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Assegno vitalizio figli: Cassazione alle Sezioni Unite

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 8683/2024, ha rimesso alle Sezioni Unite la questione relativa al diritto all’assegno vitalizio per i figli maggiorenni di vittime della criminalità organizzata. Il caso riguarda il figlio di una vittima, a cui era stato negato il beneficio perché non economicamente a carico al momento del decesso. La Corte dubita della correttezza di questo requisito, alla luce delle modifiche legislative che sembrano aver esteso il beneficio a tutti i figli maggiorenni, a prescindere dalla dipendenza economica, e chiede un intervento chiarificatore per uniformare la giurisprudenza.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assegno Vitalizio Figli: La Cassazione Interroga le Sezioni Unite sul Requisito di Dipendenza Economica

L’ordinanza interlocutoria n. 8683/2024 della Corte di Cassazione segna un punto di svolta cruciale nella tutela dei familiari delle vittime della criminalità organizzata. La questione al centro del dibattito è se l’assegno vitalizio per i figli superstiti sia subordinato al requisito della dipendenza economica dal genitore defunto. Dubitando della solidità della propria precedente giurisprudenza, la Corte ha deciso di rimettere la questione alle Sezioni Unite, aprendo la strada a una possibile estensione del beneficio.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Figlio di una Vittima

Il caso nasce dal ricorso presentato dal figlio, ormai maggiorenne, di una persona riconosciuta come vittima innocente della criminalità organizzata. Il ricorrente aveva richiesto l’accesso ai benefici previsti per i familiari superstiti, in particolare l’assegno vitalizio. La sua domanda era stata respinta sia in primo grado che in appello. La motivazione principale dei giudici di merito era che il figlio non si trovava nella condizione di “vivenza a carico” del genitore al momento del decesso, un requisito ritenuto imprescindibile per il riconoscimento del diritto.

Contro questa decisione, il figlio ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata interpretazione delle norme evolutesi nel tempo, in particolare dopo le modifiche introdotte dalla legge finanziaria del 2008 (L. n. 244/2007).

La Decisione della Corte di Cassazione: Dubbi Interpretativi e Rinvio

La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, analizzando il ricorso, ha maturato profondi dubbi sulla correttezza dell’orientamento giurisprudenziale consolidato, che negava il beneficio ai figli non a carico in presenza di un coniuge superstite. La Corte ha osservato come l’evoluzione legislativa abbia progressivamente esteso e unificato i benefici previsti per le vittime del terrorismo anche a quelle della criminalità organizzata e del dovere.

Invece di emettere una sentenza definitiva, la Corte ha emesso un’ordinanza interlocutoria, con la quale ha deciso di rimettere gli atti alle Sezioni Unite Civili. Questa scelta è motivata dalla “particolare importanza” della questione, che ha notevoli ricadute economiche e sociali e richiede una pronuncia autorevole per garantire la certezza e l’uniformità del diritto.

Le Motivazioni: L’Evoluzione Normativa sull’Assegno Vitalizio per i Figli

Il cuore del ragionamento della Corte risiede nell’analisi dell’articolo 2, commi 105 e 106, della Legge n. 244/2007. Questa norma ha esteso i benefici previsti per le vittime del terrorismo (dalla L. n. 206/2004) anche alle vittime della criminalità organizzata e del dovere. La legge del 2004, come modificata nel 2007, include esplicitamente tra i beneficiari i “figli maggiorenni ancorché non conviventi”.

Secondo la Corte, questo riferimento normativo sembra avere una portata innovativa e unificante. Continuare a richiedere il requisito della “vivenza a carico”, previsto da una legge più vecchia (L. n. 466/1980), svuoterebbe di significato l’intervento del legislatore del 2007. L’intenzione del legislatore sembrava quella di ampliare la platea dei beneficiari, includendo tutti i figli maggiorenni, riconoscendo il danno subito a prescindere dalla loro autonomia economica. Mantenere una distinzione tra figli a carico e non a carico creerebbe una disparità di trattamento ingiustificata tra superstiti di vittime di diverse categorie (terrorismo vs. criminalità organizzata), un effetto contrario alla logica di unificazione perseguita dalla normativa.

Le Conclusioni: L’Attesa per il Verdetto delle Sezioni Unite

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione sospende il giudizio e passa la parola al suo massimo organo nomofilattico. Le Sezioni Unite dovranno decidere in via definitiva se l’estensione dei benefici operata nel 2007 abbia superato il requisito della dipendenza economica per i figli delle vittime della criminalità organizzata e del dovere. La decisione avrà un impatto significativo, potendo estendere un’importante misura di sostegno a una platea più ampia di familiari che hanno subito una perdita traumatica a causa della criminalità, indipendentemente dalla loro condizione economica al momento del tragico evento.

Qual è la questione principale che la Corte di Cassazione ha rimesso alle Sezioni Unite?
La questione è se la normativa attuale (in particolare la L. 244/2007) debba essere interpretata nel senso di estendere l’assegno vitalizio a tutti i figli superstiti di vittime della criminalità organizzata, anche se maggiorenni e non economicamente a carico al momento del decesso, superando così il vecchio requisito della “vivenza a carico”.

Perché la Corte dubita della necessità del requisito della “vivenza a carico” per i figli maggiorenni?
La Corte dubita di tale requisito perché le leggi più recenti, in particolare la L. 244/2007, hanno esteso alle vittime della criminalità organizzata i benefici previsti per le vittime del terrorismo, i quali includono esplicitamente i “figli maggiorenni ancorché non conviventi”. Mantenere il vecchio requisito della dipendenza economica svuoterebbe di significato questa modifica e creerebbe una disparità di trattamento.

Qual era la regola originaria per l’attribuzione dei benefici ai familiari superstiti secondo la legge n. 466 del 1980?
Secondo l’art. 6 della legge n. 466 del 1980, i benefici spettavano secondo un ordine preciso: 1) coniuge superstite e figli se a carico; 2) figli, in mancanza del coniuge o se questi non avesse diritto a pensione; 3) genitori; 4) fratelli e sorelle se conviventi a carico. Il diritto dei figli era quindi originariamente subordinato alla condizione di essere fiscalmente a carico del defunto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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