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Assegno vitalizio vittime del dovere: Cassazione fa luce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19417/2025, ha stabilito che l’assegno vitalizio per le vittime del dovere deve essere equiparato a quello previsto per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, ammontando quindi a 500,00 euro mensili e non alla cifra ridotta di 258,23 euro. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva negato tale equiparazione, ribadendo che un regolamento governativo non può modificare un diritto già sancito dalla legge. Il principio di perequazione e di parità di trattamento è stato il fulcro della decisione, volta a eliminare ingiustificate disparità.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assegno Vitalizio Vittime del Dovere: La Cassazione Conferma l’Equiparazione

La Corte di Cassazione, con una recente e significativa ordinanza, ha posto un punto fermo sulla questione dell’assegno vitalizio vittime del dovere, stabilendo la piena equiparazione economica con i benefici concessi alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. Questa decisione chiarisce che l’importo mensile corretto è di 500,00 euro, respingendo l’interpretazione restrittiva che lo fissava a 258,23 euro.

I Fatti del Caso

Un cittadino, riconosciuto come vittima del dovere, aveva richiesto in tribunale l’adeguamento del suo assegno vitalizio. La sua domanda era stata respinta sia in primo grado sia dalla Corte d’Appello di Ancona. Secondo i giudici di merito, l’importo corretto era quello minore, pari a 258,23 euro, come stabilito da un decreto del Presidente della Repubblica (D.P.R. n. 243/2006). Insoddisfatto della decisione, il ricorrente ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione e falsa applicazione di diverse norme di legge.

La Decisione e l’Importo dell’Assegno Vitalizio Vittime del Dovere

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. La decisione si fonda su un principio cardine: la parità di trattamento e l’intento perequativo del legislatore. La Corte ha ribadito che la legge n. 266 del 2005 aveva esteso alle vittime del dovere i benefici già previsti per le vittime del terrorismo, incluso l’assegno vitalizio già allora fissato a 500,00 euro dalla legge n. 350 del 2003.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono chiare e si basano su precedenti consolidati, in particolare sulla sentenza a Sezioni Unite n. 7761 del 2017. I punti chiave sono i seguenti:

1. Principio di Perequazione: Il legislatore ha manifestato una chiara volontà di equiparare progressivamente le tutele per le vittime del dovere a quelle previste per le altre categorie di vittime. Qualsiasi interpretazione che crei una disparità di trattamento ingiustificata è contraria a questo spirito e al principio di razionalità e equità sancito dall’art. 3 della Costituzione.

2. Gerarchia delle Fonti: Un atto normativo secondario, come un D.P.R., non ha il potere di modificare o limitare un diritto già attribuito da una legge (fonte primaria). La legge del 2005 aveva già esteso il beneficio nella sua interezza; il successivo regolamento non poteva quindi ridurne l’importo.

3. Irrilevanza dei Limiti di Spesa: La Corte ha chiarito che i limiti di spesa previsti dalla normativa non possono annullare il diritto all’assegno. Essi operano su un piano ‘autocompensativo’: se il budget annuale si esaurisce, il pagamento dell’emolumento viene semplicemente posticipato all’anno successivo, senza che il diritto venga meno.

4. Conferma Legislativa Implicita: La Corte ha inoltre osservato che una legge successiva (n. 244 del 2007) ha previsto l’attribuzione di un assegno di 500,00 euro anche ai figli maggiorenni delle vittime del dovere, confermando implicitamente la volontà del legislatore di consolidare tale importo come riferimento per questa categoria.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza in modo definitivo la tutela per le vittime del dovere. Afferma il diritto a ricevere un assegno vitalizio di 500,00 euro, allineandolo a quello delle altre vittime di gravi eventi. Questa decisione non solo rende giustizia al singolo ricorrente, ma stabilisce un principio vincolante per tutti i casi futuri, assicurando che il sacrificio di chi ha servito lo Stato venga riconosciuto in modo equo e senza disparità. La Corte d’Appello, nel riesaminare il caso, dovrà ora attenersi a questa interpretazione, garantendo la corretta applicazione della legge.

A quanto ammonta l’assegno vitalizio per le vittime del dovere secondo la Corte di Cassazione?
Secondo la Corte di Cassazione, l’assegno vitalizio mensile per le vittime del dovere e i soggetti ad esse equiparati ammonta a 500,00 euro, lo stesso importo riconosciuto alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello aveva erroneamente applicato un importo ridotto (258,23 euro) basandosi su un regolamento (D.P.R. n. 243/2006) che non poteva limitare un diritto già sancito in misura maggiore da una legge dello Stato. Questa interpretazione creava una disparità di trattamento ingiustificata e violava il principio di perequazione.

Un decreto del Presidente della Repubblica (D.P.R.) può ridurre un beneficio economico previsto da una legge?
No, secondo quanto affermato dalla Corte, un regolamento di attuazione come un D.P.R. non ha il potere di modificare quantitativamente un emolumento già previsto da una legge (fonte di rango superiore), a meno che la legge stessa non preveda espressamente tale potere di modifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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