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Assegno ad personam: no aumenti durante il blocco

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9591/2025, ha stabilito che l’assegno ad personam per un militare transitato nei ruoli civili non può essere aumentato per includere emolumenti maturati solo giuridicamente durante il periodo del blocco stipendiale (2011-2014). La Corte ha chiarito che il calcolo deve basarsi sul trattamento economico effettivamente percepito al momento del transito, e non su quello astrattamente maturato, confermando la finalità di contenimento della spesa pubblica della normativa sul blocco.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assegno ad Personam e Blocco Stipendiale: la Cassazione Fa Chiarezza

L’ordinanza n. 9591/2025 della Corte di Cassazione affronta una questione cruciale per il pubblico impiego, in particolare per il personale delle Forze Armate. La controversia riguarda il calcolo dell’assegno ad personam concesso ai militari che transitano nei ruoli civili dello Stato. La domanda al centro del caso è se gli aumenti di stipendio, maturati solo sulla carta durante il cosiddetto ‘blocco stipendiale’ imposto dal 2011 al 2014, debbano essere considerati nel calcolo di tale assegno una volta terminato il blocco. La risposta della Suprema Corte è stata negativa, stabilendo un principio fondamentale basato sulla retribuzione effettivamente percepita e non su quella solo giuridicamente maturata.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla richiesta di un ex militare dell’Arma dei Carabinieri, transitato nei ruoli del personale civile del Ministero della Difesa a causa di inidoneità al servizio. Al momento del suo passaggio, al militare era stato riconosciuto un assegno ad personam per garantire che il suo nuovo stipendio non fosse inferiore a quello percepito in precedenza.

Tuttavia, durante il periodo in cui era in vigore il blocco delle retribuzioni pubbliche (introdotto dal D.L. 78/2010), il militare aveva maturato il diritto a un ‘assegno funzionale’, un emolumento legato all’anzianità di servizio. Sebbene questo diritto fosse sorto dal punto di vista giuridico, il blocco ne aveva impedito l’erogazione economica. Una volta cessato il blocco, l’ex militare ha chiesto che questo assegno funzionale venisse integrato nel calcolo del suo assegno ad personam, con conseguente aumento dello stesso. La Corte d’Appello di Milano aveva inizialmente accolto la sua richiesta, ma il Ministero della Difesa ha impugnato la decisione in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul calcolo dell’assegno ad personam

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando la decisione dei giudici di merito. I giudici supremi hanno stabilito che l’assegno ad personam deve essere calcolato sulla base del trattamento economico ‘in godimento’ al momento del transito nei ruoli civili. Questo significa che si deve considerare solo la retribuzione effettivamente percepita, e non gli incrementi maturati solo giuridicamente ma mai erogati a causa del blocco stipendiale.

La Corte ha affermato che la normativa sul blocco (in particolare l’art. 9, comma 21, del D.L. n. 78/2010) aveva lo scopo di ‘sterilizzare’ qualsiasi miglioramento economico per il periodo di vigenza, senza possibilità di recuperi successivi. Permettere un ricalcolo dell’assegno personale vanificherebbe l’intento del legislatore di contenere la spesa pubblica.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa e sistematica delle norme. Ecco i punti chiave:

1. Trattamento ‘in godimento’ vs. Trattamento ‘giuridico’: La normativa di riferimento (D.M. 18 aprile 2002) per il calcolo dell’assegno ad personam parla esplicitamente di ‘trattamento economico goduto’ all’atto del transito. La Corte sottolinea che ‘goduto’ si riferisce a ciò che è stato effettivamente incassato, non a un diritto astratto. Il trattamento economico del militare era, di fatto, quello ‘cristallizzato’ al 31 dicembre 2010.

2. Finalità del Blocco Stipendiale: La manovra legislativa del 2010 mirava a una riduzione della spesa pubblica, non a un semplice rinvio. Consentire il recupero di questi importi una volta cessato il blocco contraddirebbe la ratio della norma.

3. Conformità alla Giurisprudenza Costituzionale: La Cassazione richiama numerose sentenze della Corte Costituzionale (tra cui la n. 200 del 2018) che hanno confermato la legittimità del blocco stipendiale. La Corte Costituzionale aveva già chiarito che la ‘sterilizzazione’ degli effetti economici delle progressioni di carriera durante il blocco era una scelta legittima del legislatore, escludendo che tali progressioni potessero avere valore ai fini pensionistici o retributivi futuri.

4. Coerenza del Sistema: La Corte osserva un’incongruenza logica nella tesi del militare: non si può pretendere che un incremento retributivo sia valido per calcolare l’assegno ad personam ma non per il calcolo del trattamento pensionistico, come già stabilito dalla giurisprudenza costituzionale. Il principio deve essere applicato in modo coerente.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione chiarisce definitivamente che il periodo del blocco stipendiale ha congelato non solo gli stipendi ma anche la base di calcolo per emolumenti futuri come l’assegno ad personam. Per i dipendenti pubblici, e in particolare per il personale delle Forze Armate transitato a ruoli civili in quel periodo, questo significa che il trattamento economico di riferimento è quello effettivamente percepito al 31 dicembre 2010. Qualsiasi progressione economica o scatto di anzianità maturato solo giuridicamente tra il 2011 e il 2014 non ha rilevanza per determinare l’importo dell’assegno personale, che resta ancorato alla retribuzione reale del momento del passaggio di ruolo. La sentenza rafforza il principio secondo cui le misure di contenimento della spesa pubblica, seppur eccezionali, producono effetti stabili e non possono essere aggirate attraverso interpretazioni che ne vanificherebbero lo scopo.

Un emolumento maturato solo giuridicamente durante il blocco stipendiale può aumentare l’assegno ad personam?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’assegno ad personam si calcola sulla base del trattamento economico effettivamente ‘goduto’ (percepito) al momento del transito e non su quello maturato solo in via giuridica ma non erogato a causa del blocco.

Come si calcola l’assegno ad personam per il personale militare che transita nei ruoli civili?
Si calcola confrontando il trattamento economico percepito come militare al momento del passaggio con quello previsto per il nuovo ruolo civile. Se il primo è superiore, la differenza viene corrisposta sotto forma di assegno ad personam, che si riassorbe con futuri aumenti contrattuali.

La normativa sul blocco stipendiale ha sterilizzato permanentemente gli aumenti maturati in quel periodo?
Sì. Secondo la Corte, la normativa ha disposto la sterilizzazione dei miglioramenti economici per il triennio 2011-2013 (poi prorogato), senza possibilità di recuperi successivi. L’intento del legislatore era una riduzione della spesa e non un semplice rinvio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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