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Assegno ad personam: cosa non rientra nel calcolo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14322/2024, ha stabilito che nel calcolo dell’assegno ad personam, erogato ai dipendenti pubblici in caso di passaggio ad altra amministrazione per garantire l’irriducibilità della retribuzione, non possono essere incluse le voci variabili e aleatorie come i premi di produttività. Il caso riguardava ex dipendenti di un ente soppresso transitati in un Ministero. La Corte ha chiarito che solo le componenti retributive fisse e continuative, certe sia nell’esistenza che nell’importo, concorrono a formare la base di calcolo di tale assegno, escludendo emolumenti legati al raggiungimento di obiettivi e alla performance.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assegno ad Personam: La Cassazione Esclude i Premi di Produttività dal Calcolo

L’ordinanza n. 14322/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel pubblico impiego: la composizione dell’assegno ad personam in caso di mobilità tra enti. Questo strumento, pensato per tutelare lo stipendio del dipendente, non può includere voci variabili come i premi di risultato. La pronuncia chiarisce in modo definitivo la distinzione tra retribuzione fissa e garantita e compensi accessori e incerti.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un gruppo di dipendenti di un Ente pubblico per il commercio estero, successivamente soppresso, transitati alle dipendenze di un Ministero. Nel passaggio, i lavoratori lamentavano che l’amministrazione di destinazione avesse erroneamente calcolato l’assegno ad personam destinato a mantenere invariato il loro trattamento economico. In particolare, contestavano l’esclusione di una voce denominata “trattamento migliorativo dei servizi”, un emolumento legato all’incentivazione della produttività.

Mentre il Tribunale e la Corte d’Appello avevano, in diversa misura, dato ragione ai lavoratori, le Amministrazioni hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la natura non fissa e non continuativa di tale voce retributiva.

L’Assegno ad Personam e la Controversia sul “Trattamento Migliorativo”

L’assegno ad personam è un istituto fondamentale per garantire il principio di irriducibilità della retribuzione. Quando un dipendente passa a un’altra amministrazione o a un nuovo inquadramento, questo assegno copre l’eventuale differenza negativa tra il vecchio e il nuovo stipendio. La legge, tuttavia, specifica che a essere salvaguardate sono le voci retributive “fisse e continuative”.

Il cuore del problema era stabilire se il “trattamento migliorativo dei servizi” possedesse tali caratteristiche. Le amministrazioni ricorrenti sostenevano di no, evidenziando come tale compenso fosse legato al raggiungimento di obiettivi specifici, finanziato da fondi annuali e variabile nell’importo, quindi privo della certezza necessaria per essere inglobato nell’assegno.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso delle Amministrazioni, ribaltando la decisione della Corte d’Appello. Ha stabilito che il “trattamento migliorativo dei servizi” non può essere ricompreso nella base di calcolo dell’assegno ad personam.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un’analisi rigorosa della natura dell’emolumento controverso. I giudici hanno chiarito che, per rientrare nella tutela dell’irriducibilità, una voce retributiva deve essere certa sia nell’ an (nella sua spettanza) sia nel quantum (nel suo ammontare). Il “trattamento migliorativo dei servizi”, invece, è un compenso di natura premiale, previsto dal contratto collettivo come strumento per incentivare la produttività.

Le sue caratteristiche intrinseche lo rendono aleatorio e non garantito:
1. Collegamento a Risultati: La sua erogazione è subordinata al raggiungimento di obiettivi individuali e collettivi, verificati periodicamente.
2. Dipendenza da Stanziamenti: L’ammontare complessivo dipende dai fondi stanziati annualmente, che possono variare.
3. Variabilità del Quantum: L’importo percepito da ogni dipendente è determinato da fattori mutevoli, come la valutazione della performance individuale e la presenza effettiva in servizio.

Queste caratteristiche, secondo la Corte, collocano l’emolumento tra i compensi “variabili o provvisori”, sui quali il dipendente non può fare un affidamento stabile. Di conseguenza, non possiede la natura “fissa e continuativa” richiesta dalla normativa per essere incluso nell’assegno ad personam. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e, decidendo direttamente nel merito, ha rigettato la domanda originaria dei lavoratori.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale in materia di pubblico impiego e mobilità. Stabilisce una netta linea di demarcazione tra le componenti stabili della retribuzione, che sono protette in caso di trasferimento, e quelle accessorie e premiali, che sono per loro natura legate alla performance e al contesto lavorativo specifico e non possono essere “cristallizzate” nell’assegno ad personam. La decisione offre certezza giuridica alle amministrazioni pubbliche nel calcolo degli assegni e chiarisce ai dipendenti quali elementi del loro stipendio sono effettivamente garantiti nel lungo periodo in caso di cambiamenti organizzativi.

Un premio di produttività può essere incluso nel calcolo dell’assegno ad personam in caso di passaggio tra amministrazioni pubbliche?
No. Secondo l’ordinanza, un premio di produttività come il “trattamento migliorativo dei servizi” è una voce variabile e non garantita, legata al raggiungimento di risultati. Pertanto, non possiede le caratteristiche di fissità e continuità necessarie per essere inclusa nell’assegno ad personam.

Quali sono le caratteristiche che una voce retributiva deve avere per essere considerata “fissa e continuativa”?
Una voce retributiva deve essere certa sia nella sua spettanza (an) sia nel suo ammontare (quantum). Deve trattarsi di un compenso corrisposto in misura predefinita e con regolarità, non legato a condizioni variabili come la performance individuale, il raggiungimento di obiettivi o stanziamenti di fondi annuali.

Perché il “trattamento migliorativo dei servizi” è stato considerato una voce variabile e non fissa?
È stato considerato variabile perché la sua erogazione dipende da molteplici fattori incerti: è collegato al raggiungimento di obiettivi individuali e collettivi, è subordinato allo stanziamento di un apposito fondo annuale e l’importo finale per il singolo dipendente è determinato dalla valutazione della sua performance e dalla sua effettiva presenza in servizio. Questa natura aleatoria lo esclude dalla categoria delle voci fisse e continuative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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