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Assegno ad personam: limiti nel pubblico impiego

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 6916/2024, ha stabilito che nel passaggio di dipendenti da un ente pubblico soppresso a un ministero, si applica la normativa speciale che garantisce la conservazione delle sole voci retributive fisse e continuative nell’assegno ad personam. Viene esclusa la conservazione dell’anzianità pregressa ai fini della progressione di carriera e l’inclusione di premi assicurativi, poiché non rientranti nel trattamento fondamentale ed accessorio garantito.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assegno ad personam: la Cassazione sui limiti nel trasferimento di dipendenti pubblici

Il trasferimento di personale tra diverse amministrazioni pubbliche, specialmente a seguito della soppressione di enti, solleva complesse questioni sulla conservazione del trattamento economico e giuridico dei lavoratori. Un elemento centrale in questi passaggi è l’assegno ad personam, strumento volto a garantire che il dipendente non subisca una diminuzione dello stipendio. Con la recente ordinanza n. 6916/2024, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui criteri per la sua determinazione, delineando i confini tra normativa generale e speciale.

I Fatti di Causa: Il Passaggio da un Ente Pubblico a un Ministero

La vicenda riguarda un gruppo di dipendenti di un Istituto per la Promozione Industriale, un ente pubblico successivamente soppresso, transitati nei ruoli di un Ministero. I lavoratori avevano richiesto in giudizio il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata nell’ente di provenienza e l’inclusione, nel loro assegno ad personam, di diverse voci retributive percepite in precedenza, tra cui indennità di funzione, quote di premi di produttività, versamenti a fondi di previdenza integrativa e premi assicurativi.

La Decisione della Corte d’Appello: Un Riconoscimento Parziale

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva parzialmente accolto le richieste dei lavoratori. Aveva riconosciuto il diritto alla conservazione dell’anzianità di servizio e aveva incluso nell’assegno personale i premi di una polizza assicurativa, ritenendoli parte della retribuzione. Tuttavia, aveva escluso altre voci come il premio di produttività e l’indennità di funzione, ritenendole non dotate dei requisiti di fissità e continuità. Contro questa decisione, sia il Ministero che i lavoratori hanno proposto ricorso in Cassazione.

L’assegno ad personam nel ricorso alla Suprema Corte

Il Ministero ha sostenuto che la Corte d’Appello avesse erroneamente applicato la norma generale sui trasferimenti di personale (art. 31 del D.Lgs. 165/2001), anziché la norma speciale prevista per quello specifico trasferimento (art. 7, comma 20, del D.L. 78/2010). Quest’ultima, secondo l’amministrazione, garantiva solo la conservazione delle voci retributive “fisse e continuative”, senza un automatico riconoscimento dell’anzianità pregressa. I lavoratori, con ricorso incidentale, hanno invece insistito per l’inclusione del premio di produttività.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Norma Speciale vs. Norma Generale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso principale del Ministero, ribaltando la decisione d’appello. I giudici hanno affermato un principio fondamentale: in presenza di una norma speciale che disciplina un determinato fenomeno successorio, questa prevale sulla disciplina generale. Nel caso di specie, la legge che ha disposto il trasferimento prevedeva una tutela specifica, limitata alla sola conservazione del trattamento retributivo fondamentale ed accessorio caratterizzato da “fissità e continuità”.

Il Principio della “Fissità e Continuità”

La Corte ha chiarito che il trattamento da salvaguardare è solo quello che retribuisce la prestazione base del dipendente, legata all’orario ordinario e alla professionalità della qualifica. Sono quindi esclusi tutti quegli emolumenti non dotati di tali caratteristiche, come i premi di polizza assicurativa, che la Corte d’Appello aveva invece incluso. Questi ultimi, pur non essendo una liberalità, non rientrano nel trattamento fondamentale e accessorio garantito dalla norma speciale.

La Questione dell’Anzianità di Servizio

Un punto cruciale della decisione riguarda l’anzianità. La Cassazione ha specificato che l’anzianità di servizio maturata presso l’ente di provenienza non può essere automaticamente fatta valere per rivendicare ricostruzioni di carriera secondo le regole del nuovo datore di lavoro. La sua conservazione è garantita solo se la sua perdita comporterebbe un peggioramento economico diretto, ma non conferisce diritti a futuri miglioramenti di carriera o economici basati sulla disciplina dell’ente di destinazione. L’ordinamento protegge i diritti già acquisiti nel patrimonio del lavoratore, non le mere aspettative.

Il Ricorso Incidentale dei Lavoratori: Inammissibile

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso incidentale dei lavoratori relativo all’inclusione del premio di produttività. Il motivo è di natura processuale: i lavoratori avevano basato la loro doglianza sulla violazione di un contratto collettivo aziendale. La Cassazione ha ribadito il principio consolidato secondo cui il suo sindacato è limitato ai contratti collettivi nazionali, mentre per quelli aziendali o integrativi la denuncia è possibile solo per vizi di motivazione o per violazione dei canoni legali di interpretazione del contratto, aspetti non correttamente sollevati nel ricorso.

Le Conclusioni: Cosa Implica questa Ordinanza per i Dipendenti Pubblici

Questa ordinanza consolida un orientamento restrittivo sulla portata dell’assegno ad personam nei passaggi di personale regolati da norme speciali. La sentenza sottolinea che la tutela del lavoratore è circoscritta a quanto esplicitamente previsto dalla legge che dispone il trasferimento. Il principio di irriducibilità della retribuzione non si estende automaticamente a tutte le voci precedentemente percepite, ma solo a quelle stabili e continuative che compongono il nucleo essenziale dello stipendio. Inoltre, viene tracciata una netta distinzione tra la conservazione del livello economico raggiunto e il diritto a utilizzare l’anzianità pregressa come base per lo sviluppo di carriera nella nuova amministrazione, limitando quest’ultimo aspetto in assenza di una specifica previsione normativa.

Nel trasferimento di dipendenti da un ente pubblico soppresso a un ministero, si applica la regola generale (art. 31 D.Lgs. 165/2001) o una norma speciale?
Si applica la norma speciale (in questo caso l’art. 7, comma 20, del d.l. n. 78/2010), la quale prevale su quella generale e disciplina in modo specifico i termini del trasferimento, inclusa la conservazione del trattamento economico.

L’anzianità di servizio maturata nell’ente di provenienza viene conservata ai fini della progressione di carriera nel nuovo ente?
No, l’anzianità pregressa non può essere fatta valere per ottenere ricostruzioni di carriera o miglioramenti economici basati sulla disciplina dell’ente di destinazione. La sua conservazione è garantita solo per evitare un peggioramento economico immediato, ma non si traduce in un diritto a futuri sviluppi di carriera.

Quali voci retributive devono essere incluse nell’assegno ad personam per garantire il mantenimento del trattamento economico?
Secondo la Corte, devono essere incluse solo le voci del trattamento retributivo fondamentale ed accessorio che siano caratterizzate da “fissità e continuità”. Sono escluse le componenti variabili o quelle che non retribuiscono la prestazione base, come i premi di polizze assicurative per morte, infortuni e malattia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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