumento a 500 euro creerebbe una “ingiustificata disparità di trattamento”. La Corte ha inoltre osservato che il legislatore stesso ha confermato questa equiparazione in interventi successivi, come quello che ha attribuito ai figli maggiorenni delle vittime del dovere un assegno di 500 euro. Sarebbe stato irragionevole riconoscere ai figli un importo superiore a quello della vittima stessa.

Le Conclusioni

La sentenza n. 16733/2024 è di fondamentale importanza. In primo luogo, stabilisce in modo inequivocabile che l’importo dell’assegno vitalizio vittime del dovere è di 500 euro mensili. In secondo luogo, riafferma un principio cardine del nostro ordinamento: un regolamento non può contraddire o depotenziare una legge, specialmente quando ciò va a discapito dei diritti dei cittadini.

La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello di Ancona, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio. Questa decisione rappresenta una vittoria per l’equità e un giusto riconoscimento per coloro che hanno subito gravi danni nell’adempimento del proprio dovere verso la collettività.

A quanto ammonta l’assegno vitalizio mensile per le vittime del dovere secondo la Cassazione?
Secondo la sentenza, l’ammontare dell’assegno vitalizio è di 500,00 euro mensili, equiparato a quello previsto per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.

Perché un regolamento ministeriale non può fissare un importo inferiore a quello previsto dalla legge?
La Corte ha stabilito che un regolamento (fonte secondaria) non ha il potere di modificare quantitativamente un beneficio definito da una legge (fonte primaria). Il suo compito è solo quello di disciplinare le modalità di erogazione, non di ridurre l’importo, poiché ciò violerebbe la gerarchia delle fonti e creerebbe una disparità di trattamento ingiustificata.

Qual è il principio fondamentale che ha guidato la decisione della Corte?
Il principio guida è stato quello della perequazione, ossia l’intento del legislatore di estendere e parificare i benefici previsti per le vittime del terrorismo a tutte le vittime del dovere. L’estensione deve riguardare il beneficio nella sua misura più aggiornata e favorevole, già elevata a 500 euro al momento dell’entrata in vigore della legge di estensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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