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Assegno sociale: redditi occulti e onere della prova

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una richiedente l’assegno sociale. La decisione si basa sulla mancata prova dello stato di bisogno, a fronte di elementi presuntivi che indicavano la disponibilità di redditi occulti provenienti dal coniuge, nonostante una separazione formale ritenuta fittizia. La Corte ha ribadito che l’onere di dimostrare i requisiti spetta al richiedente e che ai fini del beneficio contano i “redditi di qualsiasi natura”, inclusi quelli illeciti.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assegno Sociale: quando i Redditi Occulti del Coniuge negano il Diritto

L’assegno sociale rappresenta una fondamentale misura di sostegno per gli anziani in stato di bisogno economico. Tuttavia, l’accesso a tale beneficio è subordinato a una rigorosa verifica dei requisiti reddituali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto cruciale: la rilevanza dei redditi occulti, anche quelli del coniuge formalmente separato, e il conseguente onere della prova a carico del richiedente. La Corte ha stabilito che la disponibilità di entrate non dichiarate, desunta da presunzioni gravi, precise e concordanti, è incompatibile con lo stato di bisogno richiesto dalla legge.

I Fatti del Caso

Una signora di oltre 65 anni si era vista negare l’assegno sociale dall’ente previdenziale. Il diniego era motivato dalla presunta disponibilità di redditi occulti, riconducibili alle attività del marito, nonostante i due fossero legalmente separati.

Le indagini avevano rivelato diversi elementi sospetti:
* Una separazione consensuale che i giudici di merito hanno ritenuto fittizia, poiché il marito aveva ristabilito la propria residenza presso l’abitazione della donna e lì era stato arrestato.
* Un notevole patrimonio immobiliare (cinque unità) e mobiliare (autovetture) intestato al coniuge, sproporzionato rispetto ai redditi leciti dichiarati.
* Precedenti penali del marito per reati legati alla criminalità organizzata, che avevano portato alla confisca dei beni.

La ricorrente sosteneva la sua totale estraneità alle attività del coniuge e il suo effettivo stato di indigenza, accentuato dalla confisca dei beni. I tribunali di primo e secondo grado, tuttavia, avevano respinto le sue argomentazioni, confermando l’esistenza di fonti di guadagno illecite di cui la donna continuava a beneficiare, escludendo così il suo diritto alla prestazione assistenziale.

La Decisione della Cassazione e l’onere probatorio per l’assegno sociale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso della donna inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. I giudici hanno sottolineato un principio cardine: l’onere di dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti per ottenere l’assegno sociale grava interamente sul richiedente. Non è sufficiente una mera dichiarazione formale di assenza di reddito; è necessario provare un effettivo e concreto stato di bisogno.

Nel caso specifico, l’ente previdenziale aveva fornito elementi contrari che, attraverso presunzioni, indicavano una realtà economica diversa da quella dichiarata. La Corte ha ritenuto che il tentativo della ricorrente di contestare tali elementi fosse una richiesta di riesame dei fatti, inammissibile in sede di legittimità. La valutazione del giudice di merito sulla fittizietà della separazione e sulla disponibilità di redditi occulti era stata logica e ben motivata.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su due pilastri argomentativi principali.

In primo luogo, la nozione di reddito rilevante ai fini dell’assegno sociale. L’art. 3, comma 6, della Legge 335/1995 parla di “redditi di qualsiasi natura”. Questa espressione, secondo la Corte, ha una portata molto ampia e include non solo i redditi fiscalmente dichiarati, ma anche quelli occulti, percepiti “in nero” o derivanti da attività illecite. Di conseguenza, il giudice può basarsi su elementi presuntivi (come un elevato tenore di vita, il possesso di beni di lusso, la sproporzione tra patrimonio e redditi dichiarati) per ritenere esistenti tali entrate e, quindi, escludere lo stato di bisogno. La riconciliazione di fatto con il coniuge, da cui provenivano tali redditi, ha reso la posizione della ricorrente indifendibile.

In secondo luogo, la Corte ha respinto la doglianza relativa all’omesso esame di fatti decisivi, come la confisca dell’immobile. I giudici hanno chiarito che tali fatti erano stati presi in considerazione, ma interpretati in modo diverso dalla ricorrente. La confisca, infatti, non dimostrava lo stato di bisogno, ma al contrario rafforzava la presunzione che il patrimonio fosse di origine illecita, confermando l’esistenza di quelle fonti di reddito occulto che escludono il diritto all’assegno.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un messaggio molto chiaro: per ottenere l’assegno sociale, non basta trovarsi formalmente senza reddito. È indispensabile dimostrare un’autentica condizione di indigenza. Le autorità e i giudici hanno il potere di guardare oltre le apparenze e le dichiarazioni formali, analizzando la situazione economica complessiva del nucleo familiare, specialmente in presenza di coniugi non effettivamente e legalmente separati. La presenza di un patrimonio significativo, anche se di provenienza illecita o soggetto a confisca, può essere considerata un indice inequivocabile della disponibilità di risorse economiche passate e presenti, incompatibili con il diritto a una prestazione di solidarietà sociale.

Chi deve dimostrare di avere diritto all’assegno sociale?
Spetta all’interessato che presenta la domanda fornire la prova rigorosa di possedere tutti i requisiti richiesti dalla legge, in particolare quello reddituale che definisce lo stato di bisogno effettivo.

I redditi illeciti o non dichiarati del coniuge contano per il calcolo dell’assegno sociale?
Sì. La legge fa riferimento ai “redditi di qualsiasi natura”, includendo quindi anche le entrate occulte o derivanti da attività illecite. Se i coniugi non sono effettivamente e legalmente separati, tali redditi vengono cumulati e possono portare all’esclusione dal beneficio.

Una separazione legale è sempre sufficiente a escludere i redditi del coniuge?
No. Se emerge che la separazione è fittizia e che di fatto la convivenza è ripresa (riconciliazione), i giudici considereranno il nucleo familiare come unito. Di conseguenza, i redditi di entrambi i coniugi verranno presi in considerazione per valutare il requisito dello stato di bisogno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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