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Assegno ad personam: cosa spetta al dipendente?

Una dipendente pubblica, trasferita da un ente soppresso a un Ministero, ha richiesto il riconoscimento dell’anzianità di servizio e l’inclusione di varie indennità nell’assegno ad personam. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 289/2024, ha stabilito che la norma speciale che regola il trasferimento prevale su quella generale. Di conseguenza, l’assegno ad personam deve includere solo le voci retributive fisse e continuative, mentre l’anzianità di servizio non costituisce un diritto assoluto e non può essere usata per rivendicare avanzamenti di carriera presso il nuovo datore di lavoro. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assegno ad Personam: la Cassazione Chiarisce i Limiti per i Dipendenti Pubblici Trasferiti

Nel complesso mondo del pubblico impiego, il trasferimento di personale tra enti diversi solleva spesso questioni delicate riguardo alla conservazione dei diritti acquisiti, in particolare la retribuzione e l’anzianità di servizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 289/2024, offre chiarimenti cruciali su come calcolare l’assegno ad personam e su quali diritti economici spettano al lavoratore trasferito. L’analisi della Corte si concentra sulla prevalenza della normativa speciale rispetto a quella generale, un principio chiave per risolvere controversie simili.

I Fatti: La Vicenda della Dipendente Trasferita

Il caso riguarda una dipendente di un Istituto per la Promozione Industriale (I.P.I.), un ente pubblico successivamente soppresso. A seguito della soppressione, la lavoratrice è stata trasferita nei ruoli di un Ministero. La dipendente ha quindi agito in giudizio per ottenere il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata presso l’ente di provenienza e l’inclusione, nel suo assegno ad personam, di diverse voci retributive accessorie: una quota del premio di produttività, contributi a un fondo di previdenza complementare e il controvalore di polizze assicurative.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla lavoratrice, applicando la disciplina generale sul trasferimento d’azienda prevista dal Codice Civile (art. 2112), richiamata dalla normativa sul pubblico impiego (art. 31 D.Lgs. 165/2001).

La Decisione della Cassazione sull’Assegno ad Personam

Il Ministero ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero sbagliato ad applicare la normativa generale anziché la disposizione speciale che regolava specificamente la soppressione dell’I.P.I. e il trasferimento del suo personale (art. 7, comma 20, del D.L. n. 78/2010).

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando la prospettiva giuridica.

La Norma Speciale Prevale su Quella Generale

Il punto centrale della decisione è che la legge speciale, emanata per governare una situazione specifica (in questo caso, il transito del personale dall’I.P.I. al Ministero), prevale sulla legge generale. La normativa specifica (D.L. 78/2010) garantiva ai dipendenti trasferiti il mantenimento del trattamento economico fondamentale ed accessorio, ma con una precisazione fondamentale: la tutela era limitata alle sole voci fisse e continuative.

Il Trattamento Economico: Solo Voci Fisse e Continuative

La Cassazione ha chiarito che, per determinare il corretto importo dell’assegno ad personam, è necessario distinguere tra le varie componenti della retribuzione. Solo quelle che hanno un carattere fisso e continuativo, cioè non legate a obiettivi specifici o a peculiarità dell’amministrazione di provenienza, ma connesse al profilo professionale e certe nell’ammontare, devono essere conservate. Le altre, come i premi di produttività variabili o i benefit occasionali, non rientrano in questa tutela.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che l’errore dei giudici di merito è stato quello di applicare una disciplina, quella del trasferimento d’azienda, pensata per contesti diversi. La soppressione di un ente pubblico e il conseguente assorbimento del personale da parte di un’amministrazione statale sono regolati da una logica differente, dettata da una norma ad hoc.

Questa norma speciale mira a bilanciare la tutela del lavoratore con le esigenze di razionalizzazione della spesa pubblica, garantendo la continuità retributiva solo per la sua componente stabile e prevedibile. Di conseguenza, il giudice di rinvio dovrà riesaminare la causa e verificare, per ciascuna delle voci economiche richieste dalla lavoratrice, se avessero natura fissa e continuativa secondo le regole vigenti presso l’ente di provenienza.

La Questione dell’Anzianità di Servizio

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda l’anzianità di servizio. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’anzianità pregressa non è un diritto assoluto che il lavoratore può far valere nei confronti del nuovo datore di lavoro per ottenere, ad esempio, ricostruzioni di carriera o progressioni economiche secondo le regole del nuovo ordinamento. La sua conservazione è garantita solo nella misura in cui serva a non peggiorare il trattamento retributivo già goduto. In altre parole, si proteggono i diritti economici già entrati nel patrimonio del lavoratore, non le mere aspettative di futuri sviluppi di carriera.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la sentenza della Cassazione stabilisce due principi fondamentali per i casi di trasferimento di personale nel pubblico impiego a seguito di soppressione di enti:
1. Prevalenza della legge speciale: La disciplina applicabile è quella specificamente prevista dalla legge che dispone il trasferimento, e non le norme generali sul trasferimento d’azienda.
2. Calcolo dell’assegno ad personam: Questo strumento di tutela retributiva deve includere unicamente le componenti dello stipendio che avevano carattere fisso e continuativo presso l’ente di provenienza.

La decisione impone quindi una verifica rigorosa della natura delle singole voci retributive. Per i lavoratori, significa che non tutti i benefit o i premi goduti in precedenza saranno automaticamente conservati. Per le amministrazioni, fornisce un criterio chiaro per il calcolo del trattamento economico da corrispondere al personale assorbito, evitando contenziosi futuri.

In caso di trasferimento di un dipendente da un ente pubblico soppresso a un Ministero, si applica la disciplina generale sul trasferimento d’azienda?
No. Secondo la Corte di Cassazione, si deve applicare la normativa speciale che ha disposto la soppressione dell’ente e il trasferimento del personale, in quanto prevale su quella generale (come l’art. 31 del D.Lgs. 165/2001 che rinvia all’art. 2112 c.c.).

Quali voci economiche devono essere incluse nell’assegno ad personam del dipendente trasferito?
Devono essere incluse solo le voci del trattamento economico fondamentale ed accessorio che hanno carattere fisso e continuativo. Non rientrano automaticamente voci variabili come premi legati a specifici obiettivi o altri benefici non certi nell’ammontare e nella corresponsione.

L’anzianità di servizio maturata presso l’ente di provenienza viene conservata in modo assoluto?
No, l’anzianità di servizio non è un diritto che il lavoratore può far valere in modo assoluto. La sua conservazione è garantita per evitare un peggioramento del trattamento retributivo già acquisito, ma non può essere utilizzata per rivendicare ricostruzioni di carriera o progressioni economiche basate sulle regole del nuovo datore di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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